La comunità internazionale ha assistito alla metodica entrata in campo della Repubblica popolare democratica della Corea (c.d. Corea del nord) nel conflitto armato ancora in corso fra i belligeranti che si scontrano ormai dal febbraio 2022: Russia-Ucraina.
L’entrata in gioco della Corea del nord, nel teatro bellico russo-ucraino, ha la sua radice dall’incontro avvenuto nel giugno 2024 fra il presidente russo Vladimr Putin e il leader coreano Kim Jong Un per stipulare un trattato di mutua assistenza militare, gettando le basi per una futura assistenza reciproca nei conflitti armati. Nell’ottobre dello stesso anno, sono emerse segnalazioni in base alle quali più di centomila soldati coreani hanno messo piede sul territorio russo per partecipare agli addestramenti. Ciò è stato riportato dalla stampa occidentale che ha reso pubblico delle immagini dove viene mostrato il personale russo distribuire uniformi militari ai soldati coreani. Non è mancata la posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che immediatamente ha espresso profondo sconcerto e preoccupazione per la piena partecipazione attiva della Corea del nord con le sue truppe al conflitto bellico, sostenendo che il suo Paese dovrà adottare ogni misura per difendersi da loro. Nonostante, l’appello del Presidente ucraino, le truppe nordcoreane si sono scontrate per la prima volta con quelle ucraine nella regione di Kursk.
In questo caso, per offrire dei chiarimenti ai lettori, è necessario analizzare se si è difronte all’esistenza di un conflitto armato, a carattere internazionale, fra l’Ucraina e la Corea del Nord e, in tal guisa, comprendere l’esatto inizio di tale conflitto.
L’articolo 2, paragrafo 1, delle IV Convenzioni di Ginevra (CG) del 1949 commina che il diritto dei conflitti armati si applica in caso di guerra dichiarata o di qualsiasi altro conflitto armato che possa sorgere tra due o più Stati contraenti, anche se lo status belli non fosse riconosciuto da una di essi. Prendendo, exempli gratia, la decisione Tadić i giudici del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia hanno definito conflitto armato come esistente ogniqualvolta vi sia ricorso allo strumento manu militari fra gli Stati. Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha asserito che non vi è una soglia di intensità specifica per determinare che esiste un conflitto armato, a carattere internazionale, aggiungendo che anche scaramucce minori fra forze armate terrestri, marine e via aria potrebbero innescare uno scontro bellico, ma ciò viene fatto dipendere dalle circostanze. Basandosi sugli standard delineati poc’anzi, un conflitto militare non interno era già maturato fra la Corea del nord e l’Ucraina a partire dall’impegno di combattimento degli inizi di novembre 2024. Le autorità ucraine hanno, difatti, comunicato che le truppe nordcoreane erano già presenti nella regione di confine Kursk, ben equipaggiate, indossavano uniformi russe e attuavano manovre sotto la visione del comando militare russo a ridosso delle posizioni ucraine.
Una questione fondamentale concerne il periodo in cui è esattamente iniziato il conflitto armato, a carattere internazionale, cioè, la necessità di determinare una specifica data di inizio ha la sua importanza sul piano pratico e sul piano giuridico. Appena scatta la valvola che dà inizio a un conflitto bellico non interno, il diritto dei conflitti armati agisce come lex specialis derogat legi generali, nel senso che le norme specifiche prevarranno su quelle più generali. Si ammetta, exempli gratia, che il conflitto militare internazionale fosse incominciata prima del 4 novembre, allora l’esercito ucraino avrebbe potuto attaccare de jureovvero lecitamente le truppe nordcoreane come primo intervento. Si focalizzi, dunque, la forza giuridica dei punti di vista secondo cui il conflitto bellico fra le truppe nordcoreane e quelle ucraine sia iniziata: in primo luogo, quando le autorità coreane hanno fornito supporto materiale bellico ai russi, in secondo luogo, quando i rispettivi governi di Mosca e di Pyongyang hanno firmato e ratificato il trattato di mutuao reciproca difesa, in terzo luogo, mentre le forze militari nordcoreane si sono schierate sul territorio russo; , in quarto luogo, nel momento in cui le truppe della Federazione russa hanno addestrato ed equipaggiato i militari della Corea del Nord con armi russe; e, infine, quando vi è stato il trasferimento delle truppe nordcoreane nella linea avanzata delle proprie truppe, all’interno della regione russa di Kursk.Prima di esaminare questi punti, si deve affrontare, sinteticamente, lo status delle forze armate nordcoreane in Russia, cioè, si deve valutare se queste truppe appartenenti a un terzo Stato presenti sul suolo russo debbano essere considerate qualcosa di diverso dalle truppe della Corea del Nord ai fini dell’inquadramento del conflitto.
