L’ennesima riforma dell’Esame di Stato è arrivata e, con essa, l’ennesima delusione da parte di docenti e studenti. Nessuna sorpresa per la soppressione della Terza prova, il cosiddetto “Quizzone” su cui si vociferava da tempo; le novità riguardano la Prima e la Seconda prova e, soprattutto, quella orale.
Gli esami inizieranno con il primo scritto, quello di Italiano, pensato per poter essere somministrata su scala nazionale, per tutti gli indirizzi di studio. La tipologia A, l’Analisi del testo (in prosa e poesia), nonostante fosse la meno amata dagli studenti (se non dalle ragazze del Liceo Classico!) è stata riproposta: il ragazzo potrà scegliere fra un testo in prosa e uno in poesia e riguarderà autori della Letteratura Italiana dell’800 e del ‘900. Per quanto riguarda la tipologia B, dopo aver lavorato anni e anni per far capire ai nostri alunni come si scrivessero un saggio breve e un articolo di giornale, questi sono improvvisamente scomparsi, nonostante fossero le tipologie di prova più gettonate dagli studenti. Al loro posto è stata introdotta la stesura o l’analisi di un testo argomentativo che riguarderà 4 diversi ambiti disciplinari. Completamente eliminato il tema di ordine storico, ma che ne sarà della memoria storica nei nostri ragazzi? Infine la tipologia C: il “vecchio” tema di ordine generale, che sarà accompagnato da un documento, una frase e che riguarderà tematiche molto vicine ai giovani e non argomenti sui “massimi sistemi” come è accaduto in passato. Ma veniamo alla Seconda prova scritta: poco scontenti gli studenti del Liceo Classico, che dovranno tradurre un brano dal Latino e uno dal Greco ma, questa volta, contestualizzati; ben contenti, poi, essi potranno dare sfoggio delle loro conoscenze in entrambe le discipline con un commento ai testi. …Terrorizzati, invece, i poveri studenti del Liceo Scientifico per cui la prova si presenta sempre più difficile: ora non ci sarà solo la Matematica a non farli dormire bensì anche la cara Fisica…Ma come si dice: “Per aspera ad astra!”.
Ma sicuramente il” capolavoro” della Riforma è la prova orale. Il candidato, dopo aver esposto brevemente la propria esperienza per l’ASL (Alternanza-Scuola-Lavoro) verrà interrogato su Cittadinanza e Costituzione, fantomatica disciplina di cui tutti parlano e di cui nessuno, neanche i docenti, sanno di cosa si tratti ma, soprattutto, a chi spetti insegnarla! A questo punto l’esame diventa una sorta di Quiz a premi: lo studente dovrà scegliere una tra tre buste su cui, precedentemente, la Commissione , composta da docenti esterni ed interni alla Classe, avrà scritto tre differenti argomenti pluridisciplinari. Facendo un rapido conto, considerando che le classi sono mediamente composte da 25 ragazzi, i docenti dovranno trovare la bellezza di almeno 75 argomenti diversi, visto che sono previste altre due buste di riserva per ognuno. Ma per fortuna lo scibile umano è infinito e gli insegnanti sono abituati a dover far fronte a richieste assurde!
Insomma, i nostri studenti quest’anno non dovranno affrontare un esame di Maturità ma una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Nessuno ha immaginato il disagio che dovranno sostenere insegnanti e studenti. Sarebbe stato troppo saggio far loro terminare il quinquennio di studi come i loro colleghi dello scorso anno? In pochi mesi i ragazzi dovranno acquisire nuove metodologie e i docenti dovranno trovare le migliori strategie per sostenerli e prepararli in tempo. Invece di adeguare l’Esame di Stato alla realtà scolastica, esso è stato appesantito e reso più farraginoso. Gli insegnanti, per esempio, si domandano quando e come saranno preparati argomenti e buste per l’orale: prima della prova di ognuno, per evitare fughe di notizie? Come potranno i docenti esterni della Commissione d’Esame sapere quale possa essere l’argomento più idoneo da far discutere da studenti che nemmeno conoscono? Ovvero, per poter somministrare una prova adeguata, questi dovrebbero studiare bene le programmazioni svolte durante l’anno, vedere quali argomenti sono stati approfonditi maggiormente e trovare i punti di contatto tra le varie discipline. A questo punto, non sarebbe stato più logico lasciare la scelta del percorso, come è sempre stato fatto da anni, allo studente? Era quello il suo cavallo di battaglia, il suo biglietto da visita di fronte alla Commissione; era lì che ognuno aveva la possibilità di dimostrare la sua inventiva e il suo estro.
Purtroppo la realtà è solo e sempre una: le riforme della scuola dovrebbero essere fatte da chi è del mestiere, da chi vive nelle classi, da chi conosce i ragazzi e ama il proprio lavoro; da chi ha partecipato, come docente, agli Esami di Maturità, e non da chi pensa, senza alcuna competenza, soltanto a passare alla Storia per aver fatto la migliore/peggiore Riforma scolastica che porterà il suo nome.