La Fiera della Microeditoria nasce con l’obiettivo di dare voce e visibilità ai piccoli e piccolissimi editori, in un panorama editoriale dove queste realtà spesso rischiano di restare nell’ombra. Negli anni, la fiera ha saputo adattarsi e crescere, mantenendo il suo impegno verso l’indipendenza e la qualità editoriale, pur integrando nuove tendenze e forme di comunicazione. Non è solo una rassegna: è un punto d’incontro tra editori, lettori e operatori culturali, un laboratorio di idee e un’occasione per riflettere sul ruolo dell’editoria indipendente in un mondo sempre più dominato dai grandi colossi del settore.
Con il Premio Microeditoria di Qualità e una serie di iniziative mirate, la fiera ha consolidato il suo legame con il territorio e le reti culturali, coinvolgendo biblioteche e istituzioni locali per valorizzare il lavoro degli editori. A questa edizione, i visitatori possono aspettarsi un programma ricco e variegato, con ospiti di spicco e attività per tutte le età. Non mancano inoltre le novità in ambito digitale, segno di una manifestazione che, pur mantenendo le radici nella tradizione editoriale, abbraccia le sfide del presente.
La Fiera della Microeditoria si presenta così come una piattaforma culturale dinamica, che non si limita a ospitare eventi ma ambisce a essere un “facilitatore culturale” capace di stimolare il dialogo tra editori indipendenti e il pubblico, esplorando i nuovi linguaggi e formati della comunicazione editoriale. Ne parliamo con la direttrice dell’organizzazione Daniela Mena.
Quali sono gli obiettivi principali della Fiera della Microeditoria e come è cambiata nel corso degli anni?
La Microeditoria nasce per dare visibilità ai piccoli e piccolissimi editori, in un momento storico in cui le manifestazioni dedicate alla piccola editoria erano pochissime e non esisteva di fatto la vetrina di
internet. Con il passare del tempo si sono moltiplicate le occasioni di visibilità, ma la Rassegna della microeditoria ha sempre cercato di mettere al centro gli editori indipendenti e il loro lavoro. Questo
anche con progetti e partnership, come il Premio Microeditoria di qualità, che coinvolge anche la rete bibliotecaria, per far conoscere in maniera ancora maggiore gli editori e la qualità del loro lavoro con un marchio di qualità. In tutto questo si innestano poi, di edizione in edizione, novità o agganci alla cronaca che rendono la rassegna un ulteriore strumento di conoscenza e consapevolezza.
Cosa possono aspettarsi i visitatori in termini di eventi e attività durante questa edizione della Fiera? Ci saranno presentazioni particolarmente attese?
Il programma è particolarmente ricco, e come annunciato durante le due conferenze stampa, vede conferme e novità, ecco alcuni nomi: Piero Dorfles, Daniel Lumera, Damiano Tommasi, Antonio Gnoli, Francesco Permunian, Bruno Bozzetto, Ernesto Preziosi, Alessandro Milan, Omar Pedrini, Tommaso Giartosio, Paolo Di Paolo, Giorgio Cordini, Alex Corlazzoli, Stefano Mancuso, Vittorio Sun Qun, Erion Velaj, Pietro Gibellini, Angelo Piero Cappello, Silvano Agosti, Edith Bruck, Antonella Di Bartolo, Andrea Salerno, Simone Tempia, Padre Enzo Bianchi. Da segnalare la poliedricità dell’offerta. C’è tutto un settore dedicato ai bambini e ragazzi, oltre che una sezione dedicata alla cultura digitale. Tra le caratteristiche della Microeditoria, vi è pure il coinvolgimento attivo del territorio, in particolare del Comune di Chiari che apre le porte dei suoi musei e tesori nascosti.
Quali sono le sfide principali che avete incontrato nell’organizzazione della Fiera e come siete riusciti a superarle?
Tra le sfide sicuramente quella di dare spazio e voce ai piccoli editori. Negli anni la Microeditoria è stata anche luogo di incontro e confronto tra gli editori, il mondo editoriale e le altre realtà culturali e sociali. un aspetto non secondario e che spesso viene trascurato. Non siamo solo un contenitore o peggio, un “eventificio”. Ci riteniamo, in un certo senso, dei facilitatori culturali.
In che modo la Fiera si rapporta alle nuove tecnologie digitali e all’evoluzione dell’editoria verso formati come l’e-book o l’audiolibro?
C’è tutta una sezione dedicata alla cultura digitale come anticipato poco fa, che si è occupata anche di podcast, di creazione di contenuti digitali e tanto altro ancora. Proprio nella scorsa edizione facemmo un percorso ad hoc dedicato ai book influnecer. Fu una bella occasione di confronto e scoperta, al di là dei soliti pregiudizi, spesso elitari e poco produttivi.