Escalation di violenza in Ucraina, botta e risposta tra Kiev/Nato e Mosca
Durante gennaio, il livello di scontri nell’est ucraino è tornato ai massimi livelli. Di pari passo, lo scontro verbale tra Kiev e la Nato da una parte e Mosca dall’altra non accenna a placarsi
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Dopo i violenti scontri armati tra gli eserciti ucraino e separatista nella regione del Donbass avvenuti nel corso di gennaio, nei quali molti civili hanno perso la vita, Kiev ha proclamato lo stato d’allerta nazionale durante il 26 gennaio: “Dobbiamo assicurare la sicurezza e la protezione della popolazione”, ha detto il primo ministro Yatseniuk spiegando tale decisione.
La preoccupante escalation di conflitti e dimostrazioni terroristiche, dopo il cessate il fuoco di dicembre, ha causato uno scambio di accuse tra Kiev e Mosca. Il governo ucraino ha sempre accusato i filorussi di essere i responsabili di tutte le strgi compiute nell’est del Paese. Viceversa, Putin, parlando dell’esercito regolare, ha detto: “Non è un esercito, bensì una legione straniera, in questo caso una legione straniera della Nato, che, sicuramente, non persegue gli interessi nazionali dell’Ucraina”.
Le parole espresse dal Capo del Cremlino sono in totale antitesi con il discorso del Segretario Generale Natio dopo gli scontri di Mariupol, dove l’attacco nei confronti della zona residenziale della città da parte dei separatisti che controllano il territorio ha causato la morte di 20 persone e il ferimento di molte altre: “Per molti mesi, abbiamo visto la presenza di un contingente russo nell’est dell’Ucraina, così come un sostanziale aumento dell’equipaggiamento militare russo come carri armati, artiglieria e avanzati sistemi di difesa aerea. Chiedo in maniera forte alla Russia di cessare il suo supporto militare, politico e finanziario destinato ai separatisti, di cessare la destabilizzazione dell’Ucraina e di rispettare i suoi impegni internazionali”, ha affermato Stoltenberg il 24 gennaio 2015.
Giacomo Pratali
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