Circa il loro status, il diritto dovrebbe considerare le truppe nordcoreane come un apparato militare indipendente per poter valutare la belligeranza e la classificazione del conflitto, anziché come milizie o corpi di volontari che sono inquadrate nelle forze armate russe. La stessa III CG (art.4A, paragrafo 1) delinea che i membri delle forze armate di una Parte belligerante, come pure i membri delle milizie e dei corpi volontari che fanno parte di queste forze armate, sono prigionieri di guerra, in quanto cadute in potere del nemico. Si osserva, anche, che una milizia o un corpo di volontari devono soddisfare due requisiti fondamentali per poter ottenere lo status di prigioniero di guerra. La milizia o il copro di volontari, in primis, devono essere stati formalmente incorporati nelle forze armate prima che i suoi membri cadessero nelle mani dell’avversario; inoltre, devono essere sotto il comando responsabile di una parte in conflitto.
Si sa che il modus operandi per le modalità di incorporazione è un problema prettamente dell’ordinamento interno. Da una parte si ritiene che le truppe nordcoreane stanno operando sotto il comando diretto dei vertici militari di Mosca, dall’altra, si assiste alla zona grigia ovvero all’incertezza sulla catena di comando, accompagnato dal problema se la Russia abbia un numero sufficienti di ufficiali e interpreti per comandare i soldati della Corea del Nord. In poche parole, non c’è alcuna indicazione di uno sforzo molto largo per incorporare gli uomini delle truppe nordcoreane nell’apparato di comando militare di Mosca, nel senso che i soldati mandati da Pyongyang sono nel territorio russo a causa del coordinamento ufficiale tra i due leader russo-nordcoreano. Con molta probabilità le truppe nordcoreane restino sotto il comando del Cremlino sino a quando il loro compito nelle operazioni di combattimento dirette non aumenterà; ciò potrebbe comportare la liberazione dei soldati russi per supportare l’offensiva lenta nelle zone ucraine orientali. Conseguentemente, sebbene gli organi militari nordcoreani non riescono a superare o a soddisfare la prova a forcella o a due rebbi, non equivalgono ad una milizia o corpo di volontari che è cernierata nell’apparato delle truppe della Federazione russa.
Altro aspetto interessante sta nel fatto che i militari inviati dalla Corea del Nord non possono essere inquadrati comemercenari, rammentando che gli individui-mercenari non hanno diritto allo status di combattente o di prigioniero di guerra, ai sensi dell’articolo 47 del I Protocollo addizionale, sottolineando che la Corea del Nord ha ratificato tale Protocollo addizionale alle IV CG. Il Protocollo citato, difatti, stabilisce delle condizioni che debbano soddisfare la configurabilità del mercenario che sia innanzitutto, reclutatolocalmente o all’estero per prendere parte a un conflitto bellico, poi, prenda di fatto parte alle ostilità, inoltre, essere spinto dal desiderio di ottenere un profitto personale, come pure non essere cittadino di una Parte in conflitto né residente di un territorio controllato da una Parte in conflitto, così come non essere membro delle truppe armate di una Parte in conflitto e, infine, che non sia stato inviato da uno Stato non Parte in conflitto in missione ufficiale quale membro delle forze militari di detto Stato. Si può considerare che i soldati nordcoreani, inclusi elementi delle sue forze speciali erano in stato di servizio ufficiale mentre erano intenti ad assistere i militati russi nelle loro operazioni di combattimento in corso. Le forze nordcoreano, dunque, non possono essere inquadrate nella cornice della figura di mercenario, ma pianamente come membri delle regolari truppe militari di uno Stato, impegnati in un conflitto armato con l’Ucraina.
