Bookreporter ha intervistato Raffaella Stacciarini, una delle menti dietro il Festival della Comunicazione Onde, per approfondire insieme a lei la genesi e gli obiettivi di questa nuova iniziativa. Nato dalla convinzione che l’informazione sia il pilastro della democrazia, il festival mira a esplorare come i metodi di informazione influenzino la nostra percezione del mondo contemporaneo. Con un focus su tre aree tematiche cruciali – Esteri, Giustizia e Cultura – Onde si propone di creare un dialogo tra chi produce informazione e chi la riceve, offrendo un weekend di riflessione e dibattito. Scopriamo insieme le sfide affrontate nell’organizzazione e le aspettative per questa prima edizione.
Come nasce il Festival dell’Informazione ONDE e quali obiettivi sperate di raggiungere con questa prima edizione?
L’idea di Onde nasce alla fine dello scorso anno da un gruppo di amici e colleghi riuniti attorno a un tavolo e da sempre convinti che l’informazione sia il bene fondamentale della democrazia. L’obiettivo centrale è quello di provare ad analizzare, in un weekend immersivo, come i modi dell’informare e dell’informarsi plasmino l’atteggiamento culturale rispetto alla contemporaneità. Obiettivo non meno importante, tentare di instaurare un dialogo tra chi, per professione, dà l’informazione (i giornali, soprattutto) e chi la riceve (qualsiasi cittadino).
Il festival è suddiviso in tre aree tematiche: Esteri, Giustizia e Cultura. Come avete scelto questi temi e perché li ritenete fondamentali per comprendere la contemporaneità?
Onde si apre venerdì 27 settembre con “Cronache dal mondo” perché gli Esteri, in un mondo così globalizzato, diventano una finestra privilegiata e necessaria per leggere ciò che ci circonda, come viene raccontato e quanto il modo in cui viene raccontato incida sulle nostre credenze e sul nostro bagaglio informativo. La Giustizia abita – oggi più che mai, e il più delle volte in modo voyeuristico o manettaro – giornali e tv: crea spesso mostri e li sbatte in prima pagina, contribuendo a distorcere un certo modo distorto di fare informazione e, di riflesso, di recepirla. La Cultura gioca un ruolo prezioso nel settore dell’informazione, anche qui sia per chi la produce che per chi la fruisce, nonostante venga talvolta demansionata da certa stampa a un più innocuo ruolo ancillare.
Quali sono le sfide principali che avete affrontato nell’organizzazione di un evento di questa portata e come le avete superate?
Le prime due grandi sfide erano rappresentate innanzitutto dalla struttura della rassegna e dalla selezione degli ospiti: volevamo creare un festival organico nel quale voci autorevoli avessero spazio e libertà di affrontare, da diverse provenienze e punti di vista, queste tre grandi aree tematiche. La risorsa più importante è stata senza dubbio l’eterogeneità della direzione artistica, i cui componenti lavorano da anni a stretto contatto con gli esteri, con la giustizia e con la cultura.
Cosa sperate che i partecipanti portino a casa dopo aver partecipato a ONDE?
Sicuramente non granitiche certezze, bensì spinte energiche al dubbio, al dibattito e alla riflessione, che poi sono le anime imprescindibili di una informazione in buono stato di salute.
Chi sono gli ospiti di questa prima edizione?
Per gli Esteri Cristiano Tinazzi, freelance in aree di guerra, Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, Gabriella Colarusso di Repubblica e Micol Flammini del Foglio; la Giustizia in Italia sarà raccontata da Andrea Fabozzi, direttore del Manifesto, il penalista Lorenzo Zinetti, Mario DI Vito del Manifesto, Gaia Caneschi, ricercatrice di diritto penale all’UNIMI, Lorenzo Cameli e Francesco D’Errico, rispettivamente vicepresidente e presidente di Extrema Ratio; domenica, giornata conclusiva dedicata alla cultura, sarà la volta di Loredana Lipperini, nota scrittrice marchigiana e conduttrice di Fahrenheit su Radio3. Le mattine di venerdì e sabato si apriranno invece con la rassegna stampa dal vivo di Daniela Preziosi, Domani, e Raffaella Stacciarini, segretaria di Radicali Milano.