Internet  E Il Mito Della Caverna

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Immaginiamo delle persone prigioniere, legate o incatenate ad una sedia; un po’ come Vittorio Alfieri. Membra, testa, collo sono bloccati; possono fissare un unico punto davanti ai loro occhi, ma non hanno di fronte un muro, bensì il monitor di un computer. Chiedo scusa a Platone e alla filosofia, ma rileggere “La Repubblica” e il mito della caverna in una chiave applicata alla realtà attuale, offre alcuni punti di riflessione. E allora continuiamo a immaginare questa scena e diamo ai nostri prigionieri una tastiera e la possibilità di interagire tra loro mediante il computer, comunicare e confrontarsi su ciò che appare sui loro schermi. Possono accedere a tutto quanto è conoscibile, e oggi sappiamo che il flusso di informazioni quotidianamente inserite in rete, è potenzialmente infinito. Ma i nostri prigionieri oltre all’impossibilità di confrontarsi con la realtà non virtuale, possono parlare solo tra di loro, e si scambiano le informazioni che sono, ovviamente quelle cui ciascuno decide di accedere. All’inizio apprezzano sempre più il confronto e si sentono gratificati da questo modo di interagire. Pian piano, sia a causa dell’eccesso di dati che giungono, sia a causa delle loro scelte, i prigionieri si focalizzano e fossilizzano però solo su alcuni dati. Ciascuno sceglie la categoria a sé più consona e sviluppa solo quei determinati argomenti, disinteressandosi via via degli altri. Quindi inizia a parlare di più solo con chi è interessato alle stesse categorie e, pian piano, diminuisce le interazioni con gli altri. Sarà quindi ogni singolo prigioniero ad aumentare determinati flussi di dati e diminuirne altri.

Ciascuno si formerà le proprie convinzioni che saranno, ovviamente, quelle dei soli dati cui decide di accedere e, logica conseguenza, inizierà a rifiutare affermazioni contrarie o discordanti; vuoi per difficoltà di comprenderle, vuoi per una sempre più marcata mancanza di confronto, ciascuno rafforzerà le proprie convinzioni. Quando il flusso di informazioni sarà difficile da seguire per l’enorme quantità di dati, specialmente se saranno diversi da quelli immagazzinati fino a quel momento e, magari, completamente diversi da quelli ricevuti fino a quel momento, i prigionieri saranno in un primo momento sconcertati; poi alcuni pian piano iniziano a valutare i nuovi dati e a confrontarsi con coloro che continuano a seguire lo stesso argomento. Qualcuno può cambiare opinione, ma altri resistono tenacemente al nuovo fino a formarsi una vera e propria corazza repellente ad ogni e qualsiasi novità. Ecco quindi che, per resistere, interiorizzano sempre più i vecchi concetti fino a farli diventare veri e propri dogma.

Ma adesso qualcosa accade e, quasi come nella versione originale, i prigionieri vengono a sapere che è possibile liberarsi dai loro lacci e catene che erano solo poggiati. Nello stesso momento giunge a tutti loro non solo il messaggio che possono muoversi anche fisicamente e interagire di persona, ma su tutti i loro schermi facciamo giungere il messaggio che da quel momento i loro computer sono ancora più potenti e possono accedere ad ancora più dati e informazioni.

Si alzeranno dalle loro postazioni? Apriranno la loro mente, oltre che i propri computer al nuovo? Saranno in grado di recepire i nuovi messaggi? Di confrontarli con quanto in loro possesso? Di valutare se le informazioni siano corrette o sbagliate, quali le migliori per loro, quali i dati inutili. C’è chi lo farà, e magari si alzerà dalla postazione, ma altri no e resisteranno. Resisteranno fino all’ultimo, magari anche a quelli che tra loro cercherebbero di liberarli, di dar loro una nuova luce e una prospettiva diversa, nella paura di perdere le loro certezze, uscire dalla comfort zone che si sono creati. Temono di essere derisi da coloro con cui avevano fino a quel momento condiviso tutto; di essere allontanati da quel gruppo; forse addirittura essere uccisi. Aloro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell’accecamento e la fatica del cambiamento per andare ad ammirare le cose descritte da chi vuole liberarli. Meglio tornare in un piccolo mondo, fatto di certezze, di relazioni sicure, di autocompiacimento dove potersi mettere in mostra e confrontare con chi condivide le stesse idee, lo stesso modo di pensare, lo stesso modo di affrontare ogni aspetto della vita.

Siamo sicuri sia tutto frutto di fantasia?

In uno strano Grande Fratello alla rovescia quelli che per Platone erano veri e propri prigionieri, oggi sembrano essere volontari che soggiacciono ad un esperimento di controllo della mente. Già in passato si registravano casi in cui qualcuno restava completamente preso e affascinato dalla televisione, rimanendo ore in stato catatonico fino al termine delle trasmissioni. Fino verso la fine degli anni settanta.Poi la TV si è evoluta, è aumentato il numero dei canali e oggi abbiamo centinaia di programmi dove poter scegliere nell’arco delle ventiquattr’ore, ma internet ha permesso di andare oltre, consentendo di poter interagire con lo schermo che non è più un semplice elemento destinato soltanto a dare immagini, informazioni e suoni, ma un alter ego con cui interagire fino a farlo diventare un doppione dell’individuo che, tramite la tastiera, lo usa solo per creare un altro se stesso che diventa un clone proiettato nella rete.

Può essere fatto in maniera positiva, quando si può prenotare un viaggio, noleggiare una macchina o ordinare un prodotto che viene dall’altra parte del mondo e di cui in passato forse neppure sospettavamo l’esistenza o avremmo pensato poterlo avere. La rete ha creato posti di lavoro non solo per gli operatori e i tecnici, ma pensiamo alla categoria degli Youtuber. Ma lo strumento informatico consente anche un utilizzo non sempre positivo. E non occorre spingersi a ricordare il cyberbullismo, i reati commessi on line, l’uso che viene fatto della rete per attività criminali o terrorismo. Basti pensare a quanti usanola rete creando false personalità per interagire, dando un’immagine di sé che non potrà andare oltre lo schermo, perché falsa e adatta solo alla realtà virtuale nella quale si muove.

Insomma il nostro non prigioniero davanti allo schermo si proietta in quella che è la seconda dimensione cui tutti noi siamo comunque destinati da quando, andando oltre i desiderata di Bill Gates, abbiamo non più un solo computer in ogni casa e viviamo ogni giorno in rete.

Non è tutto ciò voler rimpiangere tempi andati, in cui se telefonavi a qualcuno per dargli il buongiorno era una scelta voluta, mirata, apprezzata che nulla ha a che vedere con i buongiornissimi collettivi lanciati in maniera impersonale sui social e sugli strumenti di messaggistica. Si tratta di prendere atto di un cambiamento forse neppure troppo annunciato ma troppo rapido per molti aspetti, ormai inevitabile e irreversibile con cui convivere, da affrontare per non farsi travolgere.

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