GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

Author

Alessandro Conte - page 30

Alessandro Conte has 316 articles published.

Bangui: The President Samba-Panza visit the base EURFOR

Miscellaneous di

Bangui, Central African head of state has visited the base of the military force of the European Union EUFOR RCA, to which Italy participates with a contingent of the Army.

The president had already been in Bangui for the inauguration of the bridge Unit two weeks before and built by engineers of the 2nd Alpini Regiment. During the visit, the highest authority Central met the quotas that constitute EUFOR RCA.
At the booth Italian – after exposure of the means of the genius and the weapon system mounted on armored Hitrole Lynx – the President thanked the engineers for the construction of the bridge which allowed to bring together three zones divided by the conflict broke out in 2013, as well as for the rehabilitation of several streets of the capital and for the reclamation of the water network conducted last year by the 8th genius paratroopers.

The works produced by the mission in Bangui are vital for the pacification of the city beyond the security bubble still lives strong safety problems. The construction of new roads and infrastructure of the bridge link as allow you to make more usable and therefore safe arre of the city.

The Importance was emphasized at the end of the visit to the base by President Catherine Samba-Panza who greeted the Force Commander of the European, French General Jean-Marc Bacquet and representatives of 13 nations that constitute it, said “the acceptance of all European military by the population in parts of the capital where the relations between the different communities were critical, gained acceptance favoring dialogue to the systematic use of force. “

Bangui: La presidente Samba-Panza visita la base EURFOR

Medio oriente – Africa di

Bangui, il capo dello Stato Centrafricano ha visitato la base della forza militare dell’Unione Europea EUFOR RCA, alla quale l’Italia partecipa con un contingente dell’Esercito.

La presidente era già stata a Bangui per l’inaugurazione del ponte dell’Unità  due settimane prima e costruito dai genieri del 2° reggimento alpini. Nel corso della visita, la massima autorità Centrafricana ha incontrato i contingenti che costituiscono EUFOR RCA.

[subscriptionform]

[level-european-affairs]

Presso lo stand italiano – dopo un’esposizione dei mezzi del genio e del sistema d’arma Hitrole montato sui blindati Lince – la Presidente ha ringraziato i genieri per la realizzazione del ponte che ha consentito di riunire tre zone divise dal conflitto scoppiato nel 2013, oltre che per la riabilitazione di numerose strade della capitale e per i lavori di bonifica della rete idrica condotti l’anno scorso dall’8° genio paracadutisti.

Le  opere realizzate dalla missione a Bangui sono di importanza vitale per la pacificazione della città che oltre la bolla di sicurezza vive ancora fortissimi problemi di sicurezza. La realizzazione di nuove opere viarie e infrastrutture di collegamento come il ponte permettono di rendere più fruibili e quindi sicure arre importanti della città.

Importanza che è stata sottolineata al  termine della visita alla base dalla Presidente  Catherine Samba-Panza che salutando il comandante della forza europea, il  generale francese Jean-Marc Bacquet e i rappresentanti delle 13 nazioni che la costituiscono, ha dichiarato  « l’accettazione di tutti i militari europei da parte della popolazione in zone della capitale in cui le relazioni tra le diverse comunità erano critiche, un’accettazione acquisita privilegiando il dialogo all’uso sistematico della forza.”

[/level-european-affairs]

Central African Republic – inaugurated the bridge built by Italian engineers

Senza categoria di

Bangui January 29 – E ‘was inaugurated today the metal bridge of 24 meters built by the Italian military genius of the European mission EUFOR RCA to bring together three areas of the Central African capital divided by the collapse – in 2010 – the structure that exceeded a large water channel, never restored because of the civil conflict.

The bridge ‘Sewa’ – ‘units’ in the local language – is a European initiative to support security, economic development and reconciliation among the various interfaith community of Bangui. The project took part in several European Union countries: the Czech Republic provided the modular metal structure fabrication Polish, then transported to the care of Sweden and finally assembled by the military of the Italian Army, under the supervision of technicians German and Czech.

