Negli ultimi giorni, sui social e su alcune testate online, sono ricomparsi articoli allarmanti che annunciano l’aggiornamento delle liste di leva per i diciottenni pubblicate nei comuni italiani nell’ambito dell’attuale situazione geopolitica internazionale.
Notizie che fanno presa sull’ansia collettiva, ma che travisano completamente la realtà dei fatti.
Ogni anno, infatti, lo Stato pubblica il cosiddetto manifesto di leva militare — un atto amministrativo di routine, previsto per legge, che non ha nulla a che vedere con una mobilitazione.
In Italia, la pubblicazione del manifesto di leva è un adempimento formale, previsto per mantenere aggiornati i registri della leva, non un segnale di chiamata alle armi o di imminente mobilitazione.
Eppure, in un contesto di crescente tensione geopolitica, stanno circolando articoli che cavalcano l’onda emotiva del momento per attrarre lettori, distorcendo la natura di questa pubblicazione.
La pubblicazione delle liste avviene ogni anno, generalmente nei primi mesi, indipendentemente da ciò che accade nel mondo.
La leva militare in Italia è attualmente sospesa in tempo di pace (Legge 23 agosto 2004, n. 226), e queste liste rappresentano soltanto un obbligo amministrativo e cautelativo, utile allo Stato per tenere aggiornati i dati dei cittadini, nell’eventualità — estrema — di una riattivazione in caso di guerra.
L’utilizzo di queste liste per creare titoli dal tono allarmistico non solo è fuorviante, ma anche irresponsabile.
Induce inutilmente preoccupazione nelle famiglie dei giovani elencati, molte delle quali non conoscono le reali implicazioni del manifesto di leva.
Questo tipo di narrazione alimenta ansia e confusione, senza aggiungere alcun valore informativo o contribuire a una comprensione corretta dei fatti.
I cittadini interessati possono trovare informazioni ufficiali e aggiornate presso fonti istituzionali, come il sito del Comune di Roma e dell’ANUSCA, che spiegano chiaramente il significato e la funzione di questo adempimento:
Il giornalismo dovrebbe avere la responsabilità di fornire notizie chiare, contestualizzate e veritiere, non di alimentare paure infondate solo per incrementare i clic o l’audience.
Solo così si potrà contribuire a un dibattito pubblico informato e sereno sulla sicurezza nazionale e sul ruolo dei cittadini.
La lista di leva non chiama nessuno alle armi.
Ma ogni volta che un titolo ingannevole ci spinge a temere ciò che non c’è, qualcosa dentro la nostra fiducia collettiva si incrina.
E forse è proprio lì, tra disinformazione e paura, che si combatte la battaglia più urgente.
