La Grande Muraglia Cinese, limes del possibile

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Una delle Sette Nuove Meraviglie del Mondo Antico e dell’UNESCO, Patrimonio dell’Umanità. La Grande Muraglia Cinese appare come un ricamo che intarsia le montagne, trasforma le pendenze più aspre in dolci sinuosità rendendo il limite accessibile. L’occhio perde la via seguendola sino all’orizzonte per poi lasciare spazio alla surreale consapevolezza: quest’opera militare difensiva si estende per oltre 8.000 chilometri, più di 21.000 chilometri se considerati tutti i tratti misurati di fortificazioni collaterali. Uno dei monumenti più emblematici costruiti dall’uomo in tutto il mondo, capace di sorpassare la linea dell’orizzonte e della nostra immaginazione.

Località Badaling, a 70 chilometri da Beijing

La Grande Muraglia è la classica meta di un viaggio in Cina. A tratti turistica e affollata, in altri dismessa e difficilmente accessibile ma sempre presente negli intenti di chi desidera ammirarla, solo per una foto ricordo o per un trekking lungo qualche tratto. Visitarla è come conoscere un grande drago che serpeggia da millenni nella parte settentrionale del paese: attraversa sinuoso mondi diversi, quelli di una nazione con una natura eterogenea unica al mondo. Si snoda su e giù per le montagne seguendo anche la morfologia più estrema, attraversa deserti e praterie  dalla costa Est fino agli altopiani dell’Ovest percorrendo un totale di 21196,18 km.

La Grande Muraglia, in cinese 长城 (Chángchéng /channg-chnng/ “Lunga muraglia”), è simbolo di grandezza della storia antica della Cina e oggi come allora si rivela un’opera identitaria del paese nonché una delle meraviglie del mondo, dal 1987 inclusa nella lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.

Il muro “originario” risale a 2.300 anni fa nel periodo della dinastia Qin (221-207 a.C.), nel tempo subì numerosi cambiamenti e ristrutturazioni a discapito di innumerevoli vite umane: una macabra leggenda narra che gli scheletri degli operai morti vennero inglobati nella sua costruzione. La storia della Muraglia narra un lungo racconto, un susseguirsi di capitoli in bilico tra mito e realtà, ma sin dal principio affiora la certezza del suo scopo, la difesa del territorio dalle incursioni esterne, soprattutto mongole. Nel XII secolo le orde di Gengis Khan erano divenute una minaccia permanente. L’opera architettonica mantenne la sua funzione difensiva per i secoli a venire ma l’aspetto attuale risale alla dinastia Ming (1368- 1644), durante la quale venne attuata una monumentale opera di restauro dell’intero complesso. L’intera struttura venne rinforzata con pietre, mattoni e una merlatura alta 1.8 metri con scappatoie e feritoie e parapetti alti 1.2 metri.

Nonostante la grandiosità del progetto, questa struttura concepita come impenetrabile non si rivelò mai un’efficiente barriera difensiva contro gli invasori, come testimonia la conquista di Beijing nel 1215 da parte dell’esercito di Gengis Khan. Tuttavia, diversamente dal mancato scopo militare, si dimostrò un’eccellente via di percorrenza per il trasporto di materiale e di persone attraverso gli impervi territori montuosi, inoltre si rivelò molto efficace per le comunicazioni grazie al suo sistema di torri di segnalazione che permetteva di trasmettere rapidamente le notizie dei movimenti nemici sino alla capitale. Per rendere possibile questa operazione venivano utilizzati i segnali di fumo bruciando sterco di lupo, un chiaro indizio della fauna locale che ancora oggi vive indisturbata negli sterminati territori che la Muraglia attraversa.

A partire dalla metà del XVII secolo, il venir meno della temuta minaccia mongola fu paradossalmente l’incipit del rovinoso declino di questa opera monumentale. L’apice dell’abbandono avvenne nel ‘900 in quanto la tutela di questo patrimonio non rientrava nelle priorità di una stato votato al comunismo, che destrutturò la bellezza di questa ed altre meraviglie del paese rendendo la vita culturale cinese un arido deserto. Una perdita di valore che scalfì indelebilmente la grandezza della Muraglia assottigliandola nelle dimensioni e sfregiandola nell’identità: Mao Zedong incoraggiò i cinesi che abitavano nelle vicinanze ad utilizzarla come fonte di materiale gratuito per la costruzione di infrastrutture e di brutture edilizie in stile post sovietico.

Solo nel 1984 il successore di Mao, Deng Xiaoping, portò la sua tutela sotto la competenza dello stato. Il progetto di restauro cercò di ridarle dignità ristrutturando alcune sezioni. Tra i tanti luoghi oggi visitabili, un esempio è il suggestivo scenario che si può ammirare a Badaling, a pochi chilometri dalla Capitale. Qui si apre un percorso turistico molto gettonato con un paesaggio da cartolina che ha perso l’autenticità della storia ma che ha ricostruito la dignità della Grande Muraglia e soprattutto gli intenti di chi ama la millenaria identità di questo paese e desidera condividerla con il resto del mondo, un limes del possibile.

Immagine copertina: Grande Muraglia Cinese, Badaling, Cina.

Photo credits: Elena Bittante

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