6--UNITY-BRIDGE-MOUNTING-2Consisting of more than 1,000 items, over two days the bridge was built modular and pushed by hand between the two sides of the channel from the men of the 2nd regiment of the brigade genius Julia stationed in Trento.
The initiative carried out by EUFOR RCA is part of European projects in support of the population made in cooperation with the Central African authorities. In particular, the metal bridge built by Italian engineers anticipated temporarily permanent bridge under construction in the same area with funding from the European Union, which is the first development partners of the Central African Republic.

The ribbon-cutting ceremony took place at the hands of General Philippe Pontiès – operational commander of EUFOR RCA – and the President of the Central African Republic Catherine Samba Panza, in the presence of the highest authorities of the Central African and the representatives of the international community, including the Ambassador at the head of EU Delegation Jean-Pierre Reymondet and the honorary Consul of Italy in Bangui Stefano Giuliani.
In his speech before the inauguration, the top French official, after evoking the spirit of the European operation, based on “openness, dialogue, mutual respect in order to facilitate the return of stability and security for all in the context neighborhoods strongly marked by clashes of December 2013 “, stressed the exemplary cooperation between European nations, citing among other things the fundamental role of the Italian genius in the assembly of the structure.

There are 13 European countries that make up the European Union military force in the Central African Republic, consisting of approximately 700 units operating in the capital Bangui, but the financial and logistical support of the mission involves all 28 countries of the Europe.
Italy contributes to the EUFOR mission since last August with a unit of genius currently consists of the Alpine sappers of the 2nd Regiment of Trento who alternated in December colleagues 8th genius of the Thunderbolt paratroopers stationed in Legnago (Verona).

Centrafrica – inaugurato il ponte costruito dai genieri italiani

Medio oriente – Africa di

Bangui 29 gennaio – E’ stato inaugurato oggi il ponte metallico di 24 metri costruito dal genio militare italiano della missione europea EUFOR RCA per riunire tre zone della capitale centrafricana divise dal crollo – nel 2010 – della struttura che superava un ampio canale idrico, mai più ripristinata a causa del conflitto civile.

39---UNITY-BRIDGE-THE-DAY-AFTERIl ponte ‘Sewa’ – ‘unità’ in lingua locale – rappresenta un’iniziativa europea a sostegno della  sicurezza, dello sviluppo economico e della riconciliazione interconfessionale tra le diverse comunità di Bangui. Al progetto hanno preso parte numerosi Paesi dell’Unione Europea: la Repubblica Ceca ha fornito la struttura metallica modulare di fabbricazione polacca, successivamente trasportata a cura delle Svezia e infine assemblata dai militari dell’Esercito italiano, con la supervisione di tecnici tedeschi e cechi.

Composto da oltre 1000 elementi, nell’arco di due giorni il ponte modulare è stato costruito e spinto a mano tra le due sponde del canale dagli uomini del 2° reggimento genio della brigata Julia di stanza a Trento.

L’iniziativa portata a termine dalla missione EUFOR RCA si inserisce nel quadro dei progetti europei a sostegno della popolazione realizzati in cooperazione con le autorità centrafricane. In particolare, il ponte metallico realizzato dai genieri italiani ha anticipato temporaneamente il ponte permanente in costruzione nella stessa zona grazie al finanziamento dall’Unione Europea, che è il primo partner per lo sviluppo della Repubblica Centrafricana.

6--UNITY-BRIDGE-MOUNTING-2Il taglio del nastro è avvenuto per mano del Generale Philippe Pontiès – comandante operativo di EUFOR RCA – e della Presidente della Repubblica Centrafricana Catherine Samba Panza, in presenza della massime autorità centrafricane e dei rappresentanti della comunità internazionale, tra cui l’Ambasciatore a capo della Delegazione UE Jean-Pierre Reymondet e il Console onorario d’Italia a Bangui Stefano Giuliani.

