GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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ESTERI - page 9

Medio Oriente, Tajani “La reazione di Israele sia proporzionata”

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ROMA (ITALPRESS) – “L’Italia vuole essere portatrice di pace nel mondo. Lo siamo in Ucraina, dove partecipiamo in tutti i modi agli aiuti che vengono concessi e inviati a questo popolo amico”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aprendo la Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo.
Poi Tajani ha fatto riferimento alla “tragedia che ha provocato il riaccendersi della guerra in Medio Oriente. Non possiamo – ha affermato – non condannare fermamente l’attacco di Hamas contro vittime inermi. Un attacco che ha ricordato la brutalità della violenza nazista durante l’Olocausto. Ma vogliamo che la reazione di Israele, paese che ha diritto a esistere, sia proporzionata e che sia risparmiata la popolazione civile”.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Immigrazione, naufragio barcone in Libia, si temono oltre 60 morti

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ROMA (ITALPRESS) – Sarebbero almeno 61 i morti dei circa 86 migranti che erano a bordo di una barca al largo delle coste libiche. Lo riferisce l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Si ritiene che onde alte causate da un forte temporale abbiano sommerso la loro imbarcazione dopo la partenza da Zuwara, sulla costa nordoccidentale della Libia. L’OIM ha confermato che 25 migranti sono stati salvati e trasferiti in un centro di detenzione libico. Tutti hanno ricevuto assistenza medica dal personale dell’OIM in Libia e godono di buona salute.
Secondo alcuni sopravvissuti, i migranti, tra cui donne e bambini, provenivano dalla Nigeria, dalla Gambia e da altri paesi africani. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, la Libia e la Tunisia sono i principali punti di partenza per i migranti che rischiano pericolosi viaggi in mare nella speranza di raggiungere l’Europa, attraverso l’Italia. Quest’anno sono arrivati in Italia oltre 153.000 migranti provenienti dalla Tunisia e dalla Libia. Le Nazioni Unite hanno descritto la rotta migratoria del Mediterraneo centrale come la più mortale al mondo, mietendo centinaia di vittime ogni anno.
Flavio Di Giacomo, portavoce dell’OIM, ha scritto sulla piattaforma social X che quest’anno sono morte oltre 2.250 persone sulla rotta dei migranti nel Mediterraneo centrale, un “cifra drammatica che dimostra che purtroppo non si sta facendo abbastanza per salvare vite umane in mare”.

foto: Agenzia Fotogramma
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Il Consiglio Ue avvia i negoziati per l’adesione di Ucraina e Moldavia

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BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Consiglio Europeo ha deciso di avviare i negoziati per l’adesione di Ucraina e la Moldavia. Lo annuncia su X il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
Inoltre il Consiglio “ha concesso lo status di candidato alla Georgia – spiega Michel -. E l’Ue avvierà i negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione e ha invitato la Commissione a riferire entro marzo per prendere una tale decisione. Un chiaro segnale di speranza per la loro gente e per il nostro continente”, conclude.

“Questa è una vittoria per l’Ucraina. Una vittoria per tutta l’Europa. Una vittoria che motiva, ispira e rafforza”, commenta su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Ue, il Premio Sacharov 2023 a Mahsa Amini e alle manifestanti iraniane

