Nursind,chiusure estive e semi-aperture invernali al San Camillo

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Dopo circa 70 giorni!! o poco più finalmente il San Camillo prova a mettere fine al forte ritardo sulle riaperture delle Unità Operative precedentemente chiuse per l’attuazione dell’oramai annuale e tristemente noto piano riduzioni estive 2018.

Quello che doveva essere un “piano” per permettere di usufruire delle ferie estive al personale Infermieristico, a causa degli organici cronicamente carenti di turnisti h24, si era rivelato nel tempo una vera e propria chiusura tout-court a scapito dell’utenza. Mentre la Chirurgia Pediatrica ha aperto la settimana scorsa (l’apertura era prevista secondo il piano per il 15 settembre) con gli infermieri della stessa Pediatria messi in precedenza a “disposizione” per sigillare le cronicità di infermieri h24, la Pneumologia (o quello che sarà) aprirà con l’aiuto del personale proveniente da “Villa San Pietro “. Siamo ovviamente solidali con i lavoratori di “Villa San Pietro” per la loro attuale difficile congiuntura lavorativa, ma a questo punto, per la semplice proprietà transitiva le domande sono d’obbligo: quando i colleghi di Villa San Pietro torneranno nella loro struttura originaria l’Unita Operativa Pneumologica chiuderà di nuovo? In caso di straordinari o ordini di servizio non rari nel nosocomio, come verrà gestito il personale privato? Quanto risparmia economicamente l’Azienda aprendo di fatto un reparto con 2/3 del personale non retribuito dal San Camillo? L’ultima nota negativa di questa storia di riaperture invernali è data dalla mancanza di informazione che ha accompagnato le riaperture tardive delle 2 (due) Unita Operative segnando cosi una grave mancanza di rispetto sia verso i lavoratori e sia verso l’utenza afferente all’Ospedale.Ma, purtroppo, il dilemma vero per i dipendenti e la cittadinanza è la gestione globale di un “piano riduzioni posti letto” che, come tutti gli anni, in estate prevede la chiusura parziale o totale di diverse Unità Operative che spesso non riaprono nei tempi e a volte anche nei modi creando di fatto difficoltà all’interno di un Pronto Soccorso già usualmente oltre il livello di guardia. Ed è ’ proprio con queste misure “spot” che si creano quelle situazioni di emergenza che nulla hanno a che fare con quella “programmazione” tanto dichiarata in più sedi.

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