Tanto tuonò che piovve!! l’Italia è in recessione tecnica.

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Gli addetti ai lavori già sapevano, molti Italiani speravano, speravano in una buona notizia da parte dell’ISTAT, ma come purtroppo già previsto anche nel quarto trimestre dell’anno scorso il Pil è risultato in calo dello 0,2%. L’istituto nazionale di statistica annuncia la recessione tecnica! Ovvero il Paese si trova in difficoltà economiche. I livelli dell’attività produttiva risultano inferiori rispetto a quelli che potrebbero essere raggiunti utilizzando completamente e in maniera efficiente tutti i fattori produttivi a disposizione. La recessione si inquadra all’interno di quello che e’ definito ‘ciclo economico’, che comprende quattro fasi: prosperità(in cui gli investimenti iniziano ad aumentare), recessione (in cui la crescita economica rallenta), depressione (in cui la crescita dell’economia ristagna), ripresa (in cui investimenti e consumi crescono rapidamente). L’Italia si trova attualmente in recessione tecnica. Perché si va in recessione?

Alcune teorie del ciclo economico considerano la recessione un fenomeno ‘endogeno’, non determinato cioè da particolari choc esterni: a ogni fase espansiva segue un periodo recessivo che preluderà a sua volta a una nuova fase di ripresa della crescita economica e così via. Le fasi di recessione possono tuttavia essere causate anche da choc ‘esogeni’, vale a dire da fattori esterni al sistema economico. Ne sono un esempio anomali incrementi dei prezzi di una materia prima (come avvenne durante la crisi petrolifera del 1972-73 per quello del petrolio) o la marcata diminuzione dei prezzi di beni dai quali dipende l’economia di un Paese di piccole dimensioni. Anche alcune decisioni di politica economica tese a evitare il surriscaldamento dell’economia di un Paese possono tuttavia creare le basi per la manifestazione di una recessione.

Inoltre questo indicatore non dà risposta su durata, gravità e effetti del rallentamento economico. Per certificare che si tratta di una recessione conclamata e non transitoria, occorre prendere in considerazione l’andamento di tutta una serie di altri indicatori: quindi, oltre al Pil, l’occupazione, il reddito di famiglie e imprese, la produzione industriale, i consumi, ma anche fattori come l’andamento demografico della popolazione. La crescita o la recessione hanno un impatto determinante sulla politica economica di uno Stato e di conseguenza sui suoi cittadini.

Il Governo giallo/verde però continua ad essere positivo e propositivo nonostante i numeri, anzi i Cinque Stelle accusano i governi precedenti di aver portato l’Italia ai risultati di oggi. L’opposizione invece, dai banchi del Parlamento, chiede al Primo Ministro Conte di riferire davanti alle Camere e poi di rassegnare le dimissioni. Chi avrà ragione?!

Speriamo dunque che questa fase di recessione non porti ad una contrazione del tasso di crescita della produzione, e ad un aumento della disoccupazione. Che sia dunque una fase di recessione tecnica e non reale.

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