“10 Febbraio” giornata del Ricordo, perché non accada mai più

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Intervista agli esponenti delle associazioni che curano la memoria dei sopravvissuti.

 

Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia divisa in due senza governo divenne un tetro campo di battaglia, a sud le truppe alleate, a Nord le armate naziste e sul confine est del paese in poche ore inizio una vera e propria caccia all’uomo, al rappresentante delle istituzioni, un massacro di uomini donne e bambini. Improvvisati tribunali, che rispondevano ai partigiani dei Comitati popolari di liberazione, emisero centinaia di condanne a morte.

Tra le vittime tutti coloro che rappresentavano lo stato italiano, che indossavano una divisa o che semplicemente ne erano familiari, in un paese che da ormai vent’anni tutti vestivano una divisa per un motivo o un altro.

In quei giorni le bande armate di “ispirazione”  yougoslava passavano di casa in casa e portavano via chi era nella lista nera, una rappresaglia che divenne presto una azione di pulizia etnica come anche nel recente passato abbiamo avuto modo di vedere nei balcani, allora furono i giuliani e dalmati a farne le spese.

Le vittime furono non solo rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, oppositori politici, ma anche semplici personaggi in vista della comunità italiana e potenziali nemici del futuro Stato comunista jugoslavo che s’intendeva creare.

La maggioranza dei condannati fu gettata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita. Secondo le stime più attendibili, le vittime del 1943 nella Venezia Giulia si aggirano sulle 600-700 persone.

Chi sopravvisse a questa prima ondata di violenza fu costretto all’esodo, una massa di 350.000 persone che fuggirono da casa per trovare riparo nei campi profughi in Italia, nei quali dovettero permanere per parecchi anni.

Un lungo silenzio calo nel dopo guerra sulle violenze delle bande armate in quell’area e sul successivo trattamento dei sopravvissuti e degli esuli, sino al 2004 quando finalmente venne istituita la giornata nazionale del ricordo il 10 febbraio.

Quest’anno il 10 febbraio 2019 verrà ricordato per la partecipazione del capo dello Stato il Presidente Mattarella e per la presenza del Presidente del Consiglio Europeo Tajani alla cerimonia che si terrà presso la foiba di Basovizza.

L’Associazione Nazionale Dalmata  presente al Quirinale, come di consueto, con il suo Presidente,  Carla Isabella Elena Cace, e una delegazione del direttivo, in occasione della Celebrazione Istituzionale per il #GiornodelRicordo. “Celebrare la giornata del Ricordo – ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – significa rivivere una grande tragedia italiana, vissuta allo snodo del passaggio tra la II guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda. Un capitolo buio della storia nazionale e internazionale, che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente. A differenza di quanto afferma qualche storico negazionista”.

“Un forte discorso, quello del Presidente Mattarella – ha commentato Carla Isabella Elena Cace – contro i crescenti negazionismi, riduzionismi e giustificazionsimi. Continuiamo a fare passi avanti”.

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