GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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SICUREZZA di

MINISTERO DELLA DIFESA

STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

UFFICIO GENERALE DEL CAPO DI STATO MAGGIORE

Ufficio Pubblica Informazione

Missione in Iraq: Concluso il corso “Law Enforcement”

Roma 17 luglio 2018 – Istruttori dell’Arma dei Carabinieri della Police Task Force – Iraq dell’Operazione Prima Parthica, hanno concluso con successo il “Law Enforcement Course” in favore di 70 militari delle Forze di Polizia irachene della Regione Autonoma del Kurdistan (KPF).

L’attività addestrativa, ha avuto come obiettivo, quello di fornire capacità a svolgere efficacemente un ampio spettro di compiti di Polizia in conformità con lo stato di Diritto, incluso il controllo e sicurezza delle aree urbane e rurali, pattugliamento, capacità di movimento di squadra, procedure di irruzione in abitazioni, all’interno delle quali si era ipotizzato la presenza di potenziali minacce.

In particolare, ci si è concentrati su attività che possono incrementare la sicurezza della popolazione, come organizzare un posto di blocco o reagire prontamente ad atteggiamenti ostili.

L’applicazione di procedure di polizia corrette è fondamentale per costruire, preservare e consolidare il processo di normalizzazione.

Il corso rientra nell’offerta formativa messo a disposizione dalla Police Task Force-Iraq inquadrata nella missione internazionale Operation Inherent Resolve-Prima Parthica.

I rappresentanti delle Forze di Sicurezza Irachene, intervenuti alla cerimonie di consegna degli attestati di partecipazione, hanno espresso grande soddisfazione per l’eccellente livello addestrativo raggiunto dai frequentatori.

La formazione delle forze armate irachene continua a rappresentare una priorità per la coalizione internazionale, ed In tale ottica, l’addestramento di dette forze di sicurezza testimonia lo sforzo nazionale compiuto -ed ancora in atto- per la sconfitta di ISIS e per la stabilizzazione del Paese.

L’Italia contribuisce all’Operazione “INHERENT RESOLVE”, di contrasto al terrorismo internazionale, schierando in Iraq circa  700 soldati dell’Esercito e circa 100 Carabinieri impegnati nell’addestramento delle Forze di Sicurezza irachene e curde (Peshmerga), garantisce la sicurezza dei lavori presso la Diga di Mosul, oltre a fornire un dispositivo di elicotteri che assicura la mobilità ed il trasporto del personale della coalizione

Cybersecurity: nuova certificazione e più forza all’Agenzia per la sicurezza informatica dell’Unione europea

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Alla luce dei mutamenti significativi che si sono verificati nel settore della sicurezza informatica negli ultimi anni e dei crescenti rischi derivati da un mondo connesso attraverso la rete internet, l’Unione europea, ha deciso di rafforzare la resilienza, la dissuasione e la risposta comunitaria agli attacchi informatici. Questi ultimi, infatti, risultano essere costanti e rileva che entro il 2020 sono previsti decine di miliardi di dispositivi digitali connessi nell’UE.

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5 Torri 2018 Gen. Graziano: “Palestra naturale per operare in un mondo moderno e a quattro dimensioni”

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Cortina, 4 luglio 2018. Alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina e del Comandante delle Truppe Alpine, Generale di Corpo d’Armata Claudio Berto, si è svolta oggi nell’omonimo comprensorio montano – cuore delle Dolomiti bellunesi e patrimonio dell’umanità – l’esercitazione 5 Torri 2018 che, assieme alle Truppe Alpine dell’Esercito, ha visto impegnati soldati di 14 Paesi alleati ed amici, assetti di tutte le Forze Armate nazionali e personale del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e della Protezione Civile dell’Associazione Nazionale Alpini.

“Esercitazione tradizionale e moderna in cui hanno operato 14 Paesi amici e alleati alle nostre Forze Armate che si sono addestrati insieme per prepararsi ad intervenire in qualsiasi condizione climatica e ambientale. Gran parte della Terra è composta da montagne e gran parte delle operazioni in questo momento in atto si sviluppano in aree compartimentate e montuose” ha affermato il Generale Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, intervenuto all’avvio dell’Esercitazione.

Su queste vette dove 100 anni fa era posizionato il Comando dell’artiglieria italiana, le Truppe Alpine – eredi dei leggendari soldati di montagna che durante il Primo Conflitto Mondiale scrissero epiche pagine di storia militare ed alpinistica – hanno dato dimostrazione delle proprie capacità di sviluppare in modo efficace il moderno concetto di “mountain warfare”, evoluzione delle tradizionali tecniche di combattimento ad alta quota.

