Nel panorama geopolitico europeo, Viktor Orban non è più soltanto un “revisionista” interno all’Unione Europea: è diventato il regista di una strategia sofisticata e pericolosa che mina dall’interno i pilastri dell’Occidente. Mentre da un lato si dichiara membro leale della NATO e dell’UE, dall’altro stringe legami sempre più profondi con Russia e Cina, sfruttando la sua posizione per trarre vantaggi economici e politici, anche a costo di destabilizzare l’intero assetto euroatlantico.
Un’Europa finanziaria al servizio di un’agenda anti-europea
Negli ultimi quindici anni, l’Ungheria ha incassato oltre 30 miliardi di euro dai fondi europei, destinati ufficialmente a riforme, infrastrutture e innovazione. Ma, secondo molte analisi, quei fondi hanno sostenuto un sistema sempre più autocratico, rafforzando il controllo sui media, la magistratura e il mondo imprenditoriale. Quando Bruxelles prova a esercitare pressioni, Orban reagisce bloccando sanzioni contro Mosca, rallentando gli aiuti a Kiev o ponendo veti su decisioni strategiche dell’UE. Il risultato? Nuove concessioni e ulteriori finanziamenti.
La scommessa su Trump e la destra globale
Orban ha saputo avvicinarsi anche agli ambienti repubblicani statunitensi, in particolare all’universo MAGA. Ha organizzato forum del conservatorismo, promosso narrazioni affini alla destra trumpiana e instaurato contatti informali con l’entourage dell’ex presidente. Il suo obiettivo è diventare il punto di contatto tra Washington e l’UE nel caso di un ritorno di Trump alla Casa Bianca, riducendo così le pressioni su corruzione, diritti umani e libertà d’espressione in Ungheria.
Il doppio gioco sulle sanzioni contro Mosca
Ufficialmente Budapest ha aderito alle sanzioni europee contro la Russia. Ma nei fatti, Orban le ostacola regolarmente. Un esempio emblematico è la OTP Bank, attiva in Russia e che nel 2024 ha registrato profitti record, grazie anche alla collaborazione con aziende legate alle forze armate russe. Il governo ungherese è riuscito a ottenere la rimozione della banca dalla lista delle sanzioni in cambio di aperture su altri dossier europei. E mentre si discute di penalizzare Mosca, l’oligarca Istvan Tiborcs negozia l’acquisto di asset strategici in Russia, creando un potenziale canale parallelo di finanziamento all’economia di Putin.
La vera alleanza strategica è con Pechino
Il legame con la Cina è ancora più solido. Mentre gli Stati Uniti invitano i paesi europei a prendere le distanze da Pechino, Orban accoglie investimenti miliardari e offre all’ex Celeste Impero un accesso privilegiato al mercato europeo. Giganti come CATL e BYD stanno investendo in Ungheria, beneficiando di sovvenzioni pubbliche per oltre 2,4 miliardi di euro. Inoltre, Budapest ha stretto accordi con Huawei per sviluppare infrastrutture digitali, comprese piattaforme cloud sensibili per la difesa e le telecomunicazioni.
Un pericolo sistemico per Occidente
Orban non è più solo un alleato “scomodo”: è un modello operativo per altri leader autoritari. Dimostra che è possibile far parte dell’UE e della NATO mentre si lavora attivamente per indebolirle dall’interno. Usa i fondi e le istituzioni occidentali per consolidare un potere personale sempre più autoritario, mentre favorisce gli interessi di Mosca e Pechino.
Se Bruxelles e Washington non sapranno sviluppare strumenti efficaci di pressione e contenimento, l’Ungheria rischia di trasformarsi definitivamente da Stato membro dell’Occidente in un avamposto delle autocrazie orientali nel cuore dell’Europa.