Un ulteriore aspetto concerne l’applicazione della norma relativa alla neutralità dove, classicamente, si ritiene che gli Stati possono essere belligeranti o neutrali. Gli Stati che si trovano nella sfera della neutralità devono restare fuori o rimanere imparziali e, pertanto, sono vincolati ad astenersi dal fornire beni e servizi, legati alla guerra, alle Parti in conflitto. Inoltre, il territorio, le vie fluviali e lo spazio aereo neutrali non possono essere utilizzati come base per operazioni belliche, né come vie di comunicazioni di transito.Si fa riferimento a un approccio precedente al II conflitto mondiale denominato neutralità qualificata, favorendo l’uno o l’altro belligerante senza, però, intervenire manu militari e che prevede il diritto degli Stati neutrali di sostenere gli Stati vittime di guerre di aggressione flagranti e illecite. La stessa Carta delle Nazioni Unite può sostituire le regole di neutralità in base ad una richiesta di assistenza dell’organo politico onusiano (cioè il Consiglio di Sicurezza), come infatti viene comminato nell’articolo 2, paragrafo 5, che «i Membri devono dare alle Nazioni Unite ogni assistenza in qualsiasi azione che queste intraprendono in conformità alle disposizioni del presente Statuto, e devono astenersi dal dare assistenza a qualsiasi Stato contro cui le Nazioni Unite intraprendono un’azione preventiva o coercitiva». Infine, si sostiene che la neutralità qualificata va applicata nel momento in cui si viola qualsiasi forma imparziale richiesta da accordi regionali o collettivi di legittima difesa.
Nel caso ucraino, il governo statunitense applica la visione dell’istituto della neutralità qualificata con lo scopo di fornire aiuto all’Ucraina fornendo sostegno militare per la ragione che la Russia, mediante la sua condotta aggressiva, ha violato la sovranità, l’indipendenza politica e l’integrità territoriale dello Stato ucraino. La prassi degli Stati, con le esportazioni di armi a sostegno del popolo ucraino, dimostra una deviazione dalla severe norme di neutralità; nonostante ciò, molti Stati restano apprensivi nei riguardi dell’applicazione dello strumento della neutralità qualificata, anche se quest’ultima fosse considerata jus cogens, lo Stato nordcoreano, o qualsiasi altro Stato che fornisca supporto materiale militare allo Stato russo, viola il diritto internazionale per la mera ragione che i russi hanno avviato nel febbraio 2022 una condotta aggressiva contro lo Stato ucraino. La Corea del Nord, come pure altri Paesi, sono esclusi dal far affidamento allo scudo della neutralità qualificata per promuovere l’atto illecito, sul piano internazionale, della Russia.
La questione della neutralità è binaria, nel senso che uno Stato può essere belligerante oppure neutrale, cioè, non esiste una di mezzo sul piano giuridico, vale a dire che gli Stati inter sé in guerra sono quelli impegnati in un conflitto armato a carattere internazionale. lo status di belligerante si attua come risultato di una dichiarazione di guerra, di un’occupazione incontrastata o di ostilità fra Stati, come d’altronde recita lo stesso articolo 2 comune alle IV CG.Tutti gli altri Stati sono neutrali, nel senso che non hanno necessità di dover dichiarare la propria neutralità per beneficiare ed essere vincolanti dalle disposizioni dell’istituto della neutralità. A un certo punto, però, può accadere che il supporto di un neutrale a un belligerante potrebbe divenire così ingarbugliato con le operazioni belliche che il suo status passa da neutrale a soggetto coinvolto in conflitto bellico.
La neutralità di uno Stato termina quando lo Stato neutrale entra nella veste di belligerante in un conflitto militare internazionale oppure quando un belligerante attacca lo Stato neutrale ossia nel momento in cui un belligerante dichiara che esiste un conflitto bellico non interno fra sé e lo Stato neutrale. Qui, di certo, bisogna concentrarsi sul primo punto, vale a dire quando la Corea del Nord è entrata nel conflitto armato internazionale con l’Ucraina, indossando la veste di Stato belligerante. Gli atti, dunque, che sono non compatibili con la relazione fra lo Stato neutrale e l’altro belligerante, nel quadro del diritto di neutralità, non devono necessariamente porre fine alla neutralità dello Stato che si trovi nella condizione di essere neutrale e trascinare quello Stato in conflitto come belligerante. La violazione del diritto alla neutralità, invece, equivale ad una condotta illecita sul piano internazionale, che autorizza lo Stato vittima ad adottare contromisure non coercitive in risposta. Mentre vi è un punto dove il sostegno di uno Stato pro forma neutrale a favore di uno Stato belligerante attraversa il Rubicone e cambia lo status dello Stato da neutrale a belligerante, il grado e l’estensione giusti del supporto necessario per innescare un mutamento di status che resta incerto.
