Mi ritrovo con Fabrizio Emigli, cantautore di lungo corso, ultimamente tornato in bocca alla cronaca discografica per la pubblicazione del suo ultimo disco (tra inediti e riscritture) dal titolo “Faccio sul serio”. Ma non è di questo che oggi dobbiamo chiedergli…
Roma. Siamo nel cuore di Testaccio. Qui la vita sembra tornare a quella dimensione rionale tanto raccontata nei film della “dolce vita”. È una grande bellezza che corre lontana dagli sfarzi moderni, che congela il tempo e i suoi protagonisti. Pare proprio che da queste parti non arrivi il futuro con le sue macchine auto-pensanti. Pare anche che l’uomo torni nelle piazze, nelle botteghe, dentro le osterie arredate come negli anni ’70. Insomma: i rumori sono quelli del ferro e non quelli dei computer. Al civico 1 di Via Rubattino c’è un’antica stamperia fondata nel 1965 da Carlo Savelli. L’Antica Stamperia Rubattino, dove lo stesso Emigli lavorava come grafico pubblicitario… luoghi dediti un tempo ad altro mestiere e che oggi diventano piazze di incontro e sale di contaminazione. Luoghi di arte, umana, non computerizzata… anche e soprattutto luoghi di musica. C’è una rassegna che non vuole avere fine dal nome “Sopra c’è gente”, divenuta nel tempo anche marchio e bandiera di una etichetta discografica. Ma poi teatro, eventi, mostre, e tantissimo altro… Tutto questo oggi lo dobbiamo al grande lavoro portato avanti da sua figlia, Paola Savelli, e da Fabrizio Emigli, appunto, che inevitabilmente restituisce a queste sale il suono della storia sua personale, di una certa “Roma d’autore”… lui che da giovane ha militato al fianco di quel Giancarlo Cesaroni nel direttivo del leggendario Folkstudio. Lo stesso Emigli che da anni, assieme ad altre colonne portanti di questa “scuola romana dei cantautori” come Ernesto Bassignano o anche Edoardo De Angelis, sta restituendo voce alle radici storiche, alla memoria di un passato da preservare nella memoria, aprendo le porte e illuminando la scena anche al futuro e alla contemporaneità delle nuove penne. E non è un caso che in questi mesi, proprio all’Antica Stamperia Rubattino, sta andando in scena la rassegna “Stanze Polverose – in ricordo del Folkstudio” che vede anche la costante collaborazione di Luisa Loffredo. Noi saremo presenti questa sera a testimoniare il concerto del cantautore toscano Tommaso Talarico che porta sul palco il suo ultimo disco di inediti dal titolo “Canzoni d’amore per un paese in guerra” uscito per la label toscana RadiciMusic. E poi il calendario a seguire vive ancora di nomi più o meno noti… imperdibile sarà la data del prossimo 16 Maggio con Ernesto Bassignano, Grazie Di Michele, Lino Rufo, Giovanna Marinuzzi, Francis Kuipers e ospiti “storici” del Folkstudio. Uh calendario che approderà a sabato 7 giugno con un’ultima serata fatta di ospiti, canzoni e racconti sulla storia del Folkstudio, una narrazione di uomini e di arte condotta per mano dal giornalista e scrittore Enrico De Regibus.
ANTICA STAMPERIA RUBATTINO
Via Rubattino 1, Roma
SABATO 3 MAGGIO
TOMMASO TALARICO Live
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Una stamperia antica nel cuore di Testaccio… oggi la cultura è di casa. Ma prima? Da quale storia arriva tutto questo?
La “Stamperia” fu il luogo dove per almeno un ventennio svolsi attività di grafico pubblicitario. I mestieri cambiano, si ridimensionano ma il luogo, lo spazio rimane ed è stata una scelta obbligata, ovvia, naturale trasformarlo in uno spazio “culturale” (parolone , eh!) un posto dove incontrarsi, dialogare usando il linguaggio dell’Arte, della Musica, della Recitazione, delle “Belle Letture”. Abbiamo annusato l’aria che girava (io e Paola Savelli, figlia del fondatore dell’Antica Stamperia Rubattino) abbiamo raggruppato uno stuolo di anime belle (lo staff…in continua preziosa crescita) ed è stato naturale spalancare cuori e portoncino.

Prima di tutto Fabrizio Emigli lo conosciamo come cantautore. Inevitabile quindi pensare a questo luogo come luogo di cantautori? Oppure è bene che non ci si fermi a questa etichetta?
Per quanto riguarda lo spazio musicale del venerdì (Sopra c’è Gente), nato sotto l’ala protettiva della campana del Folkstudio, inevitabile la presenza dei molti amici cantautori conosciuti nell’arco dei decenni vissuti frequentando locali come, appunto, lo storico spazio inventato da Harold Bradley e Giancarlo Cesaroni. Ovvio che non abbiamo mai avuto preclusioni di nessun genere. Unico comune denominatore, laddove fosse possibile, la proposta di progetti originali, rielaborazioni e rivisitazioni totalmente creative, insomma “nessuna tribute band & o affini”!

