GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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BreakingNews - page 15

Europa e Usa a sostegno dell'unità nazionale della Libia

BreakingNews/Varie di

I Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti ribadiscono il loro forte impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Libia, e affinché le risorse economiche del Paese siano utilizzate per il benessere della popolazione libica.

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Il primo riferimento è alle trattative tra i governi di Tobruk e Tripoli condotte dal mediatore Onu Bernardino Leon: “In un momento in cui il processo di dialogo guidato dalle Nazioni Unite fa segnare progressi verso una soluzione durevole del conflitto in Libia, esprimiamo la nostra preoccupazione per i tentativi di dirottare risorse libiche ad esclusivo vantaggio di una delle parti in conflitto e di dividere istituzioni economico-finanziarie che appartengono a tutti i cittadini libici”.
Nessuna interferenza nelle istituzioni e nell’economia libiche: “Affermiamo nuovamente l’auspicio che coloro che rappresentano le istituzioni libiche indipendenti, vale a dire la Banca Centrale di Libia (CBL), la Libyan Investment Authority (LIA), la National Oil Corporation (NOC) e la compagnia delle Poste e Telecomunicazioni libiche (LPTIC), a qualsiasi campo appartengano, continuino ad operare nell’interesse di lungo termine del popolo libico, in attesa di un chiarimento circa le strutture di governance sotto il Governo di unità nazionale”.
L’unità nazionale è l’unica possibile soluzione per combattere lo Stato Islamico: “Ribadiamo che le sfide che la Libia deve fronteggiare possono essere affrontate soltanto da un esecutivo che possa supervisionare e proteggere in maniera efficace le istituzioni indipendenti del Paese, il cui ruolo è di salvaguardare le risorse della Libia a beneficio di tutta la popolazione. I terroristi stanno approfittando del conflitto in corso per radicare la propria presenza nel Paese e intendono impadronirsi della ricchezza della Libia per portare avanti la propria agenda transnazionale”.
Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti ribadiscono il loro sostegno ai cittadini libici: “La Libia possiede le risorse necessarie per creare una nazione pacifica e prospera, in grado di esercitare un forte ruolo positivo nel più ampio contesto regionale. I terroristi traggono beneficio da questo conflitto poiché il loro scopo è far avanzare i loro progetti in Libia e nel mondo. Esortiamo con forza tutti i cittadini libici a sostenere l’indipendenza di queste istituzioni dalle influenze politiche”.

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Questione migratoria: una guerra di religione tra poveri?

BreakingNews/EUROPA di

893 i migranti recuperati dalle autorità italiane nelle ultime ore. Mentre incombe il caso dei 15 musulmani arrestati per avere gettato in mare almeno 12 persone di fede cristiana.

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È tempo di sbarchi in Sicilia. La nave Fiorillo, con a bordo 301 migranti, è arrivata, nella giornata di venerdì 17 aprile, presso il porto di Pozzallo (Rg). Stessa sorte per la nave Dattilo, giunta in nottata presso il porto di Augusta (Sr). Qui i migranti identificati sono stati in tutto 592. Tra questi, una donna è stata uccisa da una bombola di gas scoppiata all’interno dell’imbarcazione, mentre altri 16 uomini sono rimasti ustionati. Le procure di Ragusa e Siracusa hanno emesso il mandato d’arresto per gli 11 scafisti coinvolti nelle due vicende. Sale a 893 il numero dei naufraghi salvati dalle autorità italiane nelle ultime ore.

In questo aumento vertiginoso degli sbarchi (altri 200 migranti sono attesi a Trapani), dopo il recupero del peschereccio Airone sequestrato da miliziani libici, la questione migratoria sta divenendo questione religiosa.

È il caso del gommone affondato il 14 aprile al largo della Libia. L’indagine, condotta dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal capo della Procura di Palermo Francesco Lo Voi, ha portato all’arresto di 15 persone accusate di omicidio plurimo aggravato dall’odio religioso. L’atto è stato firmato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, dato che i fatti si sono svolti in acque internazionali.

Il resoconto degli inquirenti parla di una rissa scoppiata per motivi religiosi a bordo dell’imbarcazione nella notte del 14 aprile, dove almeno 12 nigeriani e ghanesi cristiani sono stati lanciati in mare da 15 persone di origine musulmana. Dalla testimonianza resa da alcuni testimoni della scena, inoltre, emerge che altrettanti migranti si sono salvati perché hanno fatto scudo umano contro gli aggressori.

