Dopo una prima fase definita dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, come risolutiva per molti problemi storici del comparto, il settore delle telecomunicazioni italiane entra ora in una nuova stagione. “Serve un piano di sviluppo strutturato – ha affermato il ministro aprendo i lavori del tavolo al Mimit – per accompagnare il settore verso una piena competitività, solidità e inclusività”.
Al tavolo, che ha riunito rappresentanti istituzionali e industriali, tra cui la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, l’associazione di categoria Asstel e i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, Urso ha tracciato le linee guida della “fase due” del piano Tlc.
Riforme e interventi: cosa è stato fatto e cosa accadrà
Tra i risultati ottenuti finora, Urso ha ricordato il rilancio di TIM e la nascita di Fibercop, lo sblocco operativo di Open Fiber, i progressi nella regolamentazione dei call center – con particolare riferimento al progetto digitale di Abramo e alla vertenza Callmat – e l’innalzamento dei limiti elettromagnetici, misura attesa da oltre vent’anni e necessaria per l’implementazione del 5G. Adesso, il governo punta su interventi concreti e su un pacchetto organico da 629 milioni di euro, di cui 533 milioni direttamente accessibili dagli operatori Tlc. Una misura che rappresenta la prima tranche di un piano più ampio e articolato per la transizione digitale del Paese.
Un pacchetto per cittadini, imprese e PA
Il piano si articola in interventi diretti e indiretti, con una platea stimata di 1,5 milioni di cittadini e 35.000 imprese. Per i cittadini, sono previsti voucher fino a 200 euro per il cablaggio verticale in fibra ottica (140 milioni di euro totali), mentre le imprese potranno beneficiare di contributi tra 2.000 e 20.000 euro per investimenti in servizi digitali, cloud e cybersecurity (150 milioni). Le grandi aziende del settore, invece, avranno accesso a 201 milioni per contratti di sviluppo dedicati a ricerca e innovazione, cavi sottomarini, tecnologie quantistiche e realtà aumentata. Al comparto broadcasting andranno 54 milioni di euro.
Sul fronte della digitalizzazione della PA, sono previsti 35 milioni per il rinnovamento delle infrastrutture nei Comuni sotto i 50.000 abitanti, mentre 2 milioni saranno impiegati per la mappatura dei data center, dei cavi sottomarini e delle aree industriali. Interventi sono stati destinati anche al catasto degli impianti (1,5 milioni), al sistema NUE 112 (3 milioni) e alla desaturazione delle reti in fibra pubbliche e private (42,7 milioni).
Consolidamento del settore: “Cinque operatori sono troppi”
Il ministro ha sottolineato anche la necessità di consolidare il mercato delle telecomunicazioni: “Cinque operatori sono troppi – ha dichiarato –. La frammentazione frena gli investimenti e impedisce alle aziende italiane di competere su scala europea”. La recente fusione tra Fastweb e Vodafone, ha aggiunto, è un segnale di cambiamento che va accompagnato da una strategia europea condivisa.
Italia sempre più attrattiva per il digitale
Sul fronte degli investimenti, Urso ha annunciato che il Mimit ha ricevuto richieste per oltre 5 miliardi di euro nel solo settore dei data center, con ulteriori manifestazioni d’interesse da parte di grandi player internazionali. “L’Italia – ha concluso il ministro – è oggi un polo tecnologico emergente, grazie alla nostra leadership nei supercalcolatori, nella microelettronica e nella rete di cavi sottomarini. Vogliamo diventare un hub strategico per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Europa”.
L’obiettivo del governo è chiaro: trasformare il comparto delle telecomunicazioni in un motore di crescita, innovazione e competitività, rendendo l’Italia protagonista della rivoluzione digitale in corso.
La posizione di ASSTEL
Il settore delle telecomunicazioni italiane sta attraversando una fase di profonda trasformazione, caratterizzata da una crescente collaborazione e competizione tra operatori storici e nuovi attori, con l’obiettivo comune di offrire connettività avanzata e servizi digitali ad alto valore aggiunto per il Paese. A sottolinearlo è stato il Presidente di Asstel – Assotelecomunicazioni, Massimo Sarmi, intervenendo al “Tavolo di Settore delle Telecomunicazioni”, tenutosi oggi alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e della Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone.
Sarmi ha ricordato il ruolo cruciale delle imprese Tlc nella transizione digitale in corso, evidenziando come esse siano centrali per il raggiungimento degli obiettivi di innovazione, copertura e diffusione dei servizi, in linea con le direttrici del PNRR. “L’ecosistema delle telecomunicazioni è un pilastro strategico per il progresso tecnologico e la competitività dell’Italia”, ha affermato. Tuttavia, ha anche evidenziato la necessità di riflettere sul futuro del settore, alla luce delle trasformazioni in atto sia a livello nazionale che europeo.
Il presidente di Asstel ha tracciato un quadro economico complesso: tra il 2013 e il 2023 il comparto ha registrato un calo di cassa di 10 miliardi di euro e una contrazione dei ricavi superiore ai 7 miliardi. Nonostante questo, gli operatori hanno continuato a investire con decisione: oltre 85 miliardi di euro destinati in particolare allo sviluppo delle reti VHCN e 5G e all’acquisizione e rinnovo delle licenze. Una dinamica che, secondo Sarmi, evidenzia la resilienza della filiera, ma anche le sue fragilità strutturali.