Nel discorso tenuto prima dell’inaugurazione, l’alto ufficiale francese, dopo aver evocato lo spirito che anima l’operazione europea, a base di “apertura, dialogo, rispetto reciproco per facilitare il ritorno della stabilità e della sicurezza per tutti nell’ambito di quartieri fortemente segnati dagli scontri di Dicembre 2013”, ha sottolineato la cooperazione esemplare tra nazioni europee, citando tra l’altro il ruolo fondamentale del genio italiano nel montaggio della struttura.

 

 

Sono 13 le nazioni europee che compongono la forza militare dell’Unione Europea in Repubblica Centrafricana, composta da circa 700 elementi che operano nella capitale Bangui, ma il supporto finanziario e logistico della missione coinvolge tutti i 28 Paesi dell’Unione Europa.

L’Italia contribuisce alla missione EUFOR sin dallo scorso mese di agosto con un’unità del genio attualmente costituita dai genieri alpini del 2° reggimento di Trento che hanno avvicendato a dicembre i colleghi dell’8° genio paracadutisti della Folgore di stanza a Legnago (Verona).

 

Isis the conquest of Libya

Senza categoria di

When speaking of the Caliphate immediately think to Syria and Iraq while the advanze of  ISIS’s Kalashnikov and black flags is much closer to the Italian and European coasts.

From Davos Finance Minister of Finance and Petroleum’s weak  transitional government of Libya, Ali Tarhouni, warns, formations Islamist Isis are advancing on the coast of the country.

Now without control of the territory and no army Libya falls prey to militias who claim to belong to the caliphate and after conquering Derna and Benghazi region are expanding to Tunisia occupying Sirte, Misurata and finally Sabrata.

Just from the beaches between Sabrata , Zuara and the border with Tunisia depart migrants who then arrive on Italian shores thanks to the total lack of law enforcement and control.

Most of the boats that depart from these places then asks help via telephone to the Italian coast guard, thousands of migrants rescued in recent months in the narrow strait that separates Sicily from the Libyan coast.

In this context, the danger of infiltration of fighters ISIS among migrants are very high and in this sense the new bills that will be presented to the Italian government by Senator Marco Minniti should try to reduce the phenomenon.

The minister Tarhouni in  his speech says that both Europe and Italy are underestimating what happens in Libya, the advance of terrorists aiming to conquer the oil resources of the region as it did in Syria and Iraq jeopardizing the ‘regional and international economy.

Isis alla conquista della Libia

Medio oriente – Africa di

Quando si  parla del Califfato si pensa subito alla Siria e all’Iraq  mentre l’avazata dei Kalashnikow e delle bandiere nere è molto più vicina alle coste italiane ed europee.

Da Davos il Ministro delle Finanze de del Petrolio del debole governo di transizione libico, Ali Tarhouni,  lancia l’allarme, le formazioni islamiste dell’Isis stanno avanzando su tutta la costa del paese.

[subscriptionform]

[level-european-affairs]

Ormai senza controllo del territorio e senza esercito la Libia è preda delle milizie che si proclamano appartenenti al califfato e dopo aver conquistato Derna e la regione di Bengasi stanno espandendosi verso la Tunisia occupando Sirte, Misurata e in infine Sabrata.

Proprio dalle spiagge tra Sabrata e Zuara al confine con la Tunisia partono i migranti che poi approdano sulle coste italiane grazie anche alla totale mancanza di forze dell’ordine e di controllo.

La maggior parte delle imbarcazioni che partono da questi luoghi chiede poi aiuto via telefono alla guardia costiera italiana, migliaia i migranti soccorsi negli ultimi mesi nello stretto braccio di mare che divide la Sicilia dalle coste libiche.

In questo contesto il pericolo di infiltrazioni di combattenti dell’ISIS tra i migranti sono molto alte e in questo senso le nuove proposte di legge che saranno presentate al governo italiano dal senatore Marco Minniti dovrebbero cercare di ridurre il fenomeno.

Il ministro Tarhouni  ha sottolineato con il suo intervento che sia l’Europa che l’Italia stanno  sottovalutando cosa succede in Libia, l’avanzata dei terroristi dell’ISIS ira a conquistare le risorse petrolifere della regione così come ha fatto in Siria e Iraq mettendo a repentaglio l’economia regionale e internazionale.

