Il teatro può salvarci, intervista al regista Giancarlo Fares

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Giancarlo Fares è attore, regista e pedagogo. Ha studiato presso l’Accademia Sharoff sotto la guida di Aldo Rendine e Luigi Durissi specializzandosi nel metodo Stanislavskij.

Ha poi proseguito i suoi studi con Anatolij Vassiliev, Eugenio Barba e Giancarlo Sepe

Per il cinema e la televisione ha partecipato alle produzioni The Young Pope di Paolo Sorrentino, Spaghetti Story di Ciro De Caro, Il compagno americano di Barbara Narni, I Cesaroni e vari cortometraggi.

Ha al suo attivo la regia di oltre 50 spettacoli teatrali rappresentati in Italia e all’estero.

È docente di Metodologia Teatrale e Recitazione, Tecniche di Comunicazione, Teatro di Narrazione e Regia Teatrale.

D – Cosa può dare il teatro ad una società come quella di oggi?

R – Il teatro è un’ arte dal vivo. Chi la pratica è un comunicatore. La società attuale ha bisogno di messaggi e modelli corretti. Siamo in un momento delicato e il teatro può aiutare a sviluppare un futuro migliore attraverso una corretta visione del passato.

D – Ho l’impressione che ci sia una differenza notevole tra il pubblico del cinema e quello del teatro. Può confermarlo?

R – Assolutamente si. Il pubblico teatrale è un pubblico che cerca una emozione diretta.

Non mediata da nessuno schermo. Diciamo che gli affezionati del teatro cercano empatia.

D – E’ scontato dire che chi fa teatro è animato da una passione che è impossibile quantificare e un pensiero comune è quello che di teatro non si vive. Possiamo smontarla questa obiezione?

R – Io vivo di teatro da 25 anni. Non sono famoso.

La mia passione è diventata un lavoro. Anche se noi del mondo dello spettacolo siamo precari per eccellenza.

D – Mi pare evidente che i teatri oggi sono più che altro locali da dare in affitto. Non c’è un lavoro di comunicazione, non c’è un lavoro di marketing  ne di promozione dell’evento e non esiste nemmeno la figura di un vero agente teatrale. Chi vuole fare uno spettacolo deve preoccuparsi anche di riempire la sala. E’ sempre stato così o un cattivo costume dell’epoca moderna?

R – È un cattivo costume di questa epoca. Troppi teatri e una miscellanea insana di professionisti ed amatoriali. Ad ognuno i propri spazi e le proprie dignità.

D – “Le bal” è uno spettacolo senza dialoghi, dove la storia e gli attori si esprimono con i balli che hanno segnato più epoche e la storia del nostro paese. Quanto è complicato realizzare una produzione del genere e portarla al successo?

R – Complicatissimo. Ma esaltante. Un lavoro di squadra con Sara Valerio che ci sta dando grandi soddisfazioni da tre anni ormai.

D – Nord, centro e sud…dove il teatro è più amato e soprattutto dove è più facile proporsi?

R – Il teatro è amato ovunque. Ma la gestione economica tra nord e sud è purtroppo molto differente.

D – Pensandoci bene mi sembra che mentre il cinema si sia, per lo più, concentrato su pochi e soliti argomenti, il teatro da veramente spettacolo e c’è tutto: dalla commedia al thriller, dal classico al musical…

R – In realtà ci sono in entrambi i casi tanti stili drammaturgici. Nei tempi moderni cinema e teatro si influenzano molto.

D – Stiamo vivendo un momento in cui chiunque è convinto di poter fare tutto e l’improvvisazione e la superficialità regnano sovrane. Accade nei mestieri, in politica…accade anche in teatro o li studi e gavetta hanno ancora un loro significato importante?

R – È fondamentale creare un albo. Ci deve essere una distinzione chiara tra professionisti e non. Il teatro Amatoriale merita rispetto ed i suoi spazi ma deve essere distinto dal professionale. I giovani che studiano per anni in una accademia non devono ritrovarsi su di un palco accanto a dei dopolavoristi che spesso accettano paghe misere o addirittura lavorano gratis perché hanno le spalle coperte. Inoltre cosi si abbassa notevolmente il livello qualitativo.

D – Sono sempre stato convinto che la cultura in generale è ciò che può salvare il mondo, o meglio annientare l’ignoranza e che il teatro sia una fucina di cultura, intrattenimento e romanticismo. Come si può fare per far uscire la gente di casa e portarla a sedere su una bella poltrona davanti ad un palcoscenico?

R – Fare belli spettacoli, pensati per le persone e non per sperimentazioni personali. Comunicare, fare spettacoli per dire qualcosa. Abbassare i prezzi. rendere il teatro accessibile a tutti. Lo Stato deve aiutare il teatro e chi investe nel teatro. Il teatro va insegnato nelle scuole.

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