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STRASBURGO (FRANCIA) (ITALPRESS) – Il Parlamento Europeo ha conferito il Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2023 a Jina Mahsa Amini e al movimento “Donna, vita e libertà” in Iran.
A ritirare il Premio, Saleh Nikbakht, accademico e avvocato che rappresenta la famiglia di Jina Mahsa Amini, Afsoon Najafi e Mersedeh Shahinkar, militanti del movimento in difesa dei diritti delle donne iraniane che hanno lasciato l’Iran nel 2023.
“Il premio Sacharov per la libertà di pensiero di quest’anno, assegnato a Jina Masha Amini e al movimento Donna, Vita, Libertà – ha detto in apertura della cerimonia di premiazione la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola – è un omaggio a tutte le donne, gli uomini e i giovani iraniani, coraggiosi e provocatori, che nonostante le crescenti pressioni, continuano a lottare per i loro diritti e a spingere per il cambiamento. Il Parlamento europeo vi ascolta e vi sostiene. Non siete soli”.
Jina Mahsa Amini era una donna curda iraniana di 22 anni. E’ stata arrestata dalla polizia a Teheran il 13 settembre 2022 per aver ignorato le rigide leggi iraniane sull’uso del velo, ed è morta in ospedale tre giorni dopo a seguito di abusi fisici subiti durante la detenzione. La sua morte ha scatenato massicce proteste guidate da donne in Iran. Con lo slogan “Donna, vita e libertà”, hanno protestato contro la legge dell’hijab e altre leggi discriminatorie.
L’8 dicembre 2023, mentre stavano per imbarcarsi per la Francia per partecipare alla cerimonia, i genitori e il fratello di Jina Mahsa Amini sono stati fermati all’aeroporto di Teheran dalle autorità iraniane e i loro passaporti sono stati confiscati. Sono ora soggetti a un divieto di viaggio. Sabato, Roberta Metsola ha invitato “il regime iraniano a revocare la sua decisione”.
La famiglia era rappresentata a Strasburgo dall’avvocato Saleh Nikbakht, che durante la cerimonia ha letto un messaggio della madre di Jina Mahsa Amini, Mozhgan Eftekhari: “Il dolore di Jina è eterno per me, ed è imperituro per le persone di tutto il mondo. Credo fermamente che il suo nome, accanto a quello di Giovanna d’Arco, rimarrà un simbolo di libertà. Dal luogo di nascita dell’eterna Jina, vi trasmetto l’infinita gratitudine mia e della mia famiglia e mi auguro che la vostra scelta sia ferma e orgogliosa. Speriamo che nessuna voce abbia paura di pronunciare la libertà”.
A seguito della repressione di queste proteste da parte del regime iraniano, il Parlamento europeo ha ripetutamente condannato la drammatica situazione dei diritti umani nel paese. Nell’ottobre 2022, i deputati hanno chiesto sanzioni contro i funzionari iraniani coinvolti sia nella morte di Jina Mahsa Amini che nella repressione di regime. Nel gennaio 2023 i deputati hanno chiesto ulteriori sanzioni contro il regime iraniano e l’inserimento del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche nella lista dei terroristi dell’UE.

– Foto ufficio stampa Parlamento Europeo –

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Bocelli all’Onu “La musica strumento per la pace”

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NEW YORK (ITALPRESS) – “Noi auspichiamo un esercito di soldati di pace che lottino per la pace con strumenti di pace. In questo senso la musica può avere una funzione importante”. A lanciare il messaggio è Andrea Bocelli, ospite all’Onu, dove ha partecipato all’evento “Empowering Youth through Music”, conferenza co-organizzata dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite e dalla “Andrea Bocelli Foundation”, ente filantropico fondato dall’artista con l’intento di promuovere e sostenere progetti nazionali e internazionali volti ad abbattere barriere erte da malattia, povertà ed emarginazione sociale.
L’evento, concepito per condividere in contesto onusiano la visione della Fondazione e i risultati da essa conseguiti sin dalla sua creazione, porta in primo piano la musica e il suo potere di superare confini geografici e barriere linguistiche e di connettere culture altrimenti distanti evocando emozioni universali.
Sono intervenuti l’Ambasciatore Maurizio Massari e la Deputy Secretary General delle Nazioni Unite, Amina Mohammed. Hanno preso la parola anche l’Ambasciatore di Haiti presso l’ONU, Antonio Rodrigue, la Presidente dell’ECOSOC e Ambasciatrice del Cile presso l’ONU, Paula Narvaez, e il Direttore UNESCO a New York, Eliot Michenberg.
Poi la Fondazione Andrea Bocelli ha illustrato i propri progetti per favorire l’empowerment giovanile attraverso la musica come strumento pedagogico che stimola la crescita personale e l’acquisizione di competenze. Bocelli è stato introdotto dal Presidente della ABF, Stefano Aversa, seguito dalla CEO di ABF, Laura Biancalani, e dal cantautore e autore del progetto “The shape of the World”, Giovanni Caccamo, i quali a vario titolo hanno condiviso gli aspetti salienti del metodo pedagogico al centro dell’azione filantropica mirata a catalizzare il potere trasformativo della musica investendo sull’istruzione giovanile. Ci sono stati anche gli interventi dei giovani beneficiari dei progetti della Fondazione.
-foto Italpress –
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In un ristorante italiano di Covent Garden piano anti Sunak