[/level-european-affairs]

 

Central Africa, the French hostage freed

Miscellaneous di

The educator Claudia Priest, 67, arrived in the Central African Republic January 6th would have to be two weeks in Bangui, during which he should present new projects and meet the local administration for the first time since the uprising against President François Bozizé in 2012 .

Dragged away brutally from his car by militians Anti-Balaka was held captive in difficult conditions with head injury without the possibility of medical care.

It is not the first case in the area, already a few days before he was kidnapped and later released twice an employee of the United Nations, held in the same neighborhood where he is believed to have been detained the cooperating French.

With these operations rebels anti-Balaka aim to secure the release of their leader and increase the ranks of their army, an action not planned but realized as immediate retaliation to the arrest.

The Bishop of Bangui led personally the delicate negotiations with the rebels and local authorities and managed to restore freedom the 67 year old Frenchman.

[subscriptionform]

[level-european-affairs]

The kidnapping of the cooperating French is part of an even more complex that includes the upcoming consultations preceding the political forum of Bangui which was planned with the intent to solicit a national reconciliation.

Meanwhile, the violence of the two warring factions, the Islamists Seleka and the so-called Christian militias Anti Balaka, seem to have no end putting in serious doubt the ability of the UN mission that despite the deployment of personnel and equipment can not keep control of areas of expertise.

[/level-european-affairs]

Centrafrica liberato l’ostaggio francese

Medio oriente – Africa di

L’educatrice  Claudia Priest , 67 anni , arrivata nella Repubblica Centroafricana  il 6 gennaio sarebbe dovuta restare due settimane a Bangui,  durante le quali avrebbe dovuto presentare i nuovi progetti e incontrare l’amministrazione locale  per la prima volta dopo la rivolta contro il presidente Francois Bozizè nel 2012.

Trascinata via in maniera brutale dalla sua auto dalle milizia Anti-balaka è stata tenuta prigioniera in condizioni difficili e ferita alla testa senza possibilità di assistenza medica.

[subscriptionform]

[level-european-affairs]

Non è il primo caso nell’area, già qualche giorno prima era stato rapito e poi rilasciato per due volte un dipendente delle Nazioni Unite, trattenuto nello stesso quartiere dove si crede sia stata trattenuta la cooperante francese.

Con queste operazioni i ribelli anti-balaka mirano a ottenere il rilascio del loro leader e aumentare le fila del loro esercito, una azione non pianificata ma realizzata come immediata ritorsione all’arresto.

Il vescovo di Bangui ha condotto in prima persona le delicate trattative con i ribelli e le autorità locali ed è riuscito a riportare in libertà la 67enne francese.

Il rapimento della cooperante francese si inserisce in un quadro ancora più complesso che comprende le prossime consultazioni che precedono il forum politico di Bangui che è stato previsto con l’intento di sollecitare una riconciliazione nazionale.

Nel frattempo le violenze delle due fazioni in lotta, gli islamisti Seleka e le cosidette milizie cristiane Anti- Balaka, sembrano non avere fine mettendo in serio dubbio la capacità della missione ONU che nonostante il dispiegamento di uomini e mezzi non riesce a mantenere il controllo delle zone di competenza.

[/level-european-affairs]

Tag: ostaggio francese

EMERGENCY – Contro Ebola forse ci siamo

Medio oriente – Africa di

Gino strada con un post su Facebook annuncia una grande buona notizia, diminuiscono i nuovi casi di infezione in Sierra Leone – «Forse ci siamo. Forse si riesce a sconfiggere questa epidemia. Il numero di nuovi casi sta diminuendo rapidamente ogni giorno, speriamo non si verifichino nuove impennate. Forse tra poco potremo dire che l’epidemia di Ebola è finita in Sierra Leone. Ma che fatica! E quanti miracoli ci sono voluti” – ha commentato il fondatore di Emergency.

