GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Immigrazione - page 3

Migranti: vertice Renzi-Ban Ki Moon

Difesa/EUROPA/POLITICA di

Il premier italiano in pressing sul Segretario Generale Onu per un’operazione di polizia internazionale contro i barconi provenienti dalla Libia.

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“Fermare i trafficanti di esseri umani per evitare una catastrofe umanitaria è un’assoluta priorità su cui contiamo di avere il sostegno delle Nazioni Unite”. Si è espresso così il premier italiano Matteo Renzi nel vertice a tre con il segretario Onu Ban Ki Moon e l’alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini, insignita del mandato esplorativo per constatare se ci siano le condizioni o meno per un intervento militare contro i barconi. L’incontro, avvenuto a bordo della nave S. Giusto nel Canale di Sicilia, si è svolto dopo il Consiglio Europeo straordinario di giovedì 23 aprile.

La strage di migranti e i molti sbarchi previsti nei prossimi mesi (già 25mila persone sono arrivate in Italia dall’inizio del 2015) hanno reso questo incontro necessario. Soprattutto, dopo l’aumento dei fondi destinati all’operazione Triton, Renzi ha cercato di spingere, con il sostegno di partner come Francia, Gran Bretagna e Spagna, sulla questione dei respingimenti, in una sorta di “operazione di polizia internazionale” che vada a distruggere i barconi e catturi gli scafisti.

Sul luogo dell’incontro, scelto dal Primo Ministro italiano per fare “vedere fisicamente e plasticamente a Ban Ki Moon che cosa sta facendo l’Italia”, il Segretario Generale ha affermato che “la concentrazione di tutti sia su salvare le vite, inclusa l’area libica delle operazioni di ricerca e soccorso”, ma “la sfida” è “anche assicurare il diritto all’asilo del crescente numero di persone che in tutto il mondo scappano dalla guerra e cercano rifugio”.

Mentre sulla Libia, ha ribadito che”non ci sono alternative al dialogo. Il mio Rappresentante speciale, Bernardino Leon, e la sua squadra continuano a lavorare in maniera instancabile con le parti libiche coinvolte, per aiutarle ad arrivare insieme ad uno spirito di compromesso”, conclude Ban Ki Moon.

Giacomo Pratali

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Ue, immigrazione: più fondi ma è spaccatura su rifugiati

Difesa/EUROPA/POLITICA di

Triplicate le risorse destinate alle operazioni Triton e Poseidon. Rimane la divisione sull’accoglienza dei richiedenti asilo.

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120 milioni di euro stanziati a Frontex per l’operazione Triton (quasi quanto quelli destinati a Mare Nostrum), aumento dell’area operativa e supporto logistico-navale all’Italia da parte dei Paesi del Nord Europa per agevolare il respingimento dei barconi provenienti dalla Libia. Nessun aiuto ad Italia, Grecia e Malta in materia di accoglienza dei rifugiati politici. No temporaneo ad un’azione militare diretta contro il porto di Tripoli. Questi i punti più rilevanti messi nero su bianco dal Consiglio Europeo straordinario, seguito prima da un vertice a quattro i leader di Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia, andato in scena giovedì 23 aprile a Bruxelles.

Le premesse di una vera politica unitaria a livello continentale in materia di contrasto all’immigrazione e al terrorismo erano state anticipate nei giorni scorsi prima dal meeting dei ministri degli Interni e degli Esteri dell’Ue, poi dall’annuncio della riunione del Consiglio Europeo dato dal presidente Donald Tusk a seguito della strage di domenica scorsa in cui sono deceduti almeno 800 naufraghi.

Ma la realtà è ben diversa. Gli interessi e i punti di vista diversi hanno fatto sì che tra l’Italia e Paesi come Gran Bretagna e Svezia non si arrivasse ad una vera politica unica. Proprio David Cameron, offertosi di inviare la nave Hms Bulwark nell’abito delle operazioni di pattugliamento nel Mediterraneo, ha precisato di non volere accogliere nessun migrante. Mentre la cancelliera Angela Merkel ha aperto alle richieste di Roma, precisando tuttavia che «Svezia, Germania e Francia da sole accolgono il 75% dei rifugiati nell’Ue».

Insomma, l’accoglienza delle migliaia di migranti, che potrebbero attestarsi oltre le 20000 unità entro la fine del 2015, rimane su base volontaria. Renzi ha espresso soddisfazione per la volontà di collaborazione dei partner europei. Mentre, al momento, sembra essere rientrata la questione di un’azione militare contro il porto di Tripoli e con l’ausilio di droni: Merkel e lo stesso Primo Ministro italiano hanno ritenuto necessario, infatti, un pronunciamento delle Nazioni Unite su questa questione.

Ma la verità è che le differenze rimangono. Differenze che riguardano il giudizio degli Stati nordeuropei sull’operazione “Mare Nostrum” condotta dalla Marina Militare italiana e bollata come controproducente nella lotta all’immigrazione. E che influisce in maniera negativa sulla credibilità delle attuali Triton e Poseidon. Ma anche differenze per il futuro. Migranti, richiedenti asilo politico e terroristi provenienti non solo dalla Libia, ma dal resto dell’Africa e da parte dell’Asia sono di fatto le patate bollenti lasciate nelle mani della politica italiana.

Giacomo Pratali

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Libia, quasi fatta per l’accordo. Ue, svolta sull’immigrazione?

EUROPA/Medio oriente – Africa di

Dopo la strage dei migranti, l’aumento degli sbarchi in Sicilia e la vicenda del peschereccio Airone, sale il livello di tensione in Italia e in Europa. Dal Marocco, Leon fa sapere che un accordo tra le fazioni libiche sembra prossimo. Mentre l’Europa potrebbe avere mosso i primi passi per una politica davvero comunitaria nel Mediterraneo.

