Nella notte tra giovedì e venerdì, la fragile pace lungo la Linea di Controllo (LoC) nel conteso territorio del Kashmir è stata nuovamente infranta. Violenti scontri a fuoco tra le forze armate di India e Pakistan hanno provocato la morte di almeno cinque civili e il ferimento di molti altri, aggravando ulteriormente un’escalation militare già in atto da settimane.
Secondo fonti ufficiali pakistane, quattro civili sono rimasti uccisi e altri dodici feriti nei pressi della LoC, in seguito a bombardamenti indiani che hanno coinvolto artiglieria pesante. Testimonianze locali descrivono una notte di terrore, con spari continui e l’impossibilità di trovare rifugio. “Siamo abituati agli scontri, ma ieri notte è stato diverso. Sembrava una vera e propria guerra,” ha raccontato Mohammad Shakil, residente nel settore pakistano di Chakothi.
Dal lato indiano, fonti militari hanno denunciato attacchi da parte dell’esercito pakistano con mortai e artiglieria in più punti lungo il confine. La risposta delle forze indiane ha innescato scontri durati fino all’alba. Una donna ha perso la vita e due civili sono rimasti feriti nel settore di Uri, portando a 17 il numero delle vittime civili indiane da mercoledì.
Le ostilità si inseriscono in un contesto già infiammato dall’attacco del 22 aprile a un sito turistico nel Kashmir indiano, dove sono morti 26 civili, prevalentemente turisti di religione induista. L’India ha puntato il dito contro il Pakistan, accusandolo di sostenere i militanti responsabili dell’attacco. Islamabad ha smentito con forza qualsiasi coinvolgimento.
In risposta, l’India ha lanciato una serie di raid aerei su presunti obiettivi militanti in territorio pakistano, uccidendo secondo fonti pakistane 31 civili. Il Pakistan ha dichiarato di aver abbattuto cinque aerei indiani in quella che sta diventando una spirale di ritorsioni difficilmente controllabile. Le reciproche accuse di attacchi con droni, per ora non verificabili, contribuiscono a confondere ulteriormente il quadro.
La crisi ha avuto un impatto immediato anche sul fronte civile: scuole chiuse in diversi stati del nord e dell’ovest dell’India, voli sospesi in almeno venti aeroporti e panico durante una partita di cricket a Dharamsala, evacuata in fretta e furia.
Anche i mercati finanziari indiani risentono del clima di tensione. Nelle prime ore di venerdì, la Borsa ha registrato un brusco calo: il Sensex è sceso di 662 punti, mentre il Nifty 50 ha perso 215 punti.
A livello internazionale, cresce la preoccupazione per una potenziale guerra tra le due potenze nucleari. Tuttavia, la reazione degli Stati Uniti si è mantenuta cauta. Il vicepresidente americano J.D. Vance ha dichiarato che un eventuale conflitto “non sarebbe affar nostro”, sottolineando la volontà di evitare qualsiasi coinvolgimento diretto, seppur auspicando una de-escalation.
Nel frattempo, milioni di persone lungo il confine tra India e Pakistan vivono nell’incertezza, tra il timore di nuovi attacchi e la speranza che il dialogo prevalga sulle armi.