L’avanzata e la propaganda dello Stato Islamico in Libia, così come in Nigeria e Mali, stanno trasformando la questione migratoria in una guerra di religione tra poveri. Dopo le parole pronunciate da papa Francesco sul martirio dei cristiani nel mondo a poche ore dalla strage in Kenya, monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale Cei, parla di “un passo avanti verso l’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione” e accusa l’Unione Europea di lavarsi le mani di fronte ad una dramma che sarà sempre più insopportabile dall’Italia”. Dello stesso tenore, le dichiarazioni del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni: “L’Unione europea è la più grande superpotenza economica del nostro tempo e non è possibile che destini solo tre milioni di euro al mese per il salvataggio in mare, una cifra abbastanza imbarazzante”.

Giacomo Pratali

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Marina Militare recupera peschereccio siciliano sequestrato da miliziani libici

BreakingNews/Difesa/EUROPA di

Nella notte tra giovedì 16 e venerdì 17 aprile, la Marina Militare è riuscita a recuperare il peschereccio Airone, proveniente da Mazara del Vallo e sequestrato, tramite un rimorchiatore libico, da alcuni miliziani. Il fatto è avvenuto a circa 90 chilometri da Misurata. L’allarme è stato dato da un’altra imbarcazione italiana che si trovava a breve distanza. I sette componenti dell’equipaggio sono tutti salvi.

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Dopo aver verificat
o le condizioni di sicurezza con l’Autorità, l’azione di abbordaggio dell’imbarcazione è stata favorita dal fatto che gli stessi componenti dell’equipaggio del peschereccio italiano, tre italiani e quattro tunisini, siano riusciti a resistere ai miliziani, a loro volta bloccati all’interno della stiva. La Marina Militare ha così affiancato il mezzo italiano, facendogli invertire la rotta verso e dirigendolo verso Lampedusa.

Nessun componente della Marina è stato ferito, mentre un membro dell’equipaggio, nel tentativo di aiutare gli ufficiali italiani, si è ferito al piede dopo avere fatto partire, in modo fortuito, una raffica di colpi dall’arma in suo possesso. L’operazione è stata svolta in collaborazione con il dispositivo navale “Mare Sicuro”.

Se l’operazione di salvataggio del peschereccio e dell’equipaggio sono andati a buon fine, rimangono invece dubbi sull’origine dei sequestratori: “La nostra preoccupazione deriva dal fatto che non sappiamo se essi fossero pirati oppure militari libici”, ha affermato Giovanni Tumbiolo, Presidente del Distretto della pesca Cosvap di Mazara del Vallo.

Giacomo Pratali

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Libia: ambasciate di Marocco e Corea del Sud nel mirino dei jihadisti

Nelle ultime ore, colpiti i due edifici. L’azione segue gli attentati delle scorse settimane contro i corpi diplomatici egiziani e algerini.

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Duplice attentato nelle ultime ore a Tripoli. All’ingresso dell’edificio dell’ambasciata del Marocco, in disuso da alcuni mesi, è stato fatto esplodere un ordigno che, però, non ha provocato nessuna vittima. In precedenza, era stata colpita anche la residenza della Corea del Sud. Alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro i rappresentanti di Seul: le vittime sarebbero due guardie. Questo tipo di azioni non sono una novità. Già nel recente passato, i corpi diplomatici egiziani e algerini sono finiti nel mirino dei jihadisti.

Anche se non vi è stata ancora alcuna rivendicazione, appare chiaro, tuttavia, che l’attentato contro la sede del Marocco, Paese ospitante dei negoziati Onu tra i due governi libici, miri a destabilizzare i già difficili tentativi di un accordo istituzionale tra Tobruk e Tripoli. Trattative che riprendono ad Algeri nella giornata di lunedì 13 aprile.