Le difficoltà economiche del settore si riflettono anche sul fronte occupazionale, che coinvolge oltre 200.000 lavoratori. Le imprese, ha sottolineato Sarmi, sono impegnate a tutelare la stabilità del lavoro investendo in formazione continua e certificata, per rafforzare le competenze necessarie ad affrontare la sfida della trasformazione digitale.
Sul fronte contrattuale e normativo, il Presidente di Asstel ha espresso apprezzamento per la decisione del Governo di riconoscere il CCNL Tlc come contratto di riferimento per il comparto CRM/BPO, un passo importante nella lotta contro il dumping contrattuale. Positivo anche il giudizio sulle prime misure economiche annunciate: 629 milioni di euro per stimolare la domanda di servizi digitali tra famiglie e imprese, e 18 milioni di euro destinati al Fondo di Solidarietà Bilaterale per il settore, tramite il trasferimento di una quota del FIS.
Sarmi ha quindi ribadito la necessità di una nuova politica industriale per le telecomunicazioni, capace di assicurare la sostenibilità economica dell’ecosistema e il suo sviluppo futuro. In questo contesto, ha concluso, il dialogo avviato con il Governo rappresenta un’opportunità fondamentale per definire interventi strutturali a supporto dell’intera industry, come la riduzione stabile del costo dell’energia e l’assegnazione gratuita delle frequenze, elementi considerati essenziali anche per il buon esito del negoziato sul rinnovo del contratto collettivo nazionale.
Gli operatori delle Tlc
Per gli operatori delle tlc, secondo quanto si apprende dalle agenzie di stampa, “le misure presentate dal Mimit vanno nella giusta direzione ma, nella sostanza, risultano ancora largamente insufficienti ad affrontare le criticita’ strutturali del settore”. Oggi il Mimit ha annunciato un pacchetto di misure, tra cui voucher a Pmi e cittadini, per le telco e settore digitale da circa 630 milioni. Occorrono, secondo gli operatori, “certezze sulle licenze d’uso delle frequenze mobili in scadenza nel 2029, il riconoscimento del settore quale altamente energivoro, regole del gioco uguali a quelle degli Over The top”.
Per quanto riguarda gli incentivi, “che per loro natura sono misure tattiche, questi sosterranno la domanda nei confronti di un ampio spettro di attori, non soltanto delle telecomunicazioni. Il voucher per l’adeguamento della fibra, ad esempio, sara’ in gran parte utilizzato per lavori elettrici svolti da professionisti esterni e non portera’ benefici diretti agli operatori di rete. Analogamente, il voucher per la digitalizzazione delle Pmi e’ aperto a tutto il mercato Ict e non rappresenta un intervento mirato per rafforzare la filiera delle telecomunicazioni”.
Le reazioni di Sindacati
“Terminato l’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy con i ministri Urso e Calderone, il riscontro sulle misure previste per aiutare il settore delle TLC e’ sicuramente positivo”, e’ quanto dichiara Stefano Conti Segretario Nazionale Ugl Telecomunicazioni.
“Riconoscere come Ccnl di riferimento quello delle TLC, unitamente ad un incremento delle risorse per il Fondo Bilaterale di settore derivanti dalle giacenze precedentemente versate dalle aziende e lavoratori nel Fondo Integrazione Salariale, la possibilità di ripristinare il Contratto di Espansione ed il pacchetto di 629 Mln di euro presentato, sono iniezioni di fiducia per provare a risolvere alcuni degli annosi problemi del comparto. Auspichiamo – conclude Conti -, che ora la strada sia tracciata anche per provare a chiudere con le aziende la negoziazione del rinnovo contrattuale che tiene in apprensione centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici delle TLC”.
“Si è finalmente fatta chiarezza sul contratto di riferimento per il settore delle telecomunicazioni”.È quanto dichiarato dalla Segretaria Confederale UIL, Vera Buonomo, e dal Segretario Generale della UILCOM, Salvo Ugliarolo, al termine dell’incontro odierno presso il tavolo delle telecomunicazioni al MIMIT. “Nel corso dell’incontro, il Ministro Urso ha illustrato un piano da 629 milioni di euro destinato a sostenere cittadini e imprese e a rilanciare un settore in forte difficoltà. Come UIL accogliamo con attenzione l’annuncio, ma le risorse da sole non bastano. Servono trasparenza, visione industriale e concretezza. Questi fondi devono andare solo alle aziende che rispettano la condizionalità sociale, che non delocalizzano, che non licenziano e che applicano il contratto collettivo nazionale sottoscritto dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative”, aggiungono. “Importante che il contratto collettivo nazionale di riferimento per il settore TLC sua quello sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e UGL, come dichiarato dalla ministra Calderone. Una presa di posizione netta che segna un punto fermo in un contesto in cui, troppo spesso, si tenta di aggirare la contrattazione nazionale attraverso contratti pirata. Non solo si ristabilisce chiarezza e trasparenza nel settore, ma si pongono anche le basi per affrontare una priorità non più rinviabile: il rinnovo del contratto nazionale, fermo da oltre due anni e mezzo”, continuano. “Basta scorciatoie, basta dumping contrattuale. Serve una contrattazione fondata su rappresentanza reale e certificata. I lavoratori delle TLC non possono più essere messi in concorrenza con contratti di comodo: meritano un contratto giusto, un rinnovo vero e risposte concrete”, concludono i Segretari.