“Bisogna imparare ad operare in un mondo moderno ed a quattro dimensioni, compreso lo spazio cibernetico e dobbiamo continuare ad addestrare i nostri uomini e donne nel modo migliore. La palestra naturale di oggi ne è un esempio, perché là dove l’ambiente è severo si cimenta la fratellanza in armi, in amicizia, la solidarietà, la capacità di sapersi relazionare ed operare in sinergia con la società e le componenti civili e quindi ad essere soldati della montagna ed alpini. Cento anni fa su queste montagne si combatté in un modo violento e spaventoso, anche con odio, perché nell’ultimo anno della Grande Guerra l’Italia comprese che una sconfitta militare avrebbe significato il tracollo di tutta la Nazione. Ma gli stessi nemici di allora sono adesso i nostri amici più forti, con gli sloveni, con i croati, con gli austriaci siamo oggi impegnati nelle operazioni internazionali, come in Libano e in Kosovo. Dobbiamo perciò tutelare quanto costruito finora, non dare nulla per scontato, tutelando in particolare quel patrimonio di valori comuni e condivisi anche con gli altri paesi, tramandati dai nostri nonni, e fare in modo che il valore più importante da custodire sia quello di un’Europa unita.”

Salutando tutte le Autorità intervenute ed il tanto pubblico presente, il Comandante delle Truppe Alpine ha ricordato come “oggi, dopo oltre 100 anni, i nomi delle montagne intorno riportano alla memoria cruente battaglie, gesta eroiche ed episodi legati alla dura vita dei soldati tra i monti di cui rimangono evidenti e ben visibili tracce in tutta la zona circostante”.

Proprio per ricordare tutti quei giovani che sui monti donarono la propria vita alla Patria, personale della Sezione militare di Alta Montagna del Reparto Attività Sportive del Centro Addestramento Alpino ha aperto nei giorni scorsi una nuova via alpinistica di decimo grado sulla Torre Grande denominata “I ragazzi del ’99”, da loro risalita oggi per la prima volta in modo integrale.

La Sezione di Alta Montagna è formata da alcuni tra i migliori elementi del panorama alpinistico italiano e dalle più qualificate Guide Alpine Militari dell’Esercito e rappresenta oggi la migliore e più elevata espressione delle capacità tecniche del Centro Addestramento Alpino nell’alpinismo e nell’arrampicata sportiva di altissimo livello.

L’intelligence ancora una volta tra i banchi universitari: in Calabria il primo corso di laurea in “Intelligence ed analisi del rischio”

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Rende (Cosenza): – Varie volte, ed a vario titolo, European Affairs si è occupato di intelligence. Abbiamo spesso fatto riferimento alle varie forme, anche registrate storicamente, in cui tale disciplina è ed è stata applicata, discussa e studiata. Ci siamo occupati dello studio dell’intelligence in quanto scienza sociale ed in quanto materia universitaria

“Il Polo di Rende”, sede dell’Università della Calabria

proprio in questo articolo. Bene, l’opera di sdoganamento dell’intelligence quale disciplina di studio – di cui la società non può più fare a meno – continua sempre in Calabria, proprio nella sede dell’Ateneo a cui ci siamo riferiti poco più di un anno fa. L’Università della Calabria, ha infatti inaugurato, ieri 4 luglio 2018, il primo corso di Laurea in Intelligence ed Analisi del Rischio, incardinato nella classe Scienze della Difesa e della sicurezza, presso il Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Ateneo (il leaflet è scaricabile qui) . La Laurea Magistrale in Intelligence e Analisi del Rischio, erede delle precedenti e riuscitissime edizioni del Master in Intelligence (percorso formativo di 2° livello, che continuerà ad esistere) si propone di sviluppare abilità e competenze funzionali a valutare le diverse tipologie di rischio presenti negli aspetti operativi e di localizzazione delle organizzazioni complesse.