Domanda romantica: ma esiste una qualche connessione tra il modo in cui avete arredato questo luogo e il tuo modo di fare canzoni?
Non ci avevo mai pensato… ti riferisci al “grigio” delle pareti? Di sicuro il colore scelto non è casuale; si usa, per esempio, per i musei e le mostre. La tinta neutra mette in risalto le opere esposte e… ecco, ci rifletto e molto probabilmente un nesso c’è, anche nel mio modo di scrivere canzoni (uno sfondo cromaticamente non sgargiante sul quale poggiare, appendere, esporre storie, accordi, facce, racconti, evocazioni…
E a proposito di cantautori, l’A.S.R. “custodisce” anche l’etichetta discografica che hai fondato. L’hai chiamata Sopra c’è gente. Che immagine è? C’entrerà qualcosa col fatto che per accedere al locale devo scendere sotto il piano stradale? Però se così fosse mi sarei atteso “sotto” c’è gente… un manifesto per noialtri che viviamo in superficie…
Quando il BOSS Cesaroni ci lasciò (lo stesso anno in cui morì mio padre) ci sentivamo orfani di una Storia e di uno spazio. Girovagammo per molte sere e notti alla ricerca di un luogo che potesse ospitare le nostre schitarrate e le nostre bevute artistiche. Ovunque andavamo, la richiesta prudente era: “ok, si può suonare una volta alla settimana ma, mi raccomando, fate piano perché “sopra c’è gente…….ce dormono, ce vivono, ce fanno chiude!!!”. Rubai l’avviso discreto dei gestori dei teatrini, dei PUB, degli scantinati e lo tradussi in un “concetto”: sopra di noi, sopra noi cantastorie urlatori, c’è “la gente, le persone, il pubblico e chissà quanti altri musicisti da andare a scovare e ai quali mettere a disposizione un palchetto e una manciata di ascoltatori affamati di nuove storie da ascoltare e conoscere. Partimmo!
Cantautori dicevamo: l’evento che sta vivendo in questi mesi è “Stanza polverose” che in qualche modo restituisce uno sguardo a quello che era il Folkstudio. Artisti nuovi ma anche glorie di quella storia…
Il momento era quello giusto, secondo me. Non racconto le peripezie burocratiche legate questa Rassegna (poi, come sempre accade, realizzata totalmente con le nostre forze). Mi accorgevo che il ricordo di quella stagione e, quindi, del Folkstudio svaniva col passare del tempo e col ricambio generazionale, com’è giusto e inevitabile che accada. Ci siamo fermati e abbiamo pensato, forse con una piccolissima presunzione: o lo ricordiamo noi, o lo ricordiamo noi. Non abbiamo scelta. E abbiamo buttato giù un programma di concerti, contattando amici artisti già passati sul nostro palchetto o presenti in una lista d’attesa sempre sfrigolante, e siam partiti.
Tu, Ernesto Bassignano, Lino Rufo, Luigi “Grechi” De Gregori, Edoardo De Angelis… non siete nuovi a questo desiderio di riprendere la strada percorsa da Cesaroni. Ricordo “Per chi suona la campana”, ricordo il Teatro Arciliuto, ricordo gli incontri all’Asino che Vola… in un mondo quasi totalmente proiettato verso il futuro, quanto conta per la canzone d’autore italiana avere sempre un occhio puntato con decisione verso le sue origini?
Conta proprio perché la canzone d’autore, l’Altra Musica, come la chiamava Cesaroni, ha un occhio puntato verso il futuro. Se siamo arrivati fin qua è proprio perché non pecchiamo di nostalgie inutili e, spesso, prive di senso e di qualità, ma molti di noi hanno nuove storie, nuove formule con cui raccontarle e raccontarci, sicuramente utilizzando il bagaglio musicale culturale artistico legato alla nostra STORIA, ma provando (e qualcuno riuscendoci pure) a farsi ascoltare da un pubblico che magari non sa nulla di quella antica esperienza.

Domanda provocatoria: sarà anche un modo campanilistico per conservare il ricordo e la memoria di quella che viene definita “la scuola romana dei cantautori”?
Io a una “scuola” milanese, genovese, romana non ci ho mai creduto o, almeno, non ci ho mai badato troppo. C’erano e ci sono le belle canzoni………. e quelle pessime.
E se parliamo di futuro? L’A.S.R. ha mai ospitato tracce di futuro?
Potrei anche sbagliarmi, ma alcuni “talenti” giovani mi han fatto sobbalzare proprio in virtù di una visione e di una speranza futura per la canzone e la musica. Li osservo da debita distanza e mi accorgo che molti, come me, se ne sono accorti e replicano gli stessi miei sobbalzi di stupore e gioia.
Chiudiamo da dove siamo partiti. “Siamo moltitudine” cantava CISCO. Ma oggi, siamo moltitudini comunque isolate. Questo luogo, secondo te, torna a proteggere da questa dispersione? Ha ancora senso e forza in tal senso?
L’Antica Stamperia Rubattino, la nostra proposta culturale (aridaje!!!) nasce proprio con questo intento. Sorrentinianamente “non disperderti…non disperdiamoci”. Ci stiamo provando e, credo e spero, siamo sulla buona strada.
