Fa scalpore la notizia che la guardia costiera libica abbia finalmente preso In carico la sua area di competenza SAR come previsto dal regolamento internazionale SAR del 1979 e che prevede che ogni nazione si attivi e coordini le attività di soccorso coinvolgendo le imbarcazioni più vicine alla richiesta di soccorso, ma ogni occasione è buona per colpire il nuovo corso politico italiano.
In questo caso la Guardia costiere Libica ha richiesto in autonomia l’intervento del rimorchiatore Asso28, battente bandiera italiana e da anni operativi per le attività logistiche dell’ENI nella zona, che dopo aver imbarcato ufficiali libici si è avvicinato al luogo sella richiesta e ha soccorso 108 persone che sono state riaccompagnate in Libia, il porto più vicino nell’area SAR di competenza.
Molti gridano allo scandalo e attaccano i Ministri Salvini e Toninelli per aver “respinto” i migranti riportato in Libia, accusa senza fondamento all’analisi dei fatti.
Ne abbiamo parlato con l’avvocato Marco Valerio Verni esperto in diritto internazionale per capire meglio quali sono i contorni legali della polemica.
“Nel caso di specie, occorre verificare se il rimorchiatore italiano abbia agito sotto la direzione della Guardia Costiera libica (nel qual caso non potrebbe aversi, da parte nostra, alcuna violazione del diritto internazionale), oppure se, al contrario, vi sia stato un qualche coinvolgimento del Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Roma – ci conferma l’avvocato Verni –
“In quest’ultimo caso, in effetti, potrebbe andarsi incontro alla violazione del divieto di non refoulement, sancito dall’ art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 (“Nessuno Stato contraente potrà espellere o respingere (“refouler”) – in nessun modo – un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad una determinata categoria sociale o delle sue opinioni politiche” e dall’art. 4 del quarto Protocollo aggiuntivo alla Convenzione Europea per i Diritti Umani (CEDU), e, di riflesso, anche di altri diritti, riconosciuti da quest’ultima in capo ai rifugiati, quali, ad esempio il divieto di sottoporre a tortura e trattamenti disumani e degradanti (articolo 3 Cedu), e l’impossibilità di ricorso (articolo 13 Cedu)”
Le notizie diffuse dal ministero dell’interno confermano le note diffuse dalla Guardia Costiera Libica che indicano nei fatti di aver coordinato le operazioni di salvataggio e quindi il rimorchiatore Asso28 non rientra nelle fattispecie per la quale si identifica la bandiera dell’imbarcazione come responsabilità dell nazione di provenienza.
“Senza considerare, nel caso, altre norme, tra cui quelle riguardanti la Convenzione S.A.R. (Search and Rescue) del 1979 (come modificata, da ultimo, nel 2004) – continua l’avvocato Verni- che prevedono lo sbarco delle persone soccorse, nel più breve tempo possibile, in un luogo sicuro, ovvero in una località dove la sicurezza e la vita dei sopravvissuti non sia più minacciata, dove possano essere soddisfatti i bisogni primari (come cibo, alloggio e cure mediche) e dove possa essere organizzato il trasporto dei sopravvissuti verso una destinazione successiva o finale.
Una polemica strumentale ad uso politico per attaccare l’operato de Ministro Salvini nonostante i risultati ottenuti nei primi mesi di mandato facendo diminuire sensibilmente gli sbarchi in Italia e fatto riaprire la discussione in seno alla comunità Europea su come gestire i flussi migratori, problematica fino ad oggi lasciata in carico all’Italia.
“E’ chiaro che la soluzione, a prescindere dal caso concreto – commenta Marco Valerio Verni -debba essere innanzitutto politica, a livello internazionale e con il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti o che dovrebbero essere coinvolti (Unione Europea e Nazioni Unite tra tutti), non escludendo che si possa procedere a qualche miglioramento anche sotto il profilo giuridico.”
Il fatto che la Libia finalmente si stia riappropriando del proprio ruolo di stato nazionale con tutte le prerogative che questo implica con oneri e onori e un grande passo avanti da quando nel 2011 fu destituito il colonnello Gheddafi e il pesce collasso in una guerra civile con il rischio di cadere nel fondamentalismo islamico dell IS, pericolo ancora oggi non del tutto cessato.
Non per questo cesseranno i flussi migratori che i questi giorni assaltano il confine tra Marocco e Spgna con il conseguente pericolo di feriti e morti negli scontri con le polizie dei due stati.