Iran, a rischio 30 miliardi di euro. L’Italia sia protagonista del Mediterraneo

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Il presidente statuninense Trump ha rifiutato l’accordo sul nucleare precedentemente raggiunto da Obama e dall’Europa e ha messo in crisi numerose aziende. Si è immediatamente stretto l’asse Berlino – Parigi – Londra contro gli Stati Uniti D’America e come al solito l’Italia sta a guardare. Però sono a rischio numerosi investimenti “tricolori” avviati in Iran. Non solo petrolio, ma anche meccanica, engineering, componentistica e infrastrutture.

Sono alcuni dei principali settori di investimento e scambio che le imprese italiane hanno con l’Iran. Un rapporto sicuramente non facile, fra sanzioni e tensioni interne al paese, che potrebbe ulteriormente complicarsi con le ricadute della sfida in atto fra Washington e Tehran. Alla quale guardano, col fiato sospeso, le aziende italiane ed europee.

Il settore economicamente piu’ rilevante e’ ovviamente quello del petrolio con l’Eni. Tra gli altri settori di sicuro interesse spiccano le autostrade, l’alta velocità, l’ambiente, le rinnovabili, la meccanica, i materiali edili, l’automotive, il medicale, ma anche elicotteri, navi, servizi finanziari, gioielleria, pelletteria, food. Un occhio particolare è riservato anche alle infrastrutture, comparto di eccellenza italiana e in grande sviluppo in Iran. Fino a oggi l’interscambio tra i due Paesi per i primi 9 mesi 2017 ha abbondantemente superato i 3 miliardi. Numerosi e prestigiosi peraltro i marchi coinvolti tra cui si annoverano Fs, Ansaldo, Danieli, Fata, Maire Tecnimont, Immergas.

Ora che accade? Gli ordini sono in corso e le commesse avviate, addirittura alcuni pagamenti già anticipati. Trump non può giocare sulla pelle delle  Pmi e delle multinazionali europee sono a rischio migliaia di posti di lavoro e una chiusura del doppio binario economico tra Italia e Iran rischia di “congelare” 30 miliardi di euro di business.

Serve nell’immediato un governo forte e un ministro degli Esteri autorevole. Nel medio periodo l’Italia deve necessariamente costruire un tavolo per il Mediterraneo ed essere protagonista tutelando i propri interessi.

 

Fabrizio Santori

Portavoce Difendiamo l’Italia

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