GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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ECONOMIA - page 16

L’Europa non si ferma: per l’Italia altri 4,45 miliardi dal piano SURE per preservare l’occupazione

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Nel pieno della crisi di governo e nel tentativo di creare un “governo di alto profilo” per fronteggiare le emergenze in atto, sanitaria e socioeconomica e, non in ultimo, gestire i 209 miliardi di euro del Recovery Fund, l’Italia riceve un’ulteriore tranche di sostegno finanziario che rientra nel piano comunitario SURE. In totale, la Commissione europea ha erogato 14 miliardi di euro in data 2 febbraio u.s., per 9 Paesi membri, coinvolgendo Belgio, Cipro, Ungheria, Lettonia, Polonia, Slovenia, Spagna, Grecia e Italia. Siamo, ora, alla quarta emissione di obbligazioni sociali nell’ambito del programma SURE e alla prima erogazione per il 2021. L’Italia ha usufruito, nuovamente, dell’ammontare di fondi più cospicuo, pari a 4,45 miliardi di euro, seguita dalla Polonia (4,28 mld) e dal Belgio (2 mld). Leggi Tutto

Mario Draghi alla guida del paese

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Mario Draghi ha sviluppato durante gli anni della sua carriera lavorativa una visione chiara e completa dei problemi dell’economia della società contemporanea e degli strumenti da utilizzare per migliorarla.

Lo dimostra sul campo in quanto uomo d’ azione, sia al tesoro negli anni novanta che a capo della BCE in seguito. Economista dalle scelte coraggiose, convinto che le incertezze non portino altro che al dissipamento delle potenzialità economiche.

La linea politica e umana di Draghi è fortemente condizionata dall’ insegnamento della Chiesa, la dottrina cattolica è  per lui fondamentale, il fatto che l’espulsione dell’ etica dal campo dell’ indagine scientifica sia stata messa in discussione abbia generato un modello incapace di dar conto compiutamente degli atti umani in ambito economico.

Il fine ultimo per Mario Draghi è il bene comune, se per raggiungerlo si è indifferenti all’ etica il profitto rischia di generare povertà.

Propone un modello in cui il trionfo delle disuguaglianze ampiamente sviluppatosi nell’ era della globalizzazione, venga abbattuto aggiornandosi al modello di concentrazione internazionale, non dimenticando i temi dell’uguaglianza e dell’ inclusione.

In questo momento storico afferma che la necessità sia di ricostruire la fiducia delle imprese, delle famiglie, delle persone nella capacità di crescita stabile delle economie.

La sua concentrazione al momento si focalizza sul Recovery Plan, cercando di spianare le incertezze di Bruxelles nei confronti della versione dell’ esecutivo uscente.

In tutto si tratta di 224 miliardi di euro ( circa 209 miliardi dal Recovery and Resilience Facility e 14 miliardi dal fondo Reacteu) che il nostro Paese riceverà entro il 2026.

Le critiche più pesanti sono rivolte alla mancanza di punti specifici in ciascun progetto, e di un crono programma dettagliato. Il recovery Plan così come si presenta nella versione del 12 gennaio rischia di aggravare il deficit di ulteriori 35, 6 miliardi di euro. Anche il piano industriale ha destato molte perplessità dopo le audizioni parlamentari con le principali forze produttive del paese, si dovrà quindi lavorare ad una versione aggiornata del piano anche mediante il confronto con gli steack holder.

Gli obiettivi da raggiungere prefissati sono sicuramente la crescita del PIL di tre punti al 2026, così da generare un impatto positivo su occupazione e su tutti gli indicatori del benessere, selezionando i singoli progetti  d’ investimento che puntano   a concentrare gli interventi su quelli trasformativi a maggiore impatto sull’ economia e sul lavoro.

Si procederà in oltre su un’ altra questione fondamentale,  Si procederà con la scelta di qualcuno che abbia più esperienza nella gestione di situazioni emergenziali? In molti, politici e tecnici, ipotizzano un maggior coinvolgimento della Protezione Civile, fin qui rimasta ai margini

Si vuole accelerare per la vaccinazione di massa, i volontari del sistema – 800mila persone, 300mila dei quali attivi – possono essere l’arma in più. Ma al di là dei nomi, è la linea che Draghi deciderà di seguire quella che conta.

