Il 23 aprile, Donald Trump ha lanciato dure accuse contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sostenendo che il rifiuto di Kyiv di riconoscere la sovranità russa sulla Crimea ostacolerebbe i negoziati di pace. Secondo l’ex presidente americano, un accordo per porre fine al conflitto era “molto vicino”, ma l’intransigenza ucraina “non farà altro che prolungare” la guerra.
Eppure, la posizione dell’Ucraina è sempre stata chiara: la Crimea non è in discussione. Annessa illegalmente dalla Russia nel 2014, la penisola meridionale dell’Ucraina resta, secondo il diritto internazionale, parte integrante del territorio ucraino. Trattare la Crimea come una merce di scambio, magari per accelerare un cessate il fuoco, non equivarrebbe a raggiungere la pace, ma a creare le condizioni per un nuovo conflitto.
La narrativa russa che descrive la Crimea come ceduta pacificamente, senza opposizione, è una costruzione propagandistica che distorce i fatti. L’annessione si consumò in un contesto di occupazione militare de facto da parte delle forze armate russe, sotto la minaccia dell’uso della forza. Nel marzo del 2014, l’Ucraina disponeva solo di pochi battaglioni pienamente operativi, mentre Stati Uniti e Unione Europea non erano pronti a intervenire militarmente. La comunità internazionale si limitò a invocare la moderazione.
Ma la Crimea non è solo una questione simbolica o di principio. È la principale base militare russa nel Mar Nero, da cui partono attacchi verso le città ucraine e si controllano rotte commerciali strategiche. La sua permanenza sotto controllo russo rappresenta una minaccia per l’intera regione: Romania, Bulgaria e perfino la Turchia devono fare i conti con questa presenza militare.
Riconoscere la sovranità russa sulla Crimea significherebbe legittimare l’uso della forza per alterare i confini internazionali, contraddicendo i principi sanciti dopo la Seconda guerra mondiale. È un precedente pericoloso che rischia di destabilizzare non solo l’Ucraina, ma l’intero ordine globale fondato sul diritto internazionale.
In definitiva, l’integrità territoriale dell’Ucraina non può essere oggetto di compromesso. La vera pace non nasce dalla resa, ma dal rispetto del diritto e dalla tutela della sovranità nazionale.