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Un accordo tra le fazioni rivali sembra possibile. Questo quanto emerso dagli ultimi giorni di trattative a Skhirat (Marocco) tra il mediatore Onu Bernardino Leon e i rappresentanti dei governi di Tobruk e Tripoli e dei clan della Libia: “Posso dirvi che siamo in possesso di una bozza che è molto vicina all’accordo finale. L’ottanta per cento di questa bozza è un testo su cui le parti in causa possono concordare”, ha riferito ai media il rappresentante delle Nazioni Unite. Una notizia che apre uno spiraglio di luce, dopo che lo stesso negoziatore aveva minacciato di lasciare il tavolo delle trattative se i combattimenti nella capitale non fossero cessati.

Tuttavia, la questione dell’unità nazionale libica, necessaria per fronteggiare l’avanzata dello Stato Islamico, già si sta confondendo con la questione migratoria. Tra l’indignazione di fronte alle continue stragi avvenute nel Canale di Sicilia e la crescente tensione dovuta ai possibili attacchi terroristici di “lupi solitari” o gruppi organizzati, la macchina dell’Unione Europea potrebbe avere compiuto il primo passo nella direzione di una vera politica comunitaria sull’immigrazione.

Accolto con favore dal premier Matteo Renzi, il vertice congiunto dei Ministri degli Interni e degli Esteri, tenutosi a Lussemburgo il 20 aprile, ha varato un decalogo per affrontare la questione migratoria.

Più risorse finanziarie saranno destinate alle operazioni Triton e Poseidon. Ci sarà “uno sforzo sistematico per catturare e distruggere le imbarcazioni usate dai trafficanti” e una maggiore attenzione e l’impiego di forze operative in Italia e Grecia per questioni come il diritto d’asilo e il traffico di esseri umani. Il rilevamento delle impronte digitali a tutti gli immigrati e l’accelerazione delle pratiche di respingimento per coloro che risultino irregolari. L’impegno diretto della Commissione e del Servizio di Azione Esterna dell’Unione Europea nei Paesi confinanti con la Libia.

Infine, sul tema della sicurezza, venerdì 17 aprile, la Commissione delle Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni del Parlamento Europeo si è espressa così : “I terroristi approfitteranno sempre della mancanza di coordinamento tra gli Stati membri – afferma la rappresentante francese del Ppe Rachida Dati -. Noi abbiamo bisogno di una chiara e vincolante azione comune per una migliore cooperazione tra le agenzie di intelligence europee ed assieme ai Paesi del Terzo Mondo, le altre vittime del terrorismo e dello jihadismo”, conclude.
Giacomo Pratali

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Questione migratoria: una guerra di religione tra poveri?

BreakingNews/EUROPA di

893 i migranti recuperati dalle autorità italiane nelle ultime ore. Mentre incombe il caso dei 15 musulmani arrestati per avere gettato in mare almeno 12 persone di fede cristiana.

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È tempo di sbarchi in Sicilia. La nave Fiorillo, con a bordo 301 migranti, è arrivata, nella giornata di venerdì 17 aprile, presso il porto di Pozzallo (Rg). Stessa sorte per la nave Dattilo, giunta in nottata presso il porto di Augusta (Sr). Qui i migranti identificati sono stati in tutto 592. Tra questi, una donna è stata uccisa da una bombola di gas scoppiata all’interno dell’imbarcazione, mentre altri 16 uomini sono rimasti ustionati. Le procure di Ragusa e Siracusa hanno emesso il mandato d’arresto per gli 11 scafisti coinvolti nelle due vicende. Sale a 893 il numero dei naufraghi salvati dalle autorità italiane nelle ultime ore.

In questo aumento vertiginoso degli sbarchi (altri 200 migranti sono attesi a Trapani), dopo il recupero del peschereccio Airone sequestrato da miliziani libici, la questione migratoria sta divenendo questione religiosa.

È il caso del gommone affondato il 14 aprile al largo della Libia. L’indagine, condotta dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal capo della Procura di Palermo Francesco Lo Voi, ha portato all’arresto di 15 persone accusate di omicidio plurimo aggravato dall’odio religioso. L’atto è stato firmato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, dato che i fatti si sono svolti in acque internazionali.

Il resoconto degli inquirenti parla di una rissa scoppiata per motivi religiosi a bordo dell’imbarcazione nella notte del 14 aprile, dove almeno 12 nigeriani e ghanesi cristiani sono stati lanciati in mare da 15 persone di origine musulmana. Dalla testimonianza resa da alcuni testimoni della scena, inoltre, emerge che altrettanti migranti si sono salvati perché hanno fatto scudo umano contro gli aggressori.

L’avanzata e la propaganda dello Stato Islamico in Libia, così come in Nigeria e Mali, stanno trasformando la questione migratoria in una guerra di religione tra poveri. Dopo le parole pronunciate da papa Francesco sul martirio dei cristiani nel mondo a poche ore dalla strage in Kenya, monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale Cei, parla di “un passo avanti verso l’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione” e accusa l’Unione Europea di lavarsi le mani di fronte ad una dramma che sarà sempre più insopportabile dall’Italia”. Dello stesso tenore, le dichiarazioni del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni: “L’Unione europea è la più grande superpotenza economica del nostro tempo e non è possibile che destini solo tre milioni di euro al mese per il salvataggio in mare, una cifra abbastanza imbarazzante”.

Giacomo Pratali

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Giacomo Pratali
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