L’altro aspetto importante a cui Draghi potrebbe guardare è quello indicato nelle raccomandazioni della Commissione europea in cui si chiedono due cose all’Italia “rafforzare resilienza e capacità del sistema sanitario per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture; migliorare il coordinamento tra autorità nazionali e regionali”. 

F.B. Fumarola

Sostenibilità: Deloitte: l’informativa climate entrerà nei bilanci e li cambierà

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Stefano Dell’Orto: «Sostenibilità e cambiamento climatico rappresentano alcune delle sfide più importanti per le imprese, che dovranno cambiare i propri modelli di business per esserne all’altezza. In questo scenario, le aziende devono prepararsi a una crescente integrazione della rendicontazione finanziaria e non finanziaria: far trasparire la propria strategia aziendale di risposta al cambiamento climatico anche in bilancio sarà fondamentale per le imprese di successo»
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La Cina destabilizza i rapporti Unione Europea – Stati Uniti in chiave economica

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Il 30 dicembre 2020 si sono conclusi i negoziati fra l’Europa e la Cina per il Comprehensive Agreement on Investment (CAI), l’accordo che lo stesso Xi Jinping ha definito una “pietra miliare della globalizzazione economica e del libero scambio”. In assenza di una leadership transatlantica, la Cina ha approfittato di questa finestra temporale per portare avanti le sue iniziative globali e acquisire influenza nei tradizionali forum multilaterali. La firma del partenariato economico regionale globale (RCEP) nel novembre 2020, che implica l’alleanza inedita tra Cina, Giappone e Corea del Sud, economie leader nel continente asiatico, ha aumentato la pressione sull’Unione Europea affinché agisse per non restare indietro nell’economia globale. Mettendo a dura prova le relazioni con gli Stati Uniti durante il mandato del presidente Donald Trump, Bruxelles ha cercato alternative strategiche per rappresentare meglio gli interessi europei. Leggi Tutto

In calo il numero di imprese a partecipazione pubblica in Italia secondo l’Istat

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L’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) chiude il 2020 con un interessante studio circa “Le Partecipate Pubbliche in Italia|Anno 2018” del 30 dicembre 2020 che riguarda il numero delle imprese attive partecipate da almeno un’amministrazione pubblica regionale o locale, relativo all’anno 2018. Il panorama economico italiano è, infatti, notoriamente caratterizzato da società partecipate da soggetti pubblici; a tal riguardo, si fa riferimento a due principali categorie: le società a partecipazione pubblicale società a controllo pubblico

In calo il numero delle unità a partecipazione pubblica

Negli ultimi anni, le unità economiche attive a partecipazione pubblica si sono ridotte in maniera considerevole. Dal 2012, infatti, l’Istat conta una flessione del 19.7%. Analizzando la categoria delle partecipate pubbliche, nel 2018, l’Istituto di Statistica ha individuato 8.510 enti partecipati dal settore pubblico, per un totale di 924.068 addetti (persona occupata in un’unità giuridica, come lavoratore indipendente o dipendente). Ciò che emerge dallo studio è un’ulteriore conferma rispetto alla tendenza registrata negli ultimi anni: prendendo come riferimento il 2018, il numero delle unità partecipate si è ridotto del 6.7% a fronte di una crescita degli addetti del 4.4%, rispetto al 2017. Sembra, invece, rimanere stabile rispetto al 2017 la percentuale di società a controllo pubblico, rappresentata dal 53.2%.

Tuttavia, è interessante notare come, tra le imprese a partecipazione pubblica rilevate per l’anno 2018, il 43.5% è costituito da società con forma giuridica a responsabilità limitata, mentre il 30% è costituito da società per azioni e il 18.2% è rappresentato da Consorzi di diritto privato e altre forme di cooperazione tra imprese. Le percentuali più basse di società partecipate pubbliche vengono ricoperte da società cooperative per il 6.1% e da aziende speciali, aziende pubbliche di servizi, Autorità indipendenti ed Enti pubblici economici per il 2.1%.