In un contesto caratterizzato da processi di despazializzazione e di rispazializzazione, nel quale si intrecciano fitte reti di interdipendenza nei diversi ambiti istituzionali, si producono infatti rischi e minacce per la sicurezza in campi diversi. Lo abbiamo detto anche noi, nei nostri convegni e, e scritto tante volte, ogni giorno, nei nostri articoli. Tale concetto, negli ultimi anni, ha acquisito significati più ampi che interessano la politica, ma anche l’ambiente, l’alimentazione, le comunicazioni, l’intelligenza artificiale, la criminalità. La crescente difficoltà regolativa derivante dall’aumento di complessità della società richiede decisioni rapide ed efficaci. Il nuovo percorso si propone proprio di formare le figure che dovranno raccogliere, selezionare e analizzare informazioni rilevanti proprio in questi delicatissimi processi decisionali. Ma l’intelligence non è solo spionaggio, impermeabili beige, barbe finte o intercettazioni. Esiste, a titolo esemplificativo e non esaustivo, anche una intelligence economica che si affianca alle altre forme di intelligence, e che giova particolarmente anche agli interessi aziendali e finanziari di privati e multinazionali, oltre che strategici e di difesa degli interessi economici di uno Stato.  Quindi, lo studio dell’intelligence non è solo una questione per pochi e selezionati addetti ai lavori. La materia merita certo l’attenzione di addetti ai lavori ed esperti, ma anche di studiosi e di studenti e di chiunque voglia avvicinarsi al mondo del lavoro con un background ed una preparazione diversi, multidisciplinari, e per questo open-minded e flessibili.

Un momento della presentazione del corso, presso l’aula “Andreatta” dell’Università della Calabria

Il corso è stato presentato nella prestigiosa sala stampa dell’Aula Magna “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria. I lavori sono stati presieduti dal direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, Roberto Guarasci, che ha sottolineato come “il corso di Laurea in Intelligence è il risultato della collaborazione di tre Dipartimenti con competenze diverse che integrano i saperi umanistici con quelli scientifici per rispondere alla complessità di questo tempo”. Il magnifico rettore dell’Ateneo calabro, Gino Mirocle Crisci, nella circostanza, ed a sostegno della bontà dell’iniziativa scientifica, ha riferito ai cronisti di aver “maturato il convincimento dell’utilità dello studio dell’intelligence nelle università italiane poiché riguarda la conoscenza che è prerogativa delle Università. Parlare di intelligence significa offrire ai nostri studenti una maggiore consapevolezza di quelli che saranno gli eventi futuri e quindi aumentare le opportunità”. Il rettore ha poi ricordato che questo nuovo corso di laurea si inserisce nella fase di crescita dell’ateneo calabrese che proprio ne giorni scorsi ha ricevuto un significativo riconoscimento da parte del CENSIS che lo ha considerato il secondo ateneo d’Italia tra quelli collocati tra i 20 e 40 mila iscritti. Francesca Guerriero, vice direttore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale – anch’esso coinvolto nell’iniziativa formativa –  ha sostenuto che il  contributo del suo Dipartimento “riguarderà l’analisi del rischio poiché sarà importante l’utilizzo di tecniche che consentano di prendere decisioni in condizioni di grande pericolo e in un ambito di sistemi complessi. Sviluppare la capacità di prevedere queste situazioni è un aspetto fondamentale del corso in Intelligence”. Anche Franco Rubino, direttore del Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche, ha sottolineato il raccordo con il mondo del lavoro, tenendo conto degli aspetti legati all’intelligence economica che è sempre più strategica per gli Stati. Per Piero Fantozzi, professore di Teorie della regolazione e della sicurezza, “il tema dell’intelligence è relativo al contesto in cui questa scienza si esplica ed è poi intimamente collegato alla sicurezza della comunità”.

Ha chiuso la presentazione Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence, per il quale “questo primo corso di

Da sinistra, Francesca Guerriero, Mario Caligiuri, Gino M. Crisci, Roberto Guarasci, Franco Rubino e Piero Fantozzi.

laurea in Italia è il frutto di un percorso scientifico e culturale iniziato circa venti anni fa e che ha visto il coinvolgimento di intellettuali, studiosi e uomini dello Stato di grande rilievo. Questa iniziativa oggi intende essere un laboratorio di sperimentazione che intende aprire una riflessione sui saperi del XXI secolo, rappresentando un punto di incontro tra discipline scientifiche e umanistiche. L’intelligence è il tempo del futuro e consente l’interpretazione del presente, essendo uno strumento indispensabile per cittadini, imprese e Stati per comprendere la realtà offuscata dalla disinformazione”. 

A Mario Caligiuri, professore, giornalista ed attivissimo scrittore, si deve proprio il merito, l’idea ed il plauso di aver studiato l’intelligence, per la prima volta in Italia, da vari punti di vista e sotto diverse prospettive, in funzione di contrasto al crimine, nei rapporti con le differenti scienze sociali, con la magistratura e le forze di polizia, sotto gli aspetti della cybercriminalità e della geopolitica, fino a giungere ad una intelligence che soccorra i governi per arginare gli aspetti più pericolosi del traffico di migranti e dell’immigrazione irregolare ed incontrollata, in quanto fenomeni criminali (e ovviamente non in chiave politica). E, sicuramente, ne vedremo ancora delle belle….