Giacomo Pratali

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Attentato Tunisi: almeno 22 morti. Gentiloni: “2 vittime e 2 dispersi tra gli italiani”

BreakingNews di

Regna ancora l’incertezza sul numero di vittime dopo l’attacco terroristico portato contro il Museo Bardo di Tunisi il 18 Marzo. Dovrebbero essere almeno 22 morti (17 dei quali turisti stranieri) e un numero imprecisato di feriti. Per quanto riguarda la situazione italiana, il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, intervenuto alla trasmissione televisiva Agora su Rai3, ha parlato di 2 morti e 2 dispersi.  Tutti i coinvolti sono crocieristi. E a pagare il prezzo più alto è il Piemonte, con i suoi probabili 2 morti e 3 feriti.

Nella mattinata di mercoledì 18 marzo, alcuni militanti dello Stato Islamico hanno fatto irruzione nell’edificio, armati di Kalashikov, e hanno preso in ostaggio turisti britannici, italiani, francesi e spagnoli prima che la polizia li liberasse. Nel corso del blitz, due attentatori e un gendarme sono rimasti uccisi. L’assalto armato è avvenuto a pochi passi dal Parlamento, dove era in corso la discussione sulla legislazione antiterrorismo.

Circa 100 gli italiani coinvolti. Le autorità parlano di due feriti, mentre tutti gli altri sarebbero stati messi in salvo. Molti di loro erano imbarcati sulla nave da crociera Costa Fascinosa, che aveva fatto tappa nel porto di Tunisi proprio alle prime luci dell’alba di mercoledì 18 marzo. Il premier Matteo Renzi, assieme agli altri omologhi europei, ha condannato l’attacco terroristico, etichettandolo come un pericoloso attacco alla sicurezza dell’Africa.

Ucraina, sì ai nuovi accordi di Minsk

BreakingNews di

Dopo 15 ore di negoziato, Angela Merkel, Francois Hollande, Vladimir Putin e Petro Poroshenko hanno annunciato che il cessate-il-fuoco entrerà in vigore il 15 febbraio. Un lungo summit, dunque, in cui è stato deciso il ritiro delle armi pesanti e di truppe e armamenti stranieri dal territorio ucraino, il ritorno ad una vita normale nelle regioni orientali del Paese, una riforma constituzionale in senso federalista e un contro assieme alla Russia dei confini entro la fine del 2015.

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Dopo i bombardamenti di Kramatorsk e le molte morti a Gennaio e Febbraio, il nuovo accordo di Minsk dovrebbe avere più forza rispetto a quello del settembre scorso. Per questo, i presidenti di Germania e Francia chiederanno ai loro partner europei di sostenere il patto nel vertice di giovedì prossimo.

Adesso, tuttavia, rimane il timore che il nervosismo di Putin e Poroshenko possa contribuire a non placare l’escalation di violenza in Ucraina. Tuttavia, come affermato da Hollande, il patto verrà migliorato nei prossimi incontri in calendario.

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Parlamento Europeo: “Sì al rimpatrio dei due marò”

BreakingNews/EUROPA di

Con una larghissima maggioranza, il Parlamento Europeo ha approvato, il 15 gennaio 2014, la risoluzione sul rimpatrio e il cambio di giurisdizione per i marò, detenuti in India da tre anni: “Si auspica – si legge nel documento finale – che la competenza giurisdizionale sia attrbiuta alle autorità italiane e/o ad un arbitraggio internazionale”. L’organo legislativo di Strasburgo ha, tuttavia, ribadito di “preoccupazione per la detenzione senza capi d’accusa”.

Un cambio di passo importante a livello internazionale, forse un po’ tardivo, visto che la controversia sui fucilieri di Marina era stata portata all’attenzione dell’Unione Europea già nel 2013 dal ministro degli Esteri Emma Bonino. Un cambio di passo che, però, segna un probabile cambiamento nei rapporti tra i governi di Roma e New Delhi per la risoluzione della controversia.

E, in questo senso, un importante segnale di un attivo dialogo sotto banco tra le due amministrazione è senz’altro la decisione presa dalla Corte Suprema indiana di prolungare di tre mesi, per motivi di salute, la permanenza in Italia di Massimiliano La Torre, colpito da ischemia a fine agosto e operato per una malformazione cardiaca a Milano il 5 gennaio 2014. Un ammorbidimento della linea dura finora tenuta dall’India che potrebbe andare nella direzione del rimpatrio dell’altro fuciliere sotto processo, Salvatore Girone.