10915304_10152539837076367_4754568819001755211_nUna buona notizia che sembra non trovare spazio sui media anche dopo mesi e mesi di terrore incontrollato, le buone notizie non vendono.

La lotta all’epidemia non ha avuto un attimo di tregua soprattutto da parte delle ONG che sul territorio sono stati in prima fila spesso con perdite umane o gravi situazioni di contagio fortunatamente per Emergency risolte positivamente ma che in altri casi hanno decretato il decesso di missionari e volontari.

“Quando in agosto il Ministero della Sanità ci ha chiesto di aprire a Lakka un centro di isolamento per i casi sospetti- continua Strada nel suo Post – in sole tre settimane i nostri logisti hanno realizzato una struttura in tende per un totale di 22 letti, che presto si è trasformata anche in centro di trattamento: troppi pazienti, accasciati fuori dal cancello, prostrati dalla malattia e in attesa di un posto lettoLa situazione in Sierra Leone è da anni critica e soprattutto in questo perido la mancanza di infrastrutture ha permesso il dilagare della malattia, l’incapacità del governo centrale di gestire l’emergenza è stata di fatto compensata dall’enorme sforzo delle ONG e prima tra tutti di Emergency.

“ Così è iniziata la corsa per metterci in condizione di curare i pazienti, non solo di isolarli e osservarli: assicurare acqua e energia elettrica, garan

10392480_10152539837301367_1462823620406932553_n

tire procedure e percorsi di sicurezza, assicurare aria condizionata per diminuire la fatica fisica degli operatori rinchiusi in un caldissimo scafandro, e finalmente iniziare a curare i malati. Perché anche in assenza di una cura specifica per la malattia si possono salvare molte vite, se si riesce a capire qualcosa di questa grave malattia ancora in gran parte sconosciuta, se si hanno gli strumenti e i farmaci più adatti. Così un passo dopo l’altro, tra grandi difficoltà, abbiamo messo a punto un laboratorio di biochimica, poi uno di virologia, sono arrivati i monitor, le pompe per infusioni endovenose, i ventilatori per intubare i malati più critici, le macchine per la dialisi. In soli tre mesi siamo riusciti ad allestire una terapia intensiva come quelle che si trovano nei centri specializzati in Europa e in USA, che hanno trattato una trentina di pazienti con una mortalità inferiore al 30 per cento. Due pazienti su tre sono guariti nei paesi

Dopo tutto questo lavoro e i risultati ottenuti Gino Strada conferma pienamente quanto ha detto qualche mese fa che ”se mi ammalo di Ebola resto in Africa”. Oggi lo posso affermare con tranquillità e convinzione: mi farei curare nell’ ETC (Ebola Treatment Centre) di Emergency. ricchi, due su tre sono morti nell’Africa povera. Per assenza di cure.”

 

Un lavoro eccezionale che merita di essere sostenuto.

 

Alessandro Conte

Bozoum, il villaggio dove i cristiani aiutano i fratelli musulmani

Medio oriente – Africa di

In quell’angolo del continente africano dal 1960 non c’è stata pace duratura, gli scontri etnici hanno lasciato ferite insanabili nella società e nello spirito della popolazione.

Padre Aurelio gestisce la missione cattolica di Bozoum dal 1992 e ha visto crescere al comunità cristiana  giorno dopo giorno tra le mille avversità della guerriglia.

Sono riuscito a mettermi in contatto con lui non appena rientrato alla missione dal suo ultimo viaggio in Europa.

Padre Aurelio, da quanto tempo si dedica alla missione di BOZOUM?

Bozoum è il primo amore… Sono arrivato qui la prima volta nel 1982, subito dopo la maturità. Ero già  frate, ed ho vissuto qui un anno molto intenso (niente telefono, niente radio…) ed è lì che mi sono innamorato dell’Africa e del centrafrica in particolare.

Sono tornato in Centrafrica dopo aver finito gli studi, nel 1992. E da allora sono qui: prima a Bouar, e dal 2003 (appena dopo l’ennesima guerra) qui a Bozoum, piccola città a circa 400 km a Nord di Bangui, la capitale.