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Secondo quanto rivela il Daily Mail, i nemici politici del premier Rishi Sunak hanno pianificato le prossime mosse contro il governo. Davanti a piatti di ravioli e fette di fegato di vitello, annaffiati da bottiglie di rosso dell’Italia meridionale, il piano sarebbe stato elaborato presso Giovanni’s, un ristorante italiano a conduzione familiare situato a Covent Garden gestito da un aristocratico siciliano, il conte Pino Ragona, e le cui pareti sono decorate con foto di clienti famosi come Frank Sinatra e Liz Truss.

I “cospiratori”, parlamentari e strateghi politici, si sarebbero ritrovati con l’intenzione di far vacillare l’inquilino del numero 10 di Downing Street, dopo il licenziamento, avvenuto il mese scorso, di Suella Braverman dalla carica di ministro dell’Interno, a cui hanno fatto seguito le dimissioni del ministro dell’Immigrazione Robert Jenrick.
(ITALPRESS).
– Foto: Ragona –

Perché troppi americani sostengono il “dittatore” Trump

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di Stefano Vaccara
NEW YORK (ITALPRESS) – Cosa succederebbe se Donald Trump fosse rieletto alla Casa Bianca? La presidenza degli Stati Uniti non è un “business” che debba preoccupare soltanto gli americani. Almeno dal 1945, gli Stati Uniti sono la “nazione indispensabile” del pianeta. Per sciogliere certi nodi e contenere i maggiori pericoli internazionali – come il cambiamento climatico, la riconversione energetica, le migrazioni di massa, la guerra in Ucraina, la guerra in Medio Oriente – non si può far a meno del coinvolgimento e leadership americana.
In un celebre libro, scritto agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, Paul Kennedy, storico inglese che insegnava a Yale, sostenne che gli USA, come tutte le grandi potenze mondiali che avevano gestito “imperi”, erano destinati al declino e quindi ad essere sostituiti. La tesi di quel fortunato saggio chiamato “Ascesa e declino delle grandi potenze” è che gli “imperi” devono dedicare nel loro budget una percentuale sempre crescente alla spesa militare e non riuscendo più a contenerla, falliscono…
Scritto oltre 30 anni fa – tempo troppo breve per “scomunicare” il saggio storico di Kennedy – si ha la tentazione di chiedersi se quello che sta accadendo agli Stati Uniti sia un segnale del loro decadimento. Non perché il “fallimento” sia di tipo economico-finanziario – al contrario secondo certi dati, l’economia americana continua ad avere una buona “performance” – ma di tipo istituzionale.
Secondo l’accusa in un tribunale federale che sta processando Trump, il 6 gennaio 2021, il Congresso veniva assalito da una folla inferocita che credeva alla menzogna delle “elezioni truccate” in favore di Joe Biden, perché era stata organizzata e aizzata dal 45esimo presidente. Oltre a queste terribili accuse, arrivano le recenti dichiarazioni dello stesso Trump, che non smentiscono ma anzi confermano i sospetti che con il suo ritorno alla Casa Bianca, voglia instaurare una dittatura (solo per un giorno? Per la Prof. Ruth Ben-Ghiat, storica della NYU esperta di regimi dittatoriali, non sono mai esistiti i dittatori a scadenza di 24 ore…). Nonostante tutto ciò, circa il 60% degli elettori repubblicani vuole Trump per la “nomination” del partito.
Quindi o questi elettori del GOP non credono alle stesse dichiarazioni del loro candidato preferito e, seppur abbia dei progetti “eccentrici” per governare, sono convinti che con la sua rielezione Trump non assassinerebbe la democrazia americana; oppure questa maggioranza di elettori del GOP credono che gli USA abbiano bisogno di una dittatura per risolvere i loro problemi e non soccombere alle sfide mondiali (che loro percepiscono nelle masse di migranti alle frontiere lasciate “aperte”, alla tecnologia informatica che nel mercato del lavoro li mortifica rispetto ai guadagni delle élite, nel tenersi lontani dai conflitti mondiali con un rinnovato “isolamento” americano).