L’esame attento, nell’ambito dei conflitti armati interni, porta ad analizzare se un certo intervento di uno Stato terzo renda un interveniente, formalmente neutrale, parte di un conflitto armato. Uno Stato estraneo a un conflitto diviene parte allo scontro armato interno in base alle seguenti condizioni: esiste un conflitto armato non internazionale preesistente nel territorio in cui interviene un terzo soggetto straniero; lo Stato terzo che si mischia in una guerra intraprende condotte di ostilità nell’ambito del conflitto antecedente; le operazioni manu militari della Potenza interveniente supportano una delle Parti belligeranti del conflitto militare interno preesistente; e, infine, lo Stato terzo che entra nel campo di battaglia bellica adotta una decisione ufficiale di appoggiare una Parte coinvolta nello scacchiere bellico preesistente. Aspetti emblematici di atti che possano rendere gli Stati parte di uno scontro armato non internazionale comprendono il supporto logistico, comportante il trasporto di truppe, la fornitura di intelligence, che viene adoperato subito nella condotta delle ostilità e il coinvolgimento di organi statali nella pianificazione e nel coordinamento di una delle operazioni militari del belligerante. Questo quadro pone in risalto che le condotte di uno Stato, con lo scopo di promuovere gli interessi di uno Stato belligerante, possono trascinarlo nella sfera di soggetto parte attiva del conflitto, aggiungendo che andrebbe esaminato la questione se il comportamento dello Stato superi il limite di inizio del conflitto impegnandosi in atti ostili o operazioni militari. In poche parole, non è la violazione da parte di uno Stato dei suoi doveri, ai sensi del diritto di neutralità, che lo rende parte di un conflitto bellico, a carattere non internazionale, ma le azioni sottostanti di uno Stato come, ad esempio, quello di condurre attacchi per conto di un belligerante.
In questa analisi, è necessario dovere attenzionare diverse fasi del coinvolgimento delle truppe nordcoreane nel conflitto bellico russo-ucraino per statuire se hanno portato la Repubblica Popolare Democratica della Corea a divenire parte attiva del conflitto armato internazionale. In base al diritto dei conflitti armati, la fornitura di materiale militare a favore delle truppe russe da parte dei nordcoreani non la rende di per sé parte del conflitto armato a carattere internazionale con l’Ucraina, per cui andrebbero valutate le condotte sottostanti dello Stato, piuttosto che la severa violazione della neutralità. La prassi degli Stati pone in chiaro che i trasferimenti di armi non sono, di per sé, atti che possano rendere uno Stato parte di un conflitto bellico internazionale; perciò, fornire aiuti militari non si eleva ailivelli di partecipazione attiva alle ostilità o sta ad indicare che la Corea del Nord sia un cobelligerante.
I giudici del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, ad esempio, nel caso Tadić, hanno posto in chiaro che equipaggiare e finanziare un movimento non statale non internazionalizza, di per sé un conflitto armato interno. Se il supporto assistenziale a un attore non statale in un conflitto bellico non internazionale non avvia un conflitto militare, a carattere internazionale fra lo Stato che supporta e lo Stato contro cui le armi e l’equipaggiamento verrebbero adoperate, non basta per determinare la cobelligeranza. Tale sostegno materiale non comporta la partecipazione, la pianificazione o la supervisione di operazioni militari che portano verso il percorso della cobelligeranza.
Ora, non è possibile affrontare la questione separata ma collegata dello jus ad bellum se il sostegno materiale della Corea del Nord alla Russia possa costituire un impiego vietato della forza. Tuttavia, è fondamentale constatare che, sebbene il supporto materiale di per sé non comporta il coinvolgimento dei nordcoreani in un conflitto armato internazionale; tale condotta, tuttavia, potrebbe configurarsi nella responsabilità internazionale dello Stato nordcoreano della sua complicità negli atti di aggressione della Russia contro lo Stato ucraino, ai sensi del Progetto sulla responsabilità dello Stato della commissione del diritto internazionale.
Circa il trattato di mutua difesa russo-nordcoreano, del giugno 2024, tale accordo non rende da solo la Corea del Nord parte di un conflitto armato internazionale; sebbene i trattati bilaterali relativi alla difesa possano statuire le condizioni affinché uno Stato alleato aderisca a una guerra non interna, non richiedono necessariamente che lo Stato alleato violi i propri adempimenti vincolanti dell’istituto della neutralità a favore del soddisfacimenti degli obblighi contenuti all’interno di un accordo. Entrambi i Paesi hanno ratificato il loro trattato di mutua assistenza militare a carattere difensivo dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina. È probabile che l’abbiano fatto con l’intenzione espressa che le forze militari nordcoreane sarebbero state direttamente coinvolte nel conflitto con un pretesto giuridica di reciproca assistenza. Al momento della firma del trattato, tuttavia,l’entità della partecipazione dei nordcoreani al conflitto bellico non interno russo-ucraino restava del tutto sconosciuta e anche speculativa. Come accorgimento, si può essere certi che le autorità nordcoreane hanno in seguito ratificato tale accordo con la Russia dopo l’impegno in combattimento.
