Il quinto Rapporto sui Territori pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) lancia un allarme sulle difficoltà dell’Italia nel perseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030. Nonostante alcune aree di progresso, come l’istruzione (SDG 4), il rapporto evidenzia peggioramenti significativi per povertà (SDG 1), gestione delle risorse idriche (SDG 6) e qualità degli ecosistemi terrestri (SDG 15). Le disparità territoriali rimangono fortemente marcate, con le regioni del Mezzogiorno particolarmente in difficoltà.
Un quadro regionale contrastante
Tra il 2010 e il 2023, alcune Regioni, tra cui Valle d’Aosta, Umbria, Lazio e la Provincia Autonoma di Trento, si distinguono per la capacità di raggiungere 12 dei 28 obiettivi quantificati entro il 2030. Al contrario, le performance di territori come la Provincia Autonoma di Bolzano, Veneto, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna risultano decisamente peggiori. In ambito urbano, città come Milano, Firenze, Roma e Cagliari mostrano risultati migliori, mentre realtà come Napoli e Reggio Calabria faticano a superare due obiettivi.
Le priorità d’azione
Il rapporto identifica quattro aree prioritarie per invertire la rotta:
1. Ripristino della natura e rigenerazione urbana: L’attuazione del Regolamento europeo sul ripristino della natura potrebbe rappresentare un volano per l’occupazione e la qualità della vita, arrestando il consumo netto di suolo nelle grandi aree urbane.
2. Politiche climatiche per le città: Le esperienze virtuose delle città italiane impegnate nella missione europea per zero emissioni, come Milano e Torino, devono essere estese ad altre realtà.
3. Rigenerazione urbana e politiche abitative: Affrontare le sfide climatiche e sociali richiede un approccio integrato tra pianificazione urbana e coesione territoriale.
4. Sviluppo delle aree interne e montane: È urgente definire strategie dedicate per valorizzare queste aree, cruciale anche per fronteggiare la crisi climatica.
Un’opportunità da cogliere
Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, sottolinea la necessità di sfruttare i 75 miliardi di euro stanziati dall’Unione Europea, di cui solo il 12% è stato impegnato, e richiama l’attenzione sulla riforma del PNRR, che ha ridotto significativamente i fondi per il Sud. Il rapporto propone inoltre di incentivare la diffusione di buone pratiche, come i Climate City Contract, per ridurre emissioni e promuovere uno sviluppo sostenibile.
Un messaggio di speranza
Nonostante le difficoltà, il rapporto mette in evidenza numerosi progetti virtuosi emersi in tutto il territorio nazionale. Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha dichiarato: “La conversione ecologica può diventare un traino per l’inclusione sociale, l’innovazione economica e la protezione ambientale.”
Il Rapporto ASviS 2024 rappresenta una chiamata all’azione per istituzioni, società civile e comunità locali, affinché l’Italia possa recuperare i ritardi accumulati e contribuire in modo concreto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Le sfide sono immense, ma le opportunità per un futuro più sostenibile e inclusivo sono ancora alla portata.