Mancano meno di tre settimane ai Caucus dell’Iowa (a differenze delle primarie dove il voto è segreto, in queste gruppi di cittadini si riuniscono allo stesso giorno e orario, per discutere tra loro e poi stabiliscono a quale candidato vanno le loro preferenze) e meno di un mese dalle primarie del New Hampshire. Trump, rispetto agli altri contendenti repubblicani rimasti, appare imbattibile a meno di una immediata e improbabile “uscita” dalla corsa di tre candidati. Ormai la scelta su chi tenere cade tra il governatore della Florida Ron De Santis e la ex governatrice della Sud Carolina Nikki Haley (i soldi di Wall Street preferiscono l’ex ambasciatrice all’Onu di Trump), per l’arduo incarico di fermare l’ex presidente che vuol diventare 47esimo degli USA.
Il cosiddetto “establishment” degli Stati Uniti (l’insieme di interessi-poteri economici, politici, giudiziari, mediatici e dell’industria spettacolo di Hollywood) per cercare di fermare la corsa di Trump verso la riconquista della Casa Bianca, aveva posto le sue speranze sulla “via giudiziaria” (sono ben 4 processi contro Trump in cui si prevede di riuscire ad arrivare alle sentenze ben prima delle elezioni). Accorgendosi che nonostante i guai giudiziari i sondaggi nei confronti di Trump continuano a favorirlo – nel 2015, lo stesso Tycoon dichiarò che avrebbe anche “potuto sparare a qualcuno sulla Quinta Avenue e mi voterebbero comunque” – adesso si accelera nella diffusione a tutti gli americani del “programma” che lo stesso candidato già presidente, in ogni comizio elettorale, enuncia pubblicamente ai suoi elettori. Basta ascoltare certe dichiarazioni “vendicative” di Trump, per accorgersi che neanche Mussolini avrebbe prima del suo incarico a capo del governo “rivelato” così tanto. Eppure anche questo mettere in guardia la maggioranza degli americani del mortale pericolo per la loro democrazia, non sembra finora che si abbiano gli effetti sperati su chi resta pronto a rivotarlo.
Ma chi sta cercando di capire invece le ragioni del perché milioni di americani preferiscono “il pistolero della Quinta Avenue” a qualsiasi altro candidato? Tra i mandarini del Partito democratico, che per ora sembrano confermare Joe Biden – il presidente che a tre anni dalla sua elezione, nei sondaggi ha l’indice di gradimento più basso mai raggiunto da tutti i presidenti eletti dal dopoguerra – nessuno provvede a dare risposte.
L’anziano senatore del Vermont, Bernie Sanders, da sempre tocca certi temi che hanno fatto la fortuna elettorale di Trump. Per questo da candidato per la nomination democratica alla Casa Bianca nel 2016 e nel 2020, ebbe un eccezionale consenso. Ma lui resta un “indipendente” (per giunta “socialista”) e non correrà più per nessuna nomination.
Invece, Robert Kennedy jr, figlio di RFK – senatore ucciso nel 1968 mentre cercava di essere eletto alla Casa Bianca – e nipote del 35esimo presidente JFK, ha molti punti nel programma che sembrano simili a quelli di Trump, senza però il condimento degli attacchi alla Costituzione o alle regole della democrazia. Per questo nei sondaggi RFK jr è in testa ai gradimenti degli americani a livello nazionale, anche se al momento, nella scelta di voto, questi lo vedono per ora al terzo posto con circa il 17%, che per un indipendente è un risultato enorme.
Non sembra che nessuno tra i contendenti per la nomination repubblicana, né chi governa il Partito Democratico, voglia fare quello che serve per battere Trump.
-foto Agenzia Fotogramma –
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Mattarella a San Marino, focus sul percorso di integrazione europeo