Sull’arrivo e l’addestramento degli uomini in uniforme inviati dal governo nordcoreano e per stabilire quando è incominciata lo scontro armato fra le truppe della Corea del Nord e quelle dell’Ucraina, bisogna delineare un distinguo fra lo spiegamento di forze esclusivamente per fini prettamente di genere addestrativo e gli schieramenti che, successivamente, verranno destinati a operazioni di una Potenza belligerante durante una guerra in atto. Distinzione che è stato evidenziato dal governo statunitense che ha asserito che i soldati nordcoreani hanno girato in vari siti per l’addestramento da parte russa e come tale la loro presenza in Russia per ricevere addestramento e istruzioni comporta il loro divenire cobelligeranti assieme alle truppe russe.
La mera presenza di militari nordcoreani in territorio russo non costituisce di per sé un conflitto armato a carattere non interno tra la Corea del Nord e l’Ucraina; nonostante ciò, visto l’arrivo di un numero consistente di truppe nordcoreane, grazie all’accordo del giugno 2024, è logico concludere che tale presenza militare di un Paese terzo era giunta in Russia per partecipare attivamente accanto ai russi alla guerra. Ulteriori indicatori di intelligence possono sostenere tale conclusione, ivi i fattori come il fine e l’intento dello spiegamento delle truppe nordcoreane, dove la forza dispiegata si trova a ridosso della zona di combattimento, la durata dello spiegamento e il livello di coordinamento e comunicazione fra i componenti di tipo politico, militare e di servizi segreti di alto livello dello Stato belligerante e neutrale.
Nel caso della Repubblica Popolare Democratica di Corea, più di diecimila soldati e molti ufficiali si sarebbero addestrati in Russia, distribuiti in cinque basi militari e che stanno operando in prossimità di lembi territoriali di combattimento attivi in Russia e Ucraina; non solo, tramite la tecnologia di riconoscimento facciale, grazie all’intelligenza artificiale, le autorità di Seul hanno identificato forze militari nordcoreane che perlustrano le zone di prima linea in Ucraina, presumibilmente fornendo alle forze russe indicazioni sui missili balistici di fabbricazione nordcoreana.
Secondo l’intelligence, anche i russi hanno addestrato le forze nordcoreane su dottrine e pratiche militari specifiche della Russia, addestramento, sempre sul territorio russo, che comprendere l’insegnamento dei comandi russi e l’istruzione sull’impiego dei sistemi d’arma russi. La decisione del Cremlino di addestrare ed equipaggiare i soldati nordcoreani rappresenta un passo indicativo verso e parte integrante delle missioni militari coordinate che determinano le condizioni per un futuro rapido dispiegamento in aree di combattimenti diretti in Ucraina, non solo, ma i requisiti logistici per trasportare, ospitare e addestrare migliaia di uomini in uniforme richiedono un coordinamento ed una pianificazione tra i comandi militari di Mosca e di Pyongyang.
In base a quanto è stato scritto, pare razionale sintetizzare che la Corea del Nord ha inviato i propri soldati in Russia con l’intenzione di partecipare a ulteriori missioni che comportino ostilità dirette contro l’Ucraina, anziché pianamente partecipare ad esercitazioni di addestramento ausiliare. Sulla base dell’insieme di situazioni. È plausibile sostenere che esisteva un conflitto militare, a carattere non interno, fra la Corea del Nord e l’Ucraina già a partire dagli schieramenti iniziali del mese di ottobre.
Attorno alla questione del trasporto di massa delle truppe nordcoreane, va subito delineato che lo spiegamento dei militari, messi a disposizioni dal leader nordcoreano, in prima linea sui campi di battaglia russo-ucraino è l’indicatore nettamente dell’esistenza di un vero e proprio conflitto bellico di genere internazionale fra Kiev e Pyongyang.
La condotta delle autorità nordcoreane di schierare i propri militari verso una zona di combattimento diretto sulle reti logistiche russe costituisce una minaccia di un imminente attacco, per cui ne consegue che i trasporti di truppe russe avrebbero potuto essere obiettivi leciti se gli ucraini avessero scelto o avessero avuto i mezzi per prenderli di mira durante il tragitto.
In conclusione, si può ritenere che siamo difronte a un conflitto bellico internazionale fra Stati della Corea del Nord e Ucraina che può essere indicato come il primo scontro armato del 23 ottobre 2024, quando le truppe nordcoreane hanno preso posizione in prima linea, pronte a ricevere ordini provenienti dalla catena di comando della Russia.