Alla conferenza stampa ha partecipato anche una delegazione del Liceo Classico “Campanella” di Reggio Calabria, guidata dalla dirigente Maria Rosaria Rao, che sta svolgendo con l’Ateneo di Arcavacata un innovativo progetto sull’educazione all’intelligence. Ed anche questo è un segnale importantissimo.

Una prospettiva del “campus” dell’UniCal

Se ogni cittadino, sin dalle ultime fasi dell’adolescenza, fosse informato davvero sui principali aspetti – anche solo basilari – della sicurezza non potremmo che trarne tutti beneficio. Cittadini più attivi e più attenti a determinati particolari potrebbero contribuire ad un maggior senso si responsabilità collettiva, anche non necessariamente arruolandosi in un’agenzia governativa.  La cultura dell’intelligence e, più in generale, della sicurezza, non può non tradursi anche in una società più sicura. Una società più sicura – o, quanto meno, con una percezione di sicurezza più elevata – non può non essere una società più ricca, più attiva e più protagonista nelle sfide sociali ed economiche che la attendono.

Il corso di laurea di cui abbiamo parlato, insieme agli altri percorsi simili ideati dal professor Caligiuri e dal suo Ateneo, contribuiscono sicuramente a dotare l’Italia di professionisti migliori e di una società migliore.

Istat, pubblicato il report “Sicurezza dei cittadini”, cresce la paura

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Pubblicato il  report dell’Istat sulla “Sicurezza dei cittadini”, una puntuale analisi sulla percezione della sicurezza realizzata con un articolato quadro di indicatori  e un ampio campione di riferimento.

L’indagine vuole illustrare uno scenario sulla preoccupazione dei cittadini di subire reati e delle relative conseguenze e sul livello di degrado socio-ambientale della zona in cui si vive.

Il periodo di riferimento dell’indagine è il  2015-2016, periodo durante il quale  si stima che il 27,6% dei cittadini si ritiene poco o per niente sicuro nell’uscire da solo di sera, per il 38,2% la paura della criminalità influenza molto o abbastanza le proprie abitudini.

Rispetto alle precedenti rilevazioni la percezione di insicurezza risulta stabile mentre si riduce l’influenza della criminalità sulle abitudini di vita (dal 48,5% al 38,2%). Il senso di insicurezza delle donne è decisamente maggiore di quello degli uomini: il 36,6% non esce di sera per paura (a fronte dell’8,5% degli uomini), il restante 35,3% quando esce da sola di sera non si sente sicura(il 19,3% degli uomini). Gli anziani hanno un profilo di insicurezza simile.

Tra i vari indicatori ritengo importante sottolineare quello che coinvolge le Forze dell’ordine,  in generale l’opinione sul controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine è negativa per il 46,4% degli individui, in peggioramento rispetto al 38,4% della precedente rilevazione.

Mentre è normale che le valutazioni più positive siano  espresse da coloro che vivono nei centri di piccole dimensioni, dove le forze dell’ordine , sebbene in difficoltà logistica come nel resto del paese, riescono ad avere un contatto frequente con la popolazione e sono ben inseriti nel tessuto sociale cosa ben più difficile nelle grandi città.

Tra chi dà valutazione negativa, è opinione diffusa che le forze dell’ordine dovrebbero transitare più spesso nelle strade (55,5%), essere più numerosi (44,2%) o più presenti sul territorio (26,6%), e in particolare nelle zone a rischio (20,5%) e di notte (20,3%).

Il quadro territoriale è quanto mai vario, con regioni in cui la paura e la preoccupazione si presentano come problemi molto marcati. Tra le ripartizioni emerge il Centro Italia, che deve soprattutto al Lazio la sua situazione critica, e tra le regioni emerge la Lombardia, seguita da Campania e Puglia.

Rispetto al 2008, il senso di insicurezza per strada e in casa è peggiorato nelle regioni del Nord-ovest, e in particolare in Lombardia, i cui i residenti escono meno quando è sera (dal 24,3% al 28,5%), si dichiarano molto più spesso poco o per niente sicuri quando sono per strada (dal 28,6% al 34,9%) o in casa (dal 13% al 20%). Al Sud e nelle Isole, invece, si registrano significativi miglioramenti soprattutto per la quota di coloro che non escono mai da soli di sera per paura: che passa dal 30,5% al 24,9% (Sud) e dal 25,7% al 22,4% (Isole). In particolare, le regioni in cui si rilevano miglioramenti più marcati rispetto alla media nazionale sono il Molise, la Basilicata e la Campania. Nel nord sono  il Piemonte e la Valle d’Aosta.