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SAN MARINO (ITALPRESS) – Una giornata storica per l’alto significato politico-istituzionale ha caratterizzato la Visita di Stato a San Marino di S.E. il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, giunto in mattinata sul Titano e accolto, in Piazza della Libertà, dagli Eccellentissimi Capitani Reggenti S.E. Filippo Tamagnini e S.E. Gaetano Troina.
Una piazza affollata ed emozionata ha atteso l’arrivo del Presidente della Repubblica Italiana dalla prima mattina, attenendosi alle rigide e stringenti disposizioni dettate dal Protocollo del Cerimoniale Diplomatico, d’intesa con le forze dell’ordine.
Gli onori militari e l’esecuzione degli Inni Nazionali in onore dell’Ospite hanno introdotto la solennità della giornata, che riconferma la solidità del rapporto speciale ed esclusivo che unisce i due Stati.
Ad accompagnare il Presidente Mattarella la figlia, Laura Mattarella e un’alta e qualificata delegazione, guidata da Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale.
Il Presidente della Repubblica ha manifestato grande disponibilità e attenzione alle tradizioni salutando, con viva amicizia, i Membri di Governo guidati dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri Luca Beccari, che ha accompagnato i Capi di Stato ed entrambe le delegazioni durante tutti i momenti ufficiali della Visita di Stato.
Nella Sala del Consiglio dei XII, alla presenza dei Segretari di Stato, si è tenuto lo scambio degli omaggi e delle onorificenze; una raffigurazione del Santo Marino in argento, finemente cesellato per il Presidente Mattarella e due stampe raffiguranti i giardini del Quirinale per i Capitani Reggenti.
È seguito un colloquio politico istituzionale particolarmente costruttivo e denso di contenuti e di condivisioni sui principali temi oggetto del rapporto bilaterale, nonché uno scambio di vedute e di riflessioni sugli scenari geopolitici internazionali.
Centrale è stato il tema del percorso di integrazione europeo, che per San Marino è in una fase dirimente per la chiusura, a giorni, dell’articolato negoziato, in vista del perfezionamento dell’Accordo di associazione con l’Unione europea; un tema sul quale è emersa una progressiva volontà di accompagnare fattivamente le fasi odierne e il conseguente processo di implementazione dell’Accordo medesimo.
Entrambe le delegazioni hanno confermato il significativo cambio di passo intervenuto nel periodo più recente, proprio nelle modalità di rapporto e di interrelazione. Sottolineata la comune proiezione verso un futuro di rinnovata collaborazione, nel solco di una lunga e onorata storia di relazioni fraterne, rispettose e solidali.
È seguita nella Sala del Consiglio Grande e Generale l’Udienza Ufficiale concessa dalle Loro Eccellenze i Capitani Reggenti, alla presenza di numerose Autorità sammarinesi e dei territori limitrofi e delle rappresentanze del mondo politico-diplomatico, economico, sociale e culturale.
Ad arricchire il programma della Visita di Stato ha contribuito l’iniziativa, fortemente sostenuta e organizzata dall’Ambasciata d’Italia a San Marino e realizzata nell’Atrio di Palazzo Pubblico che, eccezionalmente, ha ospitato il manoscritto Vita Sanctorum Marini et Leonis, custodito nella Biblioteca universitaria nazionale di Torino e candidato da San Marino, Italia e Croazia nel programma dell’UNESCO Memoria nel Mondo; un documento di profondo valore e significato, presentato e illustrato da interventi dello stesso Ambasciatore d’Italia Sergio Mercuri, della Consorte, Maria Giovanna Fadiga e della Meris Monti.
Il Presidente e i Capitani Reggenti si sono poi recati all’Ara dei Volontari per la deposizione di una corona di alloro, per poi proseguire alla volta del Centro Congressi Kursaal, presso il quale si è svolta la colazione ufficiale.
Nel primo pomeriggio, al Presidente Mattarella, accompagnato dalle Delegazioni ufficiali e dai Membri del Congresso di Stato, è stata presentata la mostra “Gli scatti che fanno la storia. Visite che confermano un’amicizia longeva” organizzata dalla Segreteria di Stato e dal Dipartimento Affari Esteri per testimoniare la serie di visite, di Stato e Ufficiali, dei Presidenti della Repubblica Italiana a San Marino e dei Capitani Reggenti in Italia, con la consegna del diario fotografico appositamente realizzato in onore dell’Ospite.
E’ stata poi consegnata al Presidente Mattarella una copia rilegata e aggiornata della Dichiarazione dei Diritti dei Cittadini e dei Principi Fondamentali dell’Ordinamento Sammarinese, accompagnata da una breve relazione sui principi di costituzionalizzazione dell’impianto normativo della Repubblica.
-foto ufficio stampa Congresso di Stato Repubblica di San Marino –
(ITALPRESS).

