Con un impianto serrato e documentato, Di Ruberto va oltre la semplice ricostruzione dei fatti del 1978, scegliendo piuttosto di “scoperchiare” – come suggerisce il titolo – decenni di ambiguità, omissioni e verità rimosse. Dalle sentenze ai documenti desecretati, dalle audizioni processuali ai report parlamentari, il saggio si immerge negli snodi più oscuri del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro, restituendo al lettore un mosaico inquietante e sorprendentemente attuale.
Tra gli elementi più significativi del libro troviamo: documenti inediti e testimonianze dirette, come quelle del Maresciallo Angelo Incandela e della madre della moglie del generale Dalla Chiesa; fotografie e materiali desecretati; note di magistrati consulenti della Commissione Moro 2 e trascrizioni dalle relazioni finali di diverse commissioni parlamentari, in particolare quella Antimafia conclusasi nel gennaio 2023.
L’autore mette in luce un possibile ruolo di ambienti istituzionali italiani e stranieri nel caso Moro, svelando il coinvolgimento diretto o indiretto di apparati statali, servizi deviati e soggetti esterni alle BR. Il libro insiste sul fatto che le Brigate Rosse non abbiano agito in completa autonomia: dove non hanno potuto decidere, spesso hanno subìto o concordato interventi esterni. Viene inoltre attribuito a una specifica “colonna genovese” delle BR il ruolo centrale nell’omicidio, con tanto di indicazione del responsabile materiale.
Il testo non si ferma al caso Moro: ricostruisce anche l’intreccio con altre morti misteriose, collegate alla vicenda per prossimità istituzionale o investigativa – dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a Tony Chichiarelli, da Suor Teresilla Barillà al colonnello Varisco – tutti personaggi su cui Di Ruberto solleva interrogativi inquietanti.
Particolarmente delicata e approfondita è la parte dedicata al Vaticano, con un focus sulla figura di Paolo VI. Papa Montini, impegnato in prima linea nella trattativa per la liberazione di Moro, sarebbe stato ostacolato dall’interno delle stesse mura vaticane. È un capitolo che apre a riflessioni dure sul ruolo della Chiesa e sulle dinamiche del potere internazionale in una vicenda che non smette di dividere e interrogare.
Con rigore ma anche passione civile, Di Ruberto si unisce idealmente all’appello di Tina Anselmi, che nel libro viene citata: “Non c’è di peggio, in democrazia, che gettare il ridicolo sulla ricerca di verità e di coerenza.”
I coperchi del diavolo è una lettura che scuote e coinvolge, e che invita a non smettere mai di interrogarsi su uno dei momenti più bui e ancora irrisolti della nostra storia repubblicana.