Sempre al Sud e nelle Isole, è diminuita l’influenza della criminalità sulle abitudini di vita, facendo registrare un miglioramento nella quota di quanti si dichiarano molto o abbastanza influenzati dal fenomeno, che passano rispettivamente dal 54,7% al 38,7% e dal 46% al 30,1%. In particolare, si rileva un crollo in Campania, in cui si passa dal 60,6% del 2008-2009 al 41,1% del 2016.

Malgrado il sentimento di insicurezza sia ancora abbastanza diffuso, anche se in diminuzione, è interessante notare che il 6,4% degli individui ha dichiarato di temere di essere sul punto di subire un reato nei tre mesi precedenti l’intervista (il 7,2% delle donne e il 5,6% degli uomini). Questo indicatore, al contrario di quelli di percezione, esprime situazioni concrete di paura vissuta e risulta maggiormente legato al profilo del rischio di chi subisce i reati: diminuisce al crescere dell’età  mentre è massimo per i più giovani (9,4% per i 14-24enni) e aumenta per i possessori dei titoli di studio più elevati, con il picco tra i laureati (9,7%) . Ne sono state più vittime gli abitanti del Centro-nord e dei comuni centro delle aree metropolitane.

L’esperienza di subire concretamente un reato è un indicatore che influisce sulla percezione: basti pensare che chi si è trovato in questa situazione si sente doppiamente insicuro (i “per niente sicuri” passano dal 7,5% al 16,5%) così come al contrario “i molto e abbastanza sicuri” vedono crollare la loro sicurezza.

Il Presidente del comitato dei Capi di Stato Maggiore Pakistano in visita in Italia incontra il generale graziano

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L’Alto Ufficiale ha assistito, con il sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. S.A. Roberto Nordio, all’esercitazione delle specifiche capacità delle forze speciali e per le operazioni speciali

Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, ha ricevuto ieri a Roma presso Palazzo Esercito il Presidente del Comitato dei Capi di Stato Maggiore (CJCSC), Generale Zubair Mahmood Hayat.

Preceduta dalla resa degli onori da parte di un picchetto interforze, presso il cortile di Palazzo Esercito, la visita è proseguita con l’approfondimento dei temi della cooperazione militare e condividendo alcune riflessioni sulla situazione internazionale, con specifico riferimento alla minaccia terroristica.

La visita è proseguita presso l’Ippodromo militare di Tor di Quinto dove il Generale Hayat ha assistito allo storico carosello del gruppo squadroni a cavallo dei Lancieri di Montebello e alla rievocazione della Carica.

In data odierna il Presidente del CJCSC e la delegazione pakistana, accompagnati dal Generale S.A. Roberto Nordio, Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, si è recato presso la Base Addestrativa Incursori (BAI) di Marina di Pisa per assistere all’esercitazione “Global Capacity” 2018. L’esercitazione delle Forze Speciali e delle Forze per Operazioni Speciali ha visto impegnati diversi reparti delle Forze speciali e per le operazioni speciali dell’Esercito sotto la guida del Comparto Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE).

In particolare, ad addestrarsi nella base toscana sono stati il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutista “Col Moschin” e il 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi (RAO) entrambi con sede a Livorno, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti “Rangers” (Verona), il 28° Reggimento “Pavia” (Pesaro) e il 3° Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali (REOS) “Aldebaran” (Viterbo).

L’esercitazione si è articolata in una successione di atti tattici, svolti congiuntamente da tutte le unità coinvolte e appartenenti a tutti i domini, terrestre, marittimo e aereo. Un team di operatori delle Forze Speciali ha, infatti, raggiunto la terra ferma dopo essere stato aviolanciato da un elicottero CH47 insieme ai battelli commando (Rigid Hull Inflatable Boat – RHIB).

Tra le varie attività addestrative, è stato possibile osservare anche come gli operatori delle Forze Speciali siano in grado di portare in salvo, attraverso la condotta di una cosiddetta “operazione di evacuazione di non combattenti”, quei connazionali che dovessero trovarsi in situazioni di rischio all’estero.