Il Salone del Mobile di Milano vola a Miami nella settimana dell’arte mondiale

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MIAMI (ITALPRESS) – Dopo Parigi, Londra, Berlino e Copenaghen, il Salone del Mobile.Milano inizia il suo road show internazionale negli Stati Uniti da Miami con la mission di condividere le principali informazioni sulla prossima edizione della Manifestazione leader mondiale nel design, a Milano, dal 16 al 21 aprile 2024. La scelta di Miami cade nella storica prima settimana di dicembre dove, secondo le anticipazioni degli organizzatori, si batterà ogni record di affluenza buyers alle numerose manifestazioni di arte contemporanea che si svolgeranno dal 5 al 10 dicembre, occasione scelta anche per aziende del lusso, automotive e del design di presentare le proprie collezioni 2024. A Miami, Il Salone assieme all’Italian Trade Agency, al Consolato Generale ed all’Istituto italiano di Cultura ed in collaborazione con le principali associazioni americane di architetti, designers e costruttori organizza due momenti di incontro: una presentazione della 62aedizione del Salone presso la nuovissima Sede dell’Istituto Italiano di Cultura in Coral Gables ed una serata dal glam internazionale, in partnership con il magazine newyorchese PIN UP, nella cornice esclusiva della Soho House a Miami Beach. Questi incontri rappresentano un’opportunità unica per il Salone per promuovere tutte le iniziative e anticipare le prime informazioni sul nuovo format e i contenuti della 62ª edizione della Manifestazione. Carlo Angelo Bocchi, Italian Trade Commissioner Miami, afferma: “La scelta degli Stati Uniti si attesta in un 2023 dove nuovamente il Madeinitaly si avvicina ad un record di vendite (stiamo raggiungendo i 70 mld di usd) cui contribuiscono i prodotti del design italiano (dovremmo suoerare i 4mld) e dove si ritorna sia perché’ gli US sono il primo mercato extra UE sia in coerenza con la passione americana di studi di architettura, designers, costruttori e società di ingegneria per una produzione che, da sempre, è percepita come unica e di tendenza, ma anche sempre più innovativa e attenta a soluzioni green nell’ambito della sostenibilità e della circular economy”. Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano commenta: “Arriviamo negli Stati Uniti dopo aver attraversato l’Europa e percepito, in tutte le capitali toccate, quanto la comunità del design sia sempre curiosa di scoprire quale sarà il futuro del Salone del Mobile.Milano, confermando il desiderio di farne parte perché il Salone è il luogo dove, non solo si intravedono i nuovi sviluppi dell’abitare, ma si percepisce anche come il design sappia riflettere sul mondo che ci circonda, aiuti le connessioni umane e risponda alle necessità individuali, collettive, del Pianeta. Siamo qui perché gli Stati Uniti sono un