La legge di Bilancio non cambia: è la sfida del governo italiano alla Ue

in ECONOMIA by

Bruxelles aveva chiesto all’Italia di rivedere il testo della manovra, di riallinearsi all’Europa ma la lettera inviata dal governo nella notte alla Commissione Europea non cambia gli obbiettivi sul deficit e sul Pil, l’Italia questa volta batte i pugni e tira dritto fa la voce grossa e spera che mamma Europa non la punisca e non la metta in castigo nel contempo però gli strizza l’occhio e accetta di ridurre il debito grazie a un piano di privatizzazioni del patrimonio immobiliare per un valore di 18 miliardi di euro.

Si tratta di un maxi piano di dismissioni del patrimonio pubblico per assicurare la discesa del rapporto debito/Pil.

Il governo dunque scommette sulle privatizzazioni, per rassicurare e assicurare a Bruxelles la volontà di mantenere il rapporto debito/Pil su una traiettoria discendente. Una scommessa dai numeri decisamente rilevanti che tradotto in cifre  ci si muove su un valore che sfiora i 30 miliardi di euro, di cui 18 miliardi nei prossimi 12 mesi.

Nel testo mandato a Bruxelles, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, annuncia anche che il governo investirà un miliardo nel 2019 per la messa in sicurezza e manutenzione di infrastrutture della rete stradale, viadotti, ponti e gallerie. “Gli interventi si legge riguarderanno opere realizzate nella stessa epoca o precedenti del Ponte Morandi”. Per contrastare il dissesto idrogeologico e per la manutenzione straordinaria della rete viaria e di collegamenti, il governo chiede l’applicazione della flessibilità per eventi eccezionali”. “Per il prossimo triennio le spese eccezionali saranno pari a circa lo 0,2% del Pil”, circa 3,6 miliardi, a seguito dei danni del maltempo.

L’inquilino di via XX settembre cerca il dialogo con l’Europa ma cerca anche di far capire che le difficoltà economiche dell’Italia non sono colpe legate esclusivamente al nostro bel paese ma anche alle istituzioni europee che non sono state in grado di prevenire il rallentamento economico che sta attanagliando il Vecchio continente “Il problema della crescita è europeo, e andrebbe affrontato insieme e non in modo separato e conflittuale. L’Europa non ci sembra consapevole della situazione e sembra incapace di adottare politiche di contrasto al rallentamento economico”, ha detto Tria, intervenendo alla presentazione del Rapporto annuale della Fondazione Nord Est, a Padova. Ma nonostante questo l’Europa tuona ed è pronta ad avviare la procedura di infrazione. Procedura che se applicata nel peggiore dei casi avremo una multa fino a 9 miliari di euro. Prima della loro attivazione l’Unione Europea dà al governo ulteriori possibilità di conformarsi ai parametri comunitari. Ogni sei mesi il Paese è tenuto a inviare report aggiornati sul bilancio. Periodicamente, inoltre, i conti statali sarebbero sottoposti al controllo dei tecnici europei. Congelamento dei fondi strutturali, finanziamenti che l’Unione Europea dà agli Stati membri per effettuare investimenti volti a favorire la crescita economica e occupazionale del Paese. L’Italia è tra i membri che ne beneficiano maggiormente, il suo congelamento comporterebbe una perdita significante per le casse italiane. L’avvio della procedura di infrazione potrebbe comportare anche l’interruzione dei prestiti concessi dalla Banca Europea degli investimenti. L’Italia potrebbe, inoltre, perdere l’accesso al programma di acquisto di titoli di Stato della Bce e l’Europa potrebbe obbligare il Paese a fornire ulteriori informazioni prima di emettere titoli di stato.

Speriamo che quanto appena detto non avvenga poiché, per fortuna, negli ultimi anni l’Italia non ha mai rispettato la regola del debito ma è sempre riuscita a sventare la procedura di infrazione perché è riuscita sempre a conformarsi agli obiettivi di medio termine fissati dai parametri europei.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*