Torna a pubblicare con la RadiciMusic di Arezzo Ivan Francesco Ballerini, cantautore che nel breve volgere di pochissimi anni ha dato alle stampe ben 4 lavori di inediti in studio. L’ultimo, uscito lo scorso mese di marzo, si intitola “La guerra è finita”, provocazione ma anche voglia di misurarsi con significati che corrono a latere delle scontate estetiche di superficie. E la sua canzone si dirige senza sosta verso una definizione di maturità e di sintesi. Sempre presente la letteratura tra le basi dell’ispirazione e delle tante citazioni, una melodia che si spende in ricami che raramente richiamano alla mente soluzioni di cliché e già sentite. Sono dischi che sfuggono alle attenzioni del main stream… forse perché tanto chiedono all’ascolto ormai liquido e perennemente distratto.
La chitarra è il tuo centro. Lo dichiari a chiare lettere nelle tue canzoni. Hai mai pensato di spostarlo questo centro e di scrivere affidandoti ad un altro strumento? “Spostare la proprio linea d’ombra” in qualche modo…
Una bella domanda… per il momento non credo. A volte credo sia proprio la chitarra a spronare la mia scrittura.
Non so vedermi, né tantomeno esibirmi senza chitarra in braccio… senza chitarra mi sento nudo e molto, molto impacciato. Mi è capitato in alcuni contest a cui ho partecipato di ricevere questa domanda: “si esibisce con la base o dal vivo”.
Ecco assolutamente dal vivo col mio strumento. Non posso concepire un cantautore che si esibisce con le basi… ma stiamo scherzando? Poi ovviamente adoro tutti gli strumenti musicali, una sorta di malattia, li acquisterei tutti, ma ho la mia preferenza.
L’intelligenza artificiale… Eugenio Finardi in una sua nuova canzone canta e dice di volersi affidare e di sperare in lei. Tu che in passato hai denunciato il metallo e l’industrializzazione, che visione hai di questo possibile futuro artificiale?
Credo, come in tutte le cose, che possa essere un interessantissimo ausilio. Ci sto lavorando e sono uscite cose davvero molto interessanti. Ovviamente la scrittura è assolutamente la mia… Il problema è che l’I.A. una volta che tu hai scritto il testo, partorisce un brano in uno, massimo due minuti. Quindi il problema in futuro potrebbe essere una enorme produzione di cose nuove, che andrebbero a rendere ancora più difficile la vita di un autore. Per i giovani questo è senza dubbio un problema. Non per me, appassionato di letteratura, e con alle spalle migliaia di ore di ascolto di tutti i generi musicali. Voglio dire che la sensibilità, la cura letteraria di un testo, il concetto che si vuole esprimere, lo si acquisisce col tempo e con lo studio. Poi per chi abusa dell’I.A. resta lo scoglio delle performance dal vivo… dove ti devi esibire e non puoi bleffare. Io ho alle spalle centinaia di serate dal vivo, in tutte le condizioni climatiche, dal freddo siberiano al caldo tropicale. Quello che in teatro veniva chiamato l’avanspettacolo… costruirsi le ossa. Ritengo sia una cosa fondamentale, altrimenti non sei credibile. L’artista non puoi scinderlo dall’uomo che è… devono essere in simbiosi
Da questo titolo che immagino raccolga la curiosità di tutti (visto che è tutt’altro che attuale, forse fantasioso o portatore di speranze future), io invece pesco la parola guerra: per te che cosa significa? A quale immagine di vita la stai associando?
In un periodo storico dove se accendi la TV, in ogni canale, senti parlare solo di guerre, di crisi economiche… un titolo come “la guerra è finita” dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo. Anche le canzoni vogliono portare una pace interiore, portare l’ascoltatore a riassaporare le cose lentamente, senza fretta. Non si può correre all’infinito… altrimenti si rischia di perdere tutte le cose che stanno in mezzo e che solitamente sono le più belle. Per fare le cose belle ci vuole tempo, sia chiaro. Per scrivere 10 brani ci vogliono anni.
Ci sono canzoni come “Vestire di parole” o la stessa “Linea d’ombra” o ancora la title track, in cui ho l’impressione che la tua voce sia diversa, più forte e decisa, più libera… cosa mi rispondi? È solo una mia impressione…
Un bel complimento. Grazie. Nel 2019 ho subito un intervento chirurgico ad una corda vocale. La ripresa non è così immediata… poi sto suonando e cantando molto, come in uno sport bisogna essere allenati. Cantare e suonare la chitarra poi richiede un notevole sforzo fisico, bisogna avere corde vocali e dita ben allenate.
Un altro dettaglio che torna sempre e in modo sempre decisamente delicato è la donna. La sua voce… per i tuoi dischi è un contributo quasi necessario. O almeno così ci hai abituato. Ha una ragione questo? Perché non troviamo mai una voce maschile?
Duettare con Lisa Buralli è un vero piacere. Le nostre voci si compenetrano, si fondono in una maniera armoniosa, che muove il sole e le stelle. In alcuni brani ho ritenuto fondamentale il suo apporto… è una donna meravigliosa oltre che una splendida cantante.
Lo stesso vale per la collaborazione con Alberto Checcacci che oltre a essere il mio direttore artistico è un chitarrista acustico eccezionale. Con Lisa, Alberto e Nedo Baglioni abbiamo formato una squadra alla quale non potrei rinunciare.
Resto sul tema ma mi muovo con attenzione sperando di consegnarti il vero significato di questa mia visione: io trovo che la tua voce, la tua canzone, in fatto di delicatezza, sia molto “femminile”. Cosa ne pensi?
Un complimento che mi commuove. Grazie per queste tue parole… mi tocchi il cuore. Sai, in ognuno di noi c’è una componente maschile e una femminile, probabilmente nel mio caso, la componente femminile riveste un peso importante. Mi piace guardare le cose con delicatezza, specialmente adesso che sto per raggiungere i sessant’anni. Mi piace guardare il mondo cercando di immaginarlo con occhi tutti al femminile, la vita per le donne oggi deve essere molto, molto complicata. Vanno protette in tutti i modi possibili, perché il mondo di oggi vede le donne come una merce… è una cosa terribile.
Penso che se tornassimo a capire quanto è importante spostare la proprio linea d’ombra, forse anche le guerre finirebbero. Io penso che “Linea d’ombra” sia il vero punto di approdo di questo disco…
Anche a mio avviso, assieme a “tra le dita” e “vestire di parole” è uno dei brani fondamentali. Lo sto presentando in numerose rassegne e contest… e spero mi porti un po’ di fortuna, perché in questo momento della mia vita ne avrei proprio bisogno.
È un brano ispirato al racconto “la linea d’ombra di Joseph Conrad, uno dei racconti più belli della letteratura mondiale.
Non potevo scrivere una canzoncina. Anche qui ho voluto che la protagonista fosse una donna, con tutte le difficoltà che la vita le pone davanti… inchiodata ai doveri quotidiani, cerca di fronteggiare le avversità della vita e quando non vi riesce a volare, volare almeno con la fantasia. Saper lasciare andare la propria fantasia, cercando di svincolarsi dai preconcetti, da tutto ciò che ci frena… volare liberi.