L’assalto ad un edificio in cui erano detenuti cittadini italiani, con il supporto dell’assetto cinofilo e le tecniche di arresto di un veicolo sospetto , hanno infine concretizzato la capacità del Comparto Forze Speciali dell’Esercito di operare efficacemente anche in un contesto di lotta al terrorismo tipico dello scenario di sicurezza internazionale che attualmente siamo chiamati ad affrontare.

“Le Forze Speciali – ha dichiarato il Generale Nordio – sono un assetto strategico per la tipologia degli obiettivi che riescono a conseguire e assumono una connotazione intrinsecamente inter-forze quale massima espressione dell’interoperabilità e dell’integrazione.  Le competenze e le tecniche delle Forze Speciali sono state messe a disposizione anche della collettività come dimostrato dagli interventi avvenuti in occasione delle zone terremotate in cui è stato possibile per esempio raggiungere popolazioni isolate. La capacità “dual use” delle forze speciali è un’ulteriore motivazione per investire in questo settore”.

 

Il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito è un comando a livello di brigata dell’Esercito Italiano che si occupa di gestire tutte le unità di forze speciali, forze per operazioni speciali e di supporto operativo per le operazioni speciali della forza armata. Operativo dal 19 settembre 2014.

Il COMFOSE non ha la responsabilità dell’impiego operativo dei propri reparti, ruolo che resta di competenza del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS) alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa e la cui attuale articolazione rispecchia appieno l’esigenza sancita dal “Libro Bianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa” di rafforzare e di rendere le capacità esprimibili da parte di Forze Speciali e di Forze per Operazioni Speciali più integrate e idonee a operare in sinergia con le forze convenzionali, potenziando i sistemi di supporto alle stesse in termini di efficienza, efficacia e numero, anche attraverso l’acquisizione di specifici sistemi tecnologici d’avanguardia, specie nel campo della mobilità.

Quando guidi, guida e basta

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Quando guidi, guida e basta’ è il claim della nuova campagna per la sicurezza stradale 2018 promossa da Anas (Gruppo Fs Italiane) in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Polizia di Stato per sensibilizzare gli utenti della strada a essere prudenti e concentrati mentre si è al volante.

Il numero delle vittime sulle strade, secondo i dati Istat, nel 2016 aveva finalmente registrato una battuta d’arresto, con 145 deceduti in meno rispetto al 2015. Nel 2017 l’incidentalità, rilevata da Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, ha evidenziato una preoccupante inversione di tendenza, con un aumento degli incidenti mortali dell’1,4% (22 in più del 2016, da 1.547 a 1.569) e, soprattutto, delle vittime del 2,7% (45 deceduti in più, da 1.665 a 1.710).

Sono aumentate anche le infrazioni, dovute all’uso improprio dello smartphone: 65.104 sono le infrazioni commesse nel 2017 per il mancato utilizzo di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare, il 7,1% in più rispetto al 2016.

 

Per queste ragioni Anas, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Polizia di Stato hanno deciso di tornare a focalizzare l’attenzione sui pericoli derivanti dall’utilizzo dello smartphone mentre si è alla guida, una tra le maggiori cause di incidentalità.

L’obiettivo della campagna 2018 è quello di far percepire come i comportamenti scorretti o che sono diventati consuetudini spesso consolidate, rappresentino invece un pericolo per se stessi e per gli altri quando si è alla guida.

“Anas – ha spiegato l’Amministratore Delegato di Anas Gianni Vittorio Armani – è costantemente impegnata nell’assicurare la sicurezza di chi è in viaggio. Dal 2015, in controtendenza rispetto al passato, abbiamo avviato un vasto programma di manutenzione programmata destinando a essa il 45% delle risorse. Oggi, rispetto a due anni fa, abbiamo aumentato la spesa per la manutenzione di oltre il 50% con l’obiettivo di far crescere il livello di sicurezza e comfort di guida degli utenti. Purtroppo questo non basta: oltre il 90% degli incidenti derivano dal comportamento del guidatore e, come mostrano i dati degli ultimi anni, tra le cause che mettono a rischio la sicurezza di chi guida c’è soprattutto la distrazione. Per questo organizziamo campagne di informazione per promuovere la cultura della sicurezza: è fondamentale far capire che è indispensabile una maggiore attenzione mentre si guida e il rispetto delle regole del Codice della Strada”.