Inoltre, la quota di partecipazione da parte dei soggetti pubblici è variabile. Le società la cui partecipata pubblica è superiore al 50% (percentuale che considera le società controllate) rappresentano più della metà delle imprese italiane, il 58.9%; con una quota di partecipazione tra il 20% e il 50% si contano il 15.4% di unità, mentre, per una quota di partecipazione inferiore al 20% figurano il 25.7% delle imprese. 

Infine, andando ad approfondire la distribuzione delle imprese partecipate, si può confermare che la maggiore concentrazione è nel Centro Italia e il Lazio ne detiene, per quest’area di riferimento, certamente il primato. 

Partecipate pubbliche attive divise per settori

Tra i diversi settori in cui rientrano le partecipate pubbliche, si conferma essere il più ampio, in termini di imprese attive partecipate, quello delle Attività professionali, scientifiche e tecniche poiché comprende il 14.4% delle imprese, seguito dal settore della Fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento che conta il 12,4% di imprese. Se consideriamo il numero di addetti, invece, il settore più rilevante è il Trasporto e magazzinaggio con il 10,5% delle imprese partecipate.

Il valore aggiunto delle controllate pubbliche

Non meno importanti risultano essere le società a controllo pubblico. Come riporta l’Istat, le imprese controllate pubbliche generano, al netto delle attività finanziarie e assicurative, oltre 56 miliardi di valoreaggiunto, di cui il 7% proviene dal settore dell’industria e dei servizi. 

Nell’ambito delle controllate pubbliche, i settori più rilevanti possono essere così sintetizzati: la Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata realizza il 66,1% del valore aggiunto per il settore di riferimento; la Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento realizzail 60,8% del valore aggiunto e, infine, l’Attività estrattiva raggiunge un valore aggiunto pari al 66,8%.

Arleo (Competere.eu): urgente un Piano Nazionale sul Turismo

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“Le drastiche riduzioni delle presenze turistiche che emergono anche dal Report di oggi di Istat sui movimenti nei primi nove mesi del 2020 sono un segnale di allarme. E’ urgente un Piano Nazionale sul Turismo fatto di aiuti concreti al settore.” Lo dichiara Giuseppe Arleo responsabile dell’Osservatorio sulla ricostruzione economica post Covid-19 di Competere.eu nel commentare lo studio di oggi dell’Istituto Nazionale di Statistica.

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Lo strumento agevolativo Smart&Start di Invitalia per le startup innovative

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Data la particolare fase di stagnazione economica che stiamo attraversando, è opportuno essere aggiornati rispetto a quelli che sono gli strumenti agevolativi posti in essere dal nostro Governo, al fine di limitare, per quanto possibile, i danni che questa peculiare fase storica sta arrecando al nostro tessuto economico. A tal riguardo, tra le agevolazioni esistenti a livello nazionale, figura, tra gli altri, il programma Smart&Start Italia edizione 2020 gestito da Invitalia che ricordiamo essere l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia (MEF), con l’obiettivo di stimolare la crescita economica e gestire gli incentivi fiscali per nuove imprese e startup innovative. Leggi Tutto

EA Talks, Le sfide nel mondo del lavoro post Covid

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Alessandro Conte intervista la dottoressa Antonella Marsala, Smart Working e nuovi modelli di lavoro flessibile sono gli argomenti affrontati in questa puntata. Molte le sfide che si presentano nel mondo del lavoro  post covid delle quali si stanno vendendo già i primi segnali. Lo smart Working o lavoro agile è stato fondamentale in questo momento di crisi, ma come si potrà evolvere in modo stabile quando la pandemia sarà finalmente contenuta non è ancora chiaro. Anche la formazione è molto importante in questo contesto sia per gestire il cambiamento sia per portarlo avanti.  Leggi Tutto

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