Roma è una città che vive di contrasti, una metropoli che custodisce gelosamente la propria storia pur convivendo con la modernità. Questo spirito eterno è stato catturato da Augusto De Luca nel suo libro fotografico “Roma Nostra”, un progetto nato negli anni ’90 e divenuto oggi una preziosa testimonianza visiva della capitale italiana. In una recente intervista realizzata da BookReporter, De Luca ha condiviso i dettagli di quest’opera unica, tra aneddoti personali e riflessioni artistiche.
Un’idea nata tra le strade di Roma
L’idea per Roma Nostra è nata mentre De Luca viveva a Roma, attorno al 1995. Fu l’editore Gangemi a proporgli di creare una serie di libri dedicati alle città attraversate dal treno ad alta velocità. “Io iniziai con Roma perché abitavo lì,” ha spiegato De Luca. Questo gli permise di esplorare la città in profondità, scegliendo con cura i momenti in cui la luce naturale esaltava i dettagli architettonici. “Giravo la città in orari diversi in modo da gestirmi la luce… creando ombre e dando risalto a fregi e monumenti,” ha raccontato.
Il coinvolgimento di icone romane
Un elemento distintivo di Roma Nostra è la partecipazione di alcuni tra i più grandi personaggi della cultura romana. Grazie al supporto dell’editore e del Circolo Montecitorio, De Luca riuscì a coinvolgere figure del calibro di Alberto Sordi, Paolo Portoghesi, Ennio Morricone e Monica Vitti. Ogni artista ha contribuito con un pensiero o un’opera, come ha raccontato lo stesso De Luca: “Valentino mi regalò un disegno di un abito con un ponte romano, mentre Luigi Magni, il regista, mi fece uno schizzo bellissimo.” Questa collezione di contributi personali ha reso il libro ancora più prezioso, arricchendolo di una dimensione intima e unica.
Il metodo e lo stile di De Luca
La fotografia di De Luca non cerca semplicemente di documentare; vuole catturare “le rughe” della città, il suo vissuto. “Quando fotografo le città, cerco sempre le rughe di quella città, il vissuto… cerco di realizzare delle fotografie sospese nel tempo,” ha detto De Luca, descrivendo la sua ricerca di un’estetica senza tempo. Per ottenere questo effetto, De Luca adottò uno stile molto particolare: utilizzava una mascherina nella macchina fotografica per creare una prospettiva rettangolare, che poi seppiava per dare un effetto ottocentesco. “Ho cercato di eliminare tutti gli elementi che potessero datare le foto, come persone o automobili,” ha spiegato. Così facendo, le sue immagini appaiono sospese, come se il tempo stesso si fosse fermato a Roma.
Il valore della musica e l’incontro con Morricone
Un altro aspetto affascinante del processo creativo di De Luca è l’uso della musica. Mentre fotografava Roma, De Luca si immergeva nella musica di Mozart per isolarsi dai rumori della città. Ha raccontato che, durante la mostra a Palazzo Braschi, il Requiem di Mozart accompagnava i visitatori, ricreando l’atmosfera che lui stesso aveva vissuto nel realizzare quelle immagini.
Tra i momenti più significativi del progetto, De Luca ha ricordato il suo incontro con Ennio Morricone, che contribuì con uno scritto per il libro. “Morricone, quando vide le mie foto, disse: ‘Le tue fotografie hanno un ritmo compositivo musicale che appartiene a chi è sensibile all’armonia dei suoni.’” Questo riconoscimento da parte di uno dei più grandi compositori italiani lo colpì profondamente, riconoscendo nella propria arte quella stessa armonia che lui, un tempo musicista, ricercava nelle note.
Un tributo eterno alla città eterna
Augusto De Luca ha spiegato che, anche a distanza di anni, ritrarrebbe Roma allo stesso modo, concentrandosi su quei “monumenti fondanti” che rendono la città eterna. Con Roma Nostra, ha creato un ritratto senza tempo di una città che ha sempre il potere di emozionare. Grazie alla sua sensibilità artistica e alla collaborazione con alcune delle personalità più iconiche della cultura italiana, questo progetto rappresenta una dichiarazione d’amore verso Roma, una città che vive per sempre attraverso le sue immagini.