Nel 2003 si trattava di ricostruire la Missione e la città, dopo i saccheggi causati dalle milizie ciadiane di Bozize e poi da quelle congolesi di Pierre Bemba. Ricostruzione di strutture, riapertura delle scuole e, soprattutto e più importante, ricostruzione della voglia di vivere e ricominciare.

In questi anni siamo sempre vissuti in situazioni piuttosto difficili: tra il 2003 e il 2008 c’erano bande di banditi, e poi bande di ribelli. E nel 2012 l’inizio della guerra scatenata dai ribelli (in parte ciadiani e sudanesi) della Seleka. E a fine 2013 la reazione degli antibalaka.

Tra queste difficoltà, c’è sempre stata la volontà di aiutare la gente a non aver paura, a credere nella propria dignità (più forte e più potente delle armi) e a cercare sempre di dialogare perchè ci fosse una consapevolezza delle proprie responsabilità, e un’apertura verso una risoluzione pacifica dei conflitti.

Proprio in questi giorni, il 13 gennaio, abbiamo ricordato l’anniversario della partenza della Seleka da Bozoum: una delle prime città ad essere liberate, e questo proprio grazie al dialogo (anche se non sono mancati momenti di paura…).

Quali sono le attività più importanti che riuscite a realizzare alla missione?

La prima è la Parrocchia: Bozoum è una missione nata nel 1927, una delle prime fuori da Bangui. C’è una comunità cristiana molto giovane. Ogni anno ci sono circa un centinaio di battesimi di giovani e adulti. Ci sono poi 35 villaggi che seguiamo regolarmente.

Le attività portate avanti dalla missione comprendono la scolarizzazione con una struttura che ospita i bambini dall’asilo al liceo, sono circa 1.200 gli alunni dei vari gradi che frequentano le aule della missione.

Oltre agli studi la missione pensa anche al sostegno agli orfani che si può ben immaginare molti vista l’impossibilità di una pacificazione del paese che ancora oggi subisce attacchi e violenze dalle varie fazioni.

Nell’ambito dell’agricoltura – continua Padre Aurelio –  seguiamo circa 400 cooperative agricole, per oltre 20 mila membri, con formazioni tecniche sulle coltivazioni ma anche sulla gestione economica del lavoro agricolo. Ogni anno organizziamo una Fiera Agricola (quest’anno sarà il 31 gennaio e il 1° febbraio 2015), che ha come obiettivi l’esposizione dei prodotti e la vendita (nel 2013, il giro d’affari era stato di quasi 90 mila euro, in un paese con un reddito annuo di circa 400 dollari pro capite…).

DSCN2840Molto importante anche l’attenzione che Padre Aurelio con la missione ha verso temi legati alla Giustizia e la pace un tema molto interessante e concreto. Si passa dalla lotta contro la corruzione, la stregoneria, il malgoverno – ci racconta il missionario – per poi volare alto con il lavoro di mediazione e di dialogo con ribelli di vari colori, e le comunità musulmana e cristiana…

Un tema molto interessante che viene sviluppato attraverso l’opera missionaria è la Microfinanza, ovvero la cessione di prestiti di piccoli importi che servono a chi non ha garanzie a poter avviare una attività. Da qualche anno – racconta Padre Aurelio –  abbiamo aperto una Cassa di risparmio, che attualmente ha 4 sportelli, che serve a mettere in sicurezza il risparmio, e ad erogare piccoli crediti

Sono tante le difficoltà che si incontrano in questi territori come lo stesso missionario testimonia “Si passa dalla temperatura (adesso, stagione secca, si varia tra i 10° di notte, e i 38 di giorno), alle piogge (per 8 mesi circa), alla mancanza di una rete elettrica (ogni sera accendiamo un gruppo elettrogeno per circa 3 ore…), alla salute (malaria spesso, e più volte a rischio vita… e nessun ospedale degno di questo nome a meno di 90 km)…Difficoltà anche dalla situazione fragile del paese: non saprei dire, in 23 anni, quanti colpi di stato e quante guerre ci sono state..”