mercato chiave per le aziende che espongono al Salone. Lo attestano, pur nella complessità degli scenari congiunturali, gli ultimi trend di settore che, nelle previsioni 2023, confermano gli Stati Uniti primo mercato extra UE e seconda geografia di destinazione delle esportazioni della Filiera legno-arredo italiana che ha raggiunto nel 2022 i 2,4 miliardi di euro. Stati Uniti, dunque, come uno dei principali hub internazionali per il mondo del design con un bacino creativo tra i più influenti, grazie ai grandi studi di architettura e design, a cui fanno capo molti dei principali progetti immobiliari in tutto il mondo. Ed è proprio alla domanda di prodotti di arredo per la casa ma anche di progetti “sartoriali” per il contract – dal corporate all’ospitalità, agli spazi per il tempo libero, nel segno della qualità – che la Manifestazione risponde, grazie alle sue aziende e alla sua capacità di farsi volano di relazioni professionali e commerciali”. Aggiunge Marco Sabetta, Direttore Generale del Salone del Mobile.Milano: “Centralità dell’uomo e della cultura di progetto come strumento di identità e di crescita, motore di creatività e innovazione; focus sulla qualità delle proposte e dei contenuti; migliore fruibilità dell’esperienza e arricchimento professionale: ecco come anche la prossima edizione del Salone del Mobile di Milano ricoprirà un ruolo di primo piano nel panorama fieristico internazionale per continuare a generare valore per le aziende espositrici e i visitatori che vengono da tutto il mondo, moltissimi dagli Stati Uniti, che si attesta in quinta posizione per numero di visitatori professionali”. Il Salone – forte di radici solide nella cultura italiana del fare impresa e “bel disegno” – è, difatti, una forza catalizzatrice globale: il 34% degli espositori viene da 37 Paesi esteri, i 550 giovani designer del SaloneSatellite da 31 Paesi e le 28 Scuole e Università di design da 18 nazioni. E ancora: il 65% di buyer e operatori di settore proviene da 181 Paesi. Delle oltre 5.000 presenze mediaaccreditate nell’ultima edizione, il 47% proviene dall’estero. Ormai da anni, inoltre, le più importanti aziende italiane che espongono al Salone hanno costruito e continuano ad ampliare importanti canali di distribuzione che passano dai flagshisp ai negozi specializzati in prodotti italiani, tutti a New York e Miami ma anche sempre più nel resto degli US. Ecco perché’, dopo Miami, coordinato da ITA – Italian Trade Agency con la partnership tecnica dell’American Institute of Architects (AIA), per Road to Salone sarà la volta di Dallas (23 gennaio), New York (25 gennaio), Las Vegas (20 febbraio) e Chicago (22 febbraio), per portare in US l’informazione e la cultura del Salone, ispiratore di relazioni creative e professionali sempre più solide nel tempo.
– foto ufficio stampa evento –
(ITALPRESS).

