La cultura che (non) ti aspetti

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Simone Conti - page 2

Simone Conti has 24 articles published.

La violenza dei nonviolenti

in ATTUALITA' by

Più di un mese è ormai passato dal 25 maggio 2020, data nella quale un poliziotto criminale, Derek Chauvin, ha tolto la vita a George Floyd. Tempo che ha consentito, come è giusto che sia, di riflettere sulle circostanze della sua morte, e condannare l’assassino che ha commesso l’atrocità.

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La minorità del pensiero unico

in SOCIETA' by

“Per ciascun essere umano singolarmente preso è dunque difficile liberarsi da una minorità divenutagli quasi natura. È giunto perfino ad amarla, e di fatto è effettivamente incapace di servirsi della propria intelligenza, non essendogli mai stato consentito di metterla alla prova. Precetti e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale, o piuttosto di un abuso, delle sue disposizioni naturali, sono i ceppi di una permanente minorità”.

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The bUtterfly effectS

in ATTUALITA' by

Difficile trovare le parole giuste in questi casi. Difficile comprendere i motivi che possono spingere una persona ad ucciderne un’altra, nello stesso modo in cui si pone fine all’esistenza di un insetto.

E’ noto a tutti il triste epilogo di George Floyd, cittadino afroamericano di 46 anni, ucciso il 25 maggio 2020 da un agente di polizia -Derek Chauvin- nella città di Minneapolis. Le immagini del terribile episodio, riprese da alcuni passanti, hanno fatto il giro del mondo.

Il tutto nasce da un pagamento effettuato del quarantaseienne con una banconota falsa: all’arrivo delle forze dell’ordine nella tabaccheria, l’uomo viene immobilizzato dagli agenti, con Chauvin che si posiziona con il ginocchio sul collo della vittima. Floyd morirà dopo ben 8 minuti di agonia, nonostante questi abbia dichiarato più volte di non riuscire a respirare. L’autopsia ufficiale e l’autopsia richiesta dal fratello della vittima, concordano sul fatto che si tratti di omicidio, e nel secondo caso, la causa della morte è senza alcun dubbio l’asfissia da compressione sul collo e sulla schiena, come riportato da tutte le testate mondiali.

Siamo di fronte all’ennesimo omicidio da parte di un membro della polizia statunitense ai danni di un uomo di colore. Hashtags come #IcantBreathe (le ultime parole della vittima) e #JusticeforGeorgeFloyd, hanno riempito tutti i social media del globo a difesa di George Floyd e della Comunità Nera mondiale.

Da giorni gruppi estremisti di ogni fazione politica si scontrano con la polizia in ogni parte della nazione: attacchi mirati, edifici ed auto in fiamme e reazione violenta delle forze dell’ordine, con il presidente Trump costretto a rifugiarsi nel bunker sotterraneo della Casa Bianca.

Come detto in precedenza, purtroppo, Floyd non è la prima vittima delle forze dell’ordine americane e non possiamo isolare gli Stati Uniti ad unica nazione macchiatasi di questi delitti atroci -si pensi al caso Cucchi-. Grazie alle testimonianze e alle riprese video effettuate da alcuni passanti, il principale assassino e tutti i suoi colleghi -che nelle riprese partecipavano alla compressione corporea o assistevano senza intervenire- sono stati arrestati.

Il caso è ovviamente stato strumentalizzato da tutto il mondo politico, a causa delle imminenti elezioni presidenziali che si terranno nel novembre di quest’anno: la situazione è paradossale (per molti, ma non per chi condanna la politica presa nel suo insieme), dal momento che, sebbene gli USA siano in mano ad un presidente conservatore come Donald Trump, lo Stato del Minnesota è governato da Tim Walz, democratico.

Ma il silenzio mediatico italiano di questi giorni è stato assordante, rispetto al caos che, almeno in parte, ci è stato restituito dai media non istituzionali: noi crediamo che se il parlare è un atto volontario, il tacere lo è ancora di più. E allora proviamo a capire il motivo di questo silenzio.

In questi giorni si sono succedute varie manifestazioni, con una data chiave, quella del 30 maggio.

Sì, perché quel sabato, oltre all’indegna figura dell’ometto coi baffi a Milano, abbiamo assistito a molteplici manifestazioni a Roma: si sono riunite le “Mascherine tricolori”, indegnamente fatte passare per un gruppo di estremisti di destra, quando in realtà queste persone sono perlopiù piccoli commercianti ridotti alla fame dalle politiche scellerate di questo periodo.

Ma si sono riuniti anche altri cortei autonomi, che la polizia ha provveduto a tenere ben separati da quello delle mascherine a Montecitorio, e sempre a Montecitorio si sono radunati il 27 maggio i medici specializzandi; ma a protestare in varie città italiane sono stati anche gli avvocati, le maestre d’asilo ed i lavoratori del turismo (solo per citarne alcuni).

E così, se in un paese come l’Italia che da più di 70 anni segue pedissequamente gli USA non vengono date determinate notizie, non stupiamoci. Lorenz ci spiega che un battito delle ali di un gabbiano è sufficiente ad alterare il corso del clima per sempre: figuriamoci una rivolta sociale come quella americana di questi giorni.

Scegli la vita

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Trainspotting è un film del 1997, diretto da Danny Boyle e tratto dal romanzo omonimo di Irvine Welsh. È la storia di cinque amici, Mark, Begbie, Sick Boy, Tommy e Spud, alle prese con una vita difficile, fatta di droga, alcool e risse causate dall’attaccabrighe Begbie, il tutto ambientato ad Edimburgo, in Scozia, patria dei “più disgraziati, miserabili, servili, patetici avanzi che siano mai stati cacati nella civiltà” (così gli scozzesi nella definizione del patriottico Mark).

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Totalitarismo mediatico

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Con i venti che si cominciano a placare (se ne facciano una ragione Burioni e compagnia, i quali hanno detenuto il potere in questo periodo, ed ora vivono il momento peggiore, quello del distacco da esso) si può provare a fare un resoconto del modo in cui i media ci hanno comunicato le tante, e spesso tragiche, notizie del periodo alle spalle.

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L’oblio dei “professionisti dell’informazione”

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In giorni di confusione ed accecamento mediatico, vi proponiamo il caso di Bing Liu, ingurgitato e presto digerito dai media, senza (a nostro avviso) un accurato approfondimento. Keep Reading

Quarantena-bis

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Abbiamo letto con ironia, e, non lo nascondiamo, con una vena di dispiacere quanto avvenuto il 9 maggio sui social e quanto dichiarato da vari membri delle istituzioni: il ricordo di Peppino Impastato, infatti, ha paradossalmente insabbiato quello che in Italia sta avvenendo ormai da giorni. La scarcerazione di membri di organizzazioni mafiose e boss mafiosi, alcuni dei quali si trovavano addirittura in regime di 41-bis. Keep Reading

Fase zero

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Quello che sta accadendo, da due mesi a questa parte, ha dell’assurdo. E non è l’assurdo denunciato dal complottismo becero, di articoli e post che (purtroppo) vengono scritti tutti i giorni, su vaccini che fanno venire l’autismo e massonerie varie. Questo genere di argomenti a nostro avviso è rivoltante, perché getta cattiva luce su chi, razionalmente, porta avanti una critica su dati e fatti. Keep Reading

Simone Conti
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