Sul tema il Direttore del Servizio Polizia Stradale Giovanni Busacca ha dichiarato: “Quando parliamo di sicurezza stradale non possiamo prescindere dall’analisi delle cause che la insidiano: alle tradizionali fonti di pericolo come la velocità, la guida sotto l’effetto di  alcool  e/o  sostanze stupefacenti  e il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza,  si aggiungono oggi nuovi comportamenti ‘rischiosi’, come  la distrazione ed in particolare l’utilizzo dello smartphone alla guida. Gli smartphone oggi ci connettono costantemente al mondo con sistemi di messaggerie, piattaforme social, foto ‘selfie’ scattati mentre si è alla guida: tutte operazioni che impediscono di mantenere lo sguardo sulla strada e le mani sul volante, interferendo pericolosamente sui tempi di reazione e sull’attenzione dei conducenti, con rischi elevatissimi per la sicurezza di tutti gli utenti della strada”.

La campagna 2018

La campagna sulla sicurezza stradale 2018 è dedicata ai rischi che derivano dalla distrazione, dalle cattive abitudini alla guida e dal mancato rispetto delle regole del Codice della Strada. Ogni oggetto, anche uno smartphone, può diventare un mezzo pericoloso e, se adoperato in modo improprio come quando si è alla guida, può diventare uno strumento letale.

“Quando guidi #GUIDAeBASTA” riassume in uno spot, della durata di circa 30 secondi, la pericolosità di azioni quotidiane che non vengono compiute in sicurezza oppure utilizzando gli oggetti in maniera impropria: radersi con un machete, asciugarsi i capelli in una vasca da bagno piena di acqua, affettare il cibo con una motosega. E, soprattutto, guidare e nello stesso tempo prendere in mano il telefono cellulare.

L’app “Guida e Basta”

È disponibile l’applicazione per smartphone “Guida e Basta” per Ios e Android, che consente di impostare il proprio cellulare sulla modalità di guida, con la possibilità di inoltrare a un gruppo di contatti “preferiti” un messaggio per comunicare loro che ci si sta per mettere in viaggio e che per tutta la durata di tempo selezionata non sarà possibile rispondere al telefono. L’app, infatti, blocca l’accesso alle impostazioni e consente, durante la sosta, di inviare la propria posizione geografica in modo da tenere aggiornati i contatti preferiti sull’andamento del viaggio.

Distrazione alla guida

La distrazione alla guida costituisce una delle principali cause di incidente stradale. In base ai dati ISTAT, nel 2016 il numero di incidenti imputabili alla guida distratta è stato di oltre 36 mila casi, pari a circa il 16,2% degli incidenti stradali.

Il dato ISTAT risulta in linea con quanto stimato da studi della Commissione europea che individuano la distrazione come causa di una percentuale variabile dal 10 al 30% di incidenti. Tra i principali fattori di distrazione vi è l’uso del cellulare o smartphone alla guida per telefonare o per inviare/leggere messaggi nonché della maggior parte dei dispositivi di bordo (di navigazione, di intrattenimento ecc.). Diversi studi hanno confermato una generale sottovalutazione della distrazione come fattore di rischio da parte dei conducenti. Peraltro il fenomeno è in crescita parallelamente alla diffusione dell’utilizzo di dispositivi telefonici e di bordo che possono distogliere l’attenzione dalla guida.

La guida richiede continua attenzione alla strada ed al traffico così come un buon controllo del veicolo. Non prestare una piena attenzione può condurre ad una perdita di controllo o ad una andatura incerta che può mettere a rischio se stessi e gli altri. Sebbene non esista una definizione comune del termine “distrazione” per il guidatore, generalmente si conviene che il guidatore è distratto quando la sua attenzione è focalizzata su qualcosa di diverso della guida: distrazioni visive, uditive, biomeccaniche (regolazioni degli apparecchi di bordo) oppure distrazioni cognitive (sovrappensiero). Poiché guidare è prima di tutto un’attività che coinvolge le capacità visive, le distrazioni visive sono tra quelle più pericolose. In ogni caso l’importante è capire che non è possibile fare due cose contemporaneamente quando una di queste è guidare.

Potenziali effetti

Sono diversi gli studi che hanno esaminato gli effetti dell’utilizzo del cellulare o smartphone durante la guida ed emergono dati significativi:

  • scrivere un messaggio equivale a 10 secondi di distrazionee a percorrere 300 metri senza guardare la strada, fare un selfie distrae dalla guida per 14 secondi;
  • per consultare un social network ci vogliono 20 secondi(a 100km/h significa percorrere cinque campi da calcio al buio);
  • il rischio di incidente per chi utilizza il cellulare o smartphone durante la guida è fino a 4 volte superiorerispetto a chi non ne fa uso;
  • i tempi di reazione di chi guida e contemporaneamente usa un dispositivo elettronicosi riducono del 50%;
  • per fermare il proprio veicolo mentre si sta parlando al telefono con il cellulare o smartphone in mano occorrono 39 metri a fronte di 8 se invece si usa auricolare o kit vivavoce(in sostanza 31 metri in più);
  • usare un dispositivo elettronico abbassa la soglia di attenzione rendendola simile a quella di chi guida con un tasso alcolemico di 0,8 g/litro(il limite è 0,5).