La Cop28 rilancia sul nucleare, dagli Usa giro di vite sul metano

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DUBAI (EMIRATI ARABI) (ITALPRESS) – La Cop28, che era annunciata per essere una conferenza di transizione, continua a riservare sorprese. Venti Paesi hanno firmato una dichiarazione per rilanciare sul nucleare. Nel documento si chiede di triplicare il ricorso all’energia nucleare a livello globale entro il 2050 e di riconoscere ufficialmente il ruolo dell’atomo nel raggiungere le zero emissioni nette, l’obiettivo principale di tutte le conferenze sul clima. Tra gli elementi chiave, anche l’invito alle istituzioni finanziarie internazionali , a partire dalla Banca Mondiale, a incoraggiare l’inclusione dell’energia atomica nella politiche di prestito. Tra i firmatari, Francia, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Marocco, Polonia, Romania, Svezia, Ucraina, Emirati Arabi. Le basi scientifiche non mancano, secondo i promotori: nella dichiarazione si citano dati dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, secondo cui il ricorso all’atomo è essenziale. Ma le organizzazioni ambientaliste sono insorte: ”Portare avanti lo sviluppo del nuclerare su scala globale è irrilevante”, attacca Gaia Febvre di Climate action network Francia. “Perché in realtà il potenziale di sviluppo a livello globale è estremamente limitato”, aggiunge. Anche Stefano Caserini, professore associato all’università di Parma, è scettico. “Ci sono diversi scenari negli studi scientifici pubblicati negli ultimi mesi che prospettano strade differenti per raggiungere la neutralità carbonica: quello che le accomuna è che a livello globale sole vento ed efficienza energetica hanno un ruolo molto più importante del nucleare”, afferma al telefono con Italpress. “Anche per una questione di costi: per mettere in piedi una centrale occorrono molti anni, e mentre il costo delle rinnovabili è sceso anche oltre le aspettative, quello dell’atomo no, e nessuno garantisce che lo farà”. Caserini precisa che, però, esiste una differenza tra i Paesi che usano già l’energia atomica, che potrebbero trovare conveniente proseguire su questa strada, e gli altri. La presidentedel Consiglio, Giorgia Meloni, tra i leader politici presenti a Dubai, ha confermato che le porte al nucleare sono aperte, anche se il governo guarda lontano, e punta alla fusione. “Su queste questioni bisogna essere pragmatici e non ideologici – ha detto Meloni – Io non ho preclusioni su nessuna tecnologia che possa essere sicura e aiutarci a diversificare la nostra produzione energetica. Se ci sono evidenze del fatto che si possa avere un risultato positivo sono sempre disposta a parlarne, ma credo piuttosto che la grande sfida italiana sia il tema della fusione nucleare, che potrebbe essere la soluzione domani di tutti i problemi energetici. Su questa tecnologia l’Italia è più avanti di altri, dobbiamo pensare in grande su questo”. Il riferimento è anche alle aziende italiane impegnate nella ricerca sui reattori di quarta generazione, più piccoli. Meloni ha infine ha confermato l’impegno di 300 milioni nel Green climate found, il fondo delle Nazioni Unite per mitigazione e adattamento. Intanto la Banca Mondiale ha annunciato che l’altro fondo, quello per il loss and damage (terza gamba della finanza climatica) potrebbe diventare operativo nel giro di tre mesi. Lo ha detto Axel van Trotsenburg, senior managing director dell’organizzazione intergovernativa, paragonandolo al fondo per la pandemia, che ha avuto queste tempistiche e avrebbe – secondo il dirigente – lo stesso tipo di struttura. Gli Stati Uniti dal canto loro hanno annunciato un giro di vite sulle emissioni di metano, un gas serra meno noto dell’anidride carbonica ma con un effetto ventotto volte superiore sul riscaldamento globale. La riduzione sarà dell’80% in 15 anni, quindi entro il 2038. Tagliare le emissioni di metano è il modo più rapido per agire contro il cambiamento climatico: il gas dura meno della CO2 nell’atmosfera, circa dodici anni contro secoli, ed è responsabile del 30% dell’attuale aumento delle temperature secondo la Iea, l’agenzia internazionale per l’energia. Oggi a Dubai erano presenti la vicepresidente Kamala Harris e l’inviato speciale per il clima John Kerry. Infine, qualche numero. Per la prima volta le Nazioni Unite hanno diffuso la lista completa dei partecipanti. Le ong la stanno analizzando alla ricerca di informazioni sui lobbisti del fossile. Sarebbero 84.101 quelli registrati. L’anno scorso a Sharm el Sheikh erano meno di cinquantamila.
(ITALPRESS).
– Foto: xo8 –

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