Giacomo Pratali

Italia: emergenza migranti

BreakingNews di

Sono giunti a mezzanotte nel porto di Corigliano Calabro a bordo della CP 920 nave Gregoretti della Guardia Costiera, i 476 migranti, tra cui 43 donne e 15 minori, tratti in salvo dopo una serie di operazioni di soccorso al largo delle coste libiche. I migranti, di sedicente nazionalità siriana, senegalese, somala e ghanese, navigavano a bordo di 5 gommoni e 1 barcone.

Le richieste di aiuto sono giunte nella giornata di giovedì alla Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera a Roma, che ha coordinato i soccorsi. Dopo aver localizzato le chiamate dei migranti, sono stati dirottati 4 rimorchiatori e 1 mercantile che hanno prestato una prima assistenza alle persone in difficoltà, procedendo al loro trasbordo. Successivamente è stato disposto l’invio di nave Gregoretti che, una volta raggiunte le acque Sar libiche, ha trasbordato tutti i migranti dalle unità navali dirottate.

Nel pomeriggio di venerdì, durante la navigazione verso le coste siciliane, al largo dell’isola di Lampedusa si è resa necessaria l’immediata evacuazione medica a favore di una donna in avanzato stato di gravidanza che si trovava a bordo di nave Gregoretti. Sul punto è stato disposto l’invio della CP319 della Guardia Costiera con personale medico Cisom a bordo, per effettuare il trasbordo della donna, insieme al marito alla figlia di 1 anno, e trasferirli velocemente a Lampedusa.

 

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Francia, due blitz della polizia

BreakingNews/EUROPA di

Francia, due blitz per salvare gli ostaggi, uccisi i 3 killer, forti esplosioni nel centro di Parigi

Attorno alle 17 di venerdì 9 gennaio, grazie a due blitz condotti dalle forza speciali francesi, sono stati uccisi i tre killer che hanno tenuto sotto scacco l’Europa per tre giorni: Said e Cherif Kouachi e Amedy Coulibaly. Il primo nella tipografia di Dammartin en Goele, un piccolo centro a nord-est di Parigi, dove l’ostaggio (il proprietario dell’azienda) è stato liberato. Il secondo nel negozio kasher nel quartiere ebraico di Parigi (da cui si sarebbero udite quattro forti esplosioni) dove sarebbe rimasti uccisi quattro dei sei prigionieri.

IL RACCONTO DELLA GIORNATA

Francia con il fiato sospeso anche nella giornata di venerdì 9 gennaio. I due fratelli Kouachi, responsabili della strage contro la rivista ‘Charlie Hebdo’, sono asserragliati dalla mattinata nella tipografia di Dammartin en Goele, una cittadina a circa 40 chilometri a nord-est di Parigi. Sotto ostaggio ci sarebbe almeno una persona, Michel Catalano, 27 anni, proprietario dell’azienda. Mentre altri testimoni riferiscono che le persone catturate potrebbero essere cinque, ovvero gli altri componenti della famiglia che lavorano nell’impresa.

I terroristi sono giunti in questo piccolo centro abitato dopo essere sfuggiti per tutta la notte alle forze speciali transalpine (88 mila agenti sono stati mobilitati in tutto il Paese). Il proprietario dell’un’auto rubata dai due individui nel corso dell’inseguimento ha riferito che entrambi sono apparsi calmi e decisi e che hanno detto di appartenere alla frangia di al Qaeda nello Yemen.

Fratelli Kouachi ricercatiA questo, si è sommata l’irruzione, nel corso del pomeriggio, di un uomo armato di kalashnikov, Amedy Coulibaly, che ha preso in ostaggio sei persone (di cui uno ferito dopo la sparatoria), tra cui un neonato, nel negozio kasher Hypercasher, nel quartiere ebraico della capitale. La polizia ha recintato la zona e ha ordinato la chiusura degli altri esercizi commerciali della zona. Il premier israeliano Netanyahu ha invece dato ordine al Ministero degli Esteri e al Mossad di supportare l’azione del governo francese.

All’ingresso nel locale, l’uomo armato, lo stesso che nella giornata di giovedì avrebbe ucciso una poliziotta, avrebbe urlato “Voi sapete chi sono!” e, a distanza di qualche ora, “Liberate i fratelli Kouachi e non fate assalti”, in riferimento a quanto sta accadendo nella tipografia di Dammartin. E intanto quattro forti esplosioni sono state udite dall’interno del negozio.

Giacomo Pratali
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