A queste difficolta ambientali si sommano quelle della violenza e della guerriglia ,anche se tutti cercano di trovare e spingere le parti ad una tregua .

A Bozoum a situazione è abbastanza tranquilla, grazie al lavoro di mediazione compiuto da dicembre 2013. I fatti di violenza sono diminuiti, le scuole sono aperte, e si cerca di ridare speranza  a chi ha perso tutto – racconta Padre Aurelio – Siamo riusciti a riaprire tutte le scuole. A Bozoum, caso unico, le scuole hanno funzionato sia nel 2013-14 che in quest’anno, aprendo a settembre (mentre nel resto del paese hanno iniziato i corsi alla fine di novembre, e neanche dappertutto): 70 scuole aperte, e oltre 15 mila bambini a scuola nelle elementari. Ma parte del paese è sotto dominio della Seleka, e comunque l’amministrazione è ancora assente.

Ci sono pericoli per la comunità cristiana?

La comunità cristiana in un primo tempo, con l’arrivo della Seleka nel marzo 2013, si è ritrovata spesso vittima di saccheggi, violenze, torture. Poi, con l’arrivo degli antibalaka e la reazione contro la Seleka, purtroppo molti musulmani sono stati minacciati ed hanno preferito scappare verso il Ciad e verso il Cameroun. Adesso si assiste a un timido rientro. Proprio oggi ho iscritto un bambino musulmano nella nostra scuola, rientrato dal Ciad.

Di cosa siete maggiormente preoccupati?

DSC03454Siamo un po’ preoccupati, perchè la Nigeria è vicina, e anche Boko Haram. E temiamo che qualcuno approfitti della voglia di vendicarsi di alcuni musulmani per creare problemi.

Ma ci sono anche aspetti positivi: a novembre ho chiesto ai cristiani di fare una raccolta di cibo e di soldi in favore dei 200 musulmani rimasti a Bozoum (per la maggior parte donne e bambini). E la risposta è stata impressionante: molto cibo, e anche molti soldi (più del triplo di quello che normalmente raccogliamo). Sono stato commosso da questo: pochi mesi fa molti hanno perso beni e anche familiari a causa dei musulmani, ed ora sono stati capaci (e anche contenti) di fare un gesto così generoso…

La missione EURFOR è di aiuto in questo contesto?

EUFOR si limita alla capitale, ed abbiamo contatti, ma non ho molte ripercussioni. Il contingente italiano si sta facendo onore con alcuni lavori di ingegneria (ponti ecc).

Sarà utile la presenza dell’ONU?

Per ora abbiamo visto un dispiegamento massiccio di mezzi, ma non si vedono grandi risultati. Basta dire che l’unica strada che collega la capitale al Cameroun (e quindi al porto…) fino a qualche settimana fa era infestata da una decina di barriere degli antibalaka, che fermano le macchine e rapinano i viaggiatori, ONG comprese.

Inoltre parte di caschi blu provengono dal Bangladesh e altri paesi anglofoni… e non è facile intervenire e lavorare con grosse differenze di comprensione.

Speriamo che possano accompagnare il Paese, con misure forti che cambino in profondita il modo di governare e l’amministrazione. Per ora non si vede molto lavoro in questo senso…

Quali sono le necessità più impellenti per la vostra missione?

Sono molte!. Salute, orfani, agricultura, microcredito, case… Ma sono più preoccupato per altre necessità, più urgenti: una crisi come questa non nasce dal nulla, ma è il frutto di decenni di errori. Cito un solo esempio: il Governo Centrafricano, dal 1960, non ha mai costruito una scuola con i suoi soldi…

Sono convinto che se non facciamo un lavoro grosso di riflessione, che aiuti la gente a conoscere e cambiare, non ci sarà nessun cambiamento serio, e fra qualche anno saremo di nuovo in guerra…

 

Alessandro Conte

 

Alessandro Conte
0 £0.00
Vai a Inizio
×