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Ritorna in libreria Il Carnevale a Napoli negli scritti di Goudar, Miranda e Archenholz

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Stamperie del Valentino rimette in circolazione quest’opera in occasione del carnevale. Al suo interno si trovano le testimonianze di Sara Goudar, Gaetano Miranda e Johann Wilhelm Archenholz.

Secondo quanto scritto dal giornalista e scrittore Miranda, nel 1893, il carnevale ha le sue origini nell’antico Egitto dove i cherubs o feste dei buoi, importati dai primi sacerdoti etiopi, erano celebrati nell’equinozio d’autunno: “Per una settimana – fino al giorno, cioè, in cui il bue, amorosamente ingrassato, con le corna dorate, il corpo coperto di ricchissime stoffe, circondato da sacerdoti e danzatrici – era affogato nel Nilo, il popolo si abbandonava alla più sfrenata allegria”. Di tali feste, sempre secondo Miranda, si trovano delle tracce a partire dal Quattrocento; a Napoli, però, non si ha notizia di queste celebrazioni a partire dalla prima metà del secolo XVI.

 Madame Goudar, favorita del re Ferdinando IV, lascia del suo soggiorno a Napoli una Relation historique des divertissement du Carnaval de Naples, nella quale si legge: “Non vi è più Carnevale in Europa. Durante questi periodi di felicità nessuna nazione gioisce. Si scrive ad Amsterdam, si recita a Venezia, si sbadiglia a Parigi e si dorme a Londra. Solo a Napoli si prova gioia. Il cielo di questa Capitale è uno dei più belli al mondo; vi si respira un’aria sana che ispira gaiezza. (…) L’apertura del Carnevale si è fatta con una superba Opera intitolata Alessandro nelle Indie, antica tragedia della cui vecchiaia non ci si è accorti…”.

Il militare Archenholz, amico di Madame Goudar, dedicò qualche pagina, in uno scritto datato 1788, a questa città avvezza alle feste: “Il popolo non riuscirebbe a vivere senza ridere col Signor Pulcinella: Questo ruolo è una buffonesca interpretazione di un paesano calabrese, molto spiritoso, che nel suo vernacolo dice le più grandi sconcezze. I Napoletani hanno il merito di aver realizzato il progetto di uno spettacolo talmente gigantesco, che forse mai se ne troverà un secondo di tal genere negli annali del Carnevale”.

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