Premio Campiello: il primo posto va a  Remo Rapino con il libro “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”.

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Nonostante le difficoltà provocate dal coronavirus, nel 2020 si conferma nuovamente uno degli appuntamenti culturali con cadenza annuale più importanti nel panorama italiano: il premio Campiello. Trattasi di un premio destinato alle opere di narrativa italiana di autori viventi istituito nel 1962 per volontà degli industriali del Veneto  con l’obiettivo di creare nuovi lettori.

Il 5 settembre 2020 ha avuto luogo la finalissima della 58esima edizione in Piazza San Marco a Venezia presentata dalla nota giornalista Cristina Parodi che ha compreso tra i finalisti: 

– Sandro Frizziero, con  “Sommersione” (Fazi Editore), 2° posto;

-Ade Zeno, pseudonimo di Stefano Colavita, con “L’incanto del pesce luna” (Bollati Boringhieri), 3°posto;

– Francesco Guccini con “Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto”(Giunti), 4°posto; 

– Patrizia Cavalli con “Con passi giapponesi”(Einaudi), 5° posto.

Al primo posto, Remo Rapino che, con “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”(Minimum Fax)  ha vinto il secondo, meritatissimo premio della sua carriera da scrittore. Nel 2006, infatti, aveva già vinto il premio “Penne d’Europa” con “Un cortile di parole.”

La trama del libro vincitore è estremamente particolare: Bonfiglio Liborio, il tipico “matto di paese” solitario e incompreso dalla realtà sociale che lo circonda, si fa aedo di sè stesso, e decide di raccontare ciò che è rimasto del suo passaggio di vita sulla terra prima di terminare definitivamente i suoi giorni. La memoria di un uomo tutta ambientata in un clima novecentesco a cui è stato adattato, come scelta non solo contestualizzante ma anche stilistica, il linguaggio e gli eventi storici che hanno caratterizzato il secolo scorso tra cui anche la Resistenza.

“Gli eventi, il personaggio, la lingua… intorno a questi elementi si snoda la storia di Bonfiglio Liborio, una voce ai margini che si muove all’interno di una periferia esistenziale. L’ultimo degli ultimi. E raccontando sè stesso racconta il secolo di un paese (…). Il libro è un diario parlato, ingenuo, di un vecchio che scrive come pensa e parla” (Remo Rapino).

Un libro che parla di un anonimo anziano di paese che forse, poi, “tanto matto non è”, ma ha una personalità forzatamente plasmata dalle difficoltà che la vita, forse poco benigna, gli ha apparecchiato. All’insegna di una bontà mai persa, che ne rappresenta la colonna portante, sono le risposte all’ambiente esterno che lo rendono atipico e malcompreso.

“Non me l’aspettavo. Sono davvero felice e anche Liborio lo è”, commenta Remo Rapino dopo la proclamazione del primo posto.

Il premio Campiello ci aspetta l’anno prossimo con la certezza di stupirci ancora con nuovi romanzi e nuove storie, cavalcando l’onda dell’arte letteraria con inserti musicali e intrattenimento teatrale.

Ginevra Lupo

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