 

Indicazioni del Codice della strada (art. 173)

L’articolo 173 vieta di usare cellulari o smartphone alla guida, anche per mandare sms. Si può telefonare solo usando l’auricolare. Chi vìola queste disposizioni è soggetto a sanzione amministrativa da 161 a 646 euro e alla decurtazione di 5 punti patente.

Difesa, conclusa l’Esercitazione Joint Stars 2018

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Con il Distinguished Visitor Day, organizzato nell’aeroporto militare di Decimomannu, sede del Reparto Sperimentale e di Standardizzazione al Tiro Aereo (R.S.S.T.A.) dell’Aeronautica Militare, si è conclusa la parte live dell’esercitazione Joint Stars 2018 (JS18), attività addestrativa di maggiore rilevanza nazionale, organizzata e gestita direttamente dallo Stato Maggiore della Difesa per il tramite del suo “braccio operativo”, ovvero il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI).

La Difesa ha dato dimostrazione di come le capacità operative delle Forze Armate siano dotate di un elevato livello di interoperabilità, mantenendo inalterati gli scopi addestrativi delle singole componenti, come ha voluto sottolineare il Comandante Operativo di Vertice Interforze, Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone “l’obiettivo  principale è stato quello di conseguire il maggior livello possibile di interoperabilità delle Forze Armate, con un intelligente uso di tutte le specialità per raggiungere un obiettivo comune grazie anche allo sviluppo ed all’integrazione di procedure comuni”.

Le autorità militari e civili hanno assistito ad un evento tattico complesso, che ha visto operare in sinergia tutti gli assetti delle Forze Armate e alcune componenti dell’US Marines Corps. Durante queste due settimane esercitative oltre 2000 militari, più di 25 tra velivoli ed elicotteri, decine di mezzi terrestri, navali ed anfibi sono stati impegnati in intense attività addestrative diurne e notturne.

La JS18 è stata concepita per addestrare i comandi e le forze sulle diverse tipologie di missione che potranno essere oggetto di future operazioni nazionali, multinazionali e di coalizione e si pone come preziosa opportunità per conseguire, attraverso l’addestramento congiunto di Esercito Italiano, Marina Militare e Aeronautica Militare sinergia ed economie, nonché per condividere risorse e massimizzare l’interoperabilità in ambito Difesa, affinando la capacità d’intervento con un’impronta sempre più marcatamente interforze.

Articolata in due parti, la “Joint Stars” ha permesso, in questa prima fase che si è appena conclusa, di federare le concomitanti esercitazioni “Golden Wings” dell’Esercito Italiano, “Mare Aperto” della Marina Militare e “Vega 18” dell’Aeronautica Militare nonché, sulla base dell’esigenza di ricercare una sempre più marcata interoperabilità a livello multinazionale, l’esercitazione “Ramstein Guard 6-2018” condotta dalla NATO.

Diversamente dalla precedenti edizioni, i Comandi e le unità in addestramento sono state messe di fronte a ulteriori difficoltà, poiché lo scenario d’impiego ha previsto la simulazione d’intervento in un ambiente caratterizzato da minacce cibernetiche e da quelle chimico-biologiche e radioattive (CBRN). Inoltre, tenuto conto che la Difesa italiana è responsabile, per tutto il 2018, della gestione della NATO Response Force, sono state testate anche le capacità delle unità militari italiane inserite nella NATO Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), cioè la forza di intervento rapido dell’Alleanza Atlantica, vera e propria “punta di lancia” della struttura NATO di risposta alle crisi internazionali.

La “Joint Stars” nella fase live è stata una prova per la Difesa anche in ambito tutela ambientale, poiché lo sviluppo di attività addestrative di tale tipologia consente, grazie all’effettuazione contemporanea e coordinata di esercitazioni che coinvolgono assetti tratti da tutte le Forze Armate, di ottimizzare l’impiego delle aree addestrative, concentrando nel tempo e nello spazio le attività stesse e, pertanto, riducendo sensibilmente l’impatto sui territori e sulle popolazioni locali.

Redazione
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