Con Bebelplatz, Fabio Stassi, pubblicato da Sellerio, ci accompagna in un toccante e incisivo viaggio nella memoria dei roghi di libri e nella riflessione sul ruolo della cultura in tempi di guerra. Il titolo prende ispirazione dalla piazza nel cuore di Berlino dove, il 10 maggio 1933, migliaia di libri furono bruciati in uno dei momenti più bui della storia europea. In quella notte, Joseph Goebbels proclamò: “L’uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo di carattere”. Da quel momento, un simbolico odore di benzina e cenere si sarebbe diffuso in tutto il continente.
Stassi intreccia due momenti storici: da un lato, il terribile atto del rogo dei libri nel 1933 e, dall’altro, la contemporanea invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, cui si aggiunge il conflitto che devasterà Gaza di lì a poco. Questo confronto tra passato e presente invita il lettore a riflettere su come la guerra e la censura continuino a segnare profondamente il corso della storia, con la cultura e il sapere sempre a rischio di essere soffocati.
Durante un tour negli istituti di cultura italiani, da Amburgo a Monaco, l’autore ripercorre le piazze in cui avvennero i Bücherverbrennungen, i roghi di libri, e risale la memoria storica di quei momenti di distruzione del sapere. Stassi esplora la natura dell’istinto di sopraffazione degli esseri umani e riflette sull’importanza della cultura come resistenza alle guerre e alle dittature. Studia mappe, resoconti, e compone un piccolo atlante della letteratura “dannosa e indesiderata”, identificando cinque scrittori italiani perseguitati dai nazisti: Pietro Aretino, Giuseppe Antonio Borgese, Emilio Salgari, Ignazio Silone e Maria Volpi. Ognuno di loro, con le proprie opere, rappresentava una minaccia per il regime.
In Bebelplatz, Stassi non si limita a raccontare la storia, ma ne fa una difesa appassionata della letteratura e di tutto ciò che trasgredisce le norme imposte dal potere. Con un intreccio di riferimenti letterari che spaziano da Ovidio a Cervantes, da Hannah Arendt a Elias Canetti, il libro diventa un invito alla ribellione attraverso la lettura, perché, come sostiene l’autore, ogni lettore rappresenta una minaccia per il potere.
L’introduzione di Alberto Manguel arricchisce ulteriormente l’opera, sottolineando l’importanza delle parole e del pensiero in ogni momento storico: “Da qualche parte nel mondo una mente sta ideando parole da tracciare con la mano e da decifrare con gli occhi in mezzo al fumo e alle ceneri”.
Bebelplatz è un’opera che richiama l’attenzione sull’importanza della memoria e della cultura come strumenti di resistenza e libertà. Un libro che invita a riflettere, con una prosa ricca di corrispondenze storiche e letterarie, sulla perenne lotta tra il sapere e l’oscurantismo.