Irlanda del Nord: l’omicidio della giornalista McKee e l’accentuarsi degli scontri

Il 19 aprile a Londonderry (nota anche come Derry), città al confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, la giornalista Lyra McKee, ventinovenne, è stata uccisa durante alcuni scontri violenti tra polizia e dissidenti. La giovane reporter, sul posto per seguire l’evolversi degli scontri , sarebbe stata uccisa da colpi di arma da fuoco, mentre si trovava in prossimità di una macchina della polizia.

La polizia nordirlandese ha affermato che la sua morte debba essere considerata un atto terroristico, probabilmente ad opera della New IRA, gruppo paramilitare dell’Irlanda del Nord costituito da dissidenti repubblicani. Quest’ultimo si ispira all’IRA (‘Irish Republican Army), organizzazione indipendentista armata, oggi inattiva, che combatté la guerra d’indipendenza contro la Gran Bretagna e che nel 1919 il Dáil Éireann- la Camera bassa della Repubblica d’Irlanda- riconobbe come esercito della Repubblica d’Irlanda, proclamata durante la Rivolta di Pasqua del 1916 e riaffermata nel 1919.

Gli scontri e la morte della giornalista non sono che gli ultimi episodi di violenza avvenuti recentemente in Irlanda del Nord, dominata da uno scenario complesso, legato ad eventi politici provenienti dalla dimensione nazionale ed internazionale, come la crisi governativa e la questione della Brexit. L’Irlanda del Nord, infatti, è in uno stato di tensione politica: l’assemblea devoluta a Stormont è sospesa dal gennaio del 2017, in seguito alla caduta del governo locale, causata dalle dimissioni di McGuinness, del partito repubblicano Sinn Féin; in Irlanda del Nord i poteri del governo devono essere condivisi da unionisti e  repubblicani, ai sensi degli Accordi del venerdì Santo; dopo le dimissioni di McGuinness, il partito repubblicano si è rifiutato di nominare un sostituto, facendo così cadere il governo e costringendo a procedere con nuove elezioni; nelle elezioni che si sono tenute nel marzo del 2017, i partiti più votati sono risultati nuovamente il Sinn Féin ed il DUP, la destra unionista, i quali, tuttavia, non sono riusciti a trovare un accordo. Inoltre, rileva che la questione Brexit ha comportato un aumento delle tensioni tra le varie comunità presenti sul territorio, nonché un sentimento di incertezza con riguardo ai futuri accordi relativi al confine con la Repubblica d’Irlanda. A ciò si aggiungono dei punti interrogativi concernenti i diritti dei cittadini nordirlandesi. Si tratta di un mix pericoloso in un territorio in cui permangono molte condizioni che avevano posto le basi per il conflitto, come la profonda divisione tra le varie comunità, la mancanza di opportunità nonché la presenza di gruppi paramilitari attivi interessati al reclutamento di giovani.

Con particolare riguardo alla Brexit ed alle sue conseguenze, ciò ha fatto accrescere l’impressione del disinteresse di Londra nei confronti di questa regione, che ha votato contro l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e che è destinata a subire gravi danni economici dopo la rottura con l’UE.

In particolare, gli scontri nell’Irlanda del Nord sono iniziati dopo le perquisizioni effettuate dalla polizia a Mulroy Park ed a Galliagh, nel corso dello svolgimento delle indagini sull’esplosione dell’autobomba a Derry lo scorso gennaio. La popolazione ha reagito scendendo in piazza poco dopo le commemorazioni della cosiddetta “Pasqua di sangue” dell’aprile del 1916, allorché l’esercito britannico reagì a colpi di cannone alla dichiarazione d’indipendenza dell’Irlanda del Nord, annunciata il 24 aprile, nel giorno di Pasquetta.

Recentemente le tensioni sembrano essere aumentate, con ripetuti episodi di violenza.

Gli episodi violenti hanno ricordato i cosiddetti “Troubles”, termine con cui si indica la cosiddetta “guerra a bassa intensità”, svoltasi tra la fine degli anni 60 e la fine degli anni 90 in Irlanda del Nord che ha causato 3600 morti. Si trattava di scontri tra gli unionisti, in larga parte protestanti e sostenitori della permanenza nel Regno Unito, ed i repubblicani, cattolici e fautori dell’unione con la Repubblica d’Irlanda. Sia unionisti che repubblicani erano dotati di gruppi paramilitari: l’IRA, legata ai repubblicani ed al partito Sinn Féin e l’Ulster Defence Association con gli unionisti e l’Ulster Unionist Party. Gli scontri cessarono nel 1998 con la firma degli Accordi del venerdì santo, i quali stabilirono le condizioni per la permanenza nel Regno Unito.

McKee era specializzata nell’analisi di tale conflitto ed in particolare nello studio delle ripercussioni sulle nuove generazioni, che non lo hanno vissuto in prima persona o che non lo ricordano essendo all’epoca troppo giovani, ma che ne stanno ancora pagando il prezzo. La reporter aveva scritto in merito ai cosiddetti “Ceasefire Babies”: la giovane generazione che, tormentata dalla povertà e dal trauma ereditato, ha avuto molti casi di morte per suicidio, nonostante sia cresciuta in tempo di pace. Lei stessa era parte di tale generazione, aveva otto anni quando fu raggiunto l’accordo di pace, ed era cresciuta appena fuori il “miglio dell’omicidio” di Belfast, così denominato a causa dell’elevato numero di morti durante il conflitto.

Proprio Londonderry sta riemergendo come una delle città più problematiche nella gestione delle tensioni, come già era accaduto durante gli anni dei “Troubles”. Qui era scoppiato il conflitto nordirlandese e qui nel 1972 vi è stata la cosiddetta “Bloody Sunday”, letteralmente “domenica di sangue”, quando l’esercito britannico, durante una manifestazione di protesta contro una legge emanata dal governo unionista ed in difesa dei diritti civili, aprì il fuoco contro la folla. Lo stesso nome della città è oggi oggetto di dibattito, poiché per i nazionalisti cattolici è solo Derry, mentre per gli unionisti è Londonderry, con il prefisso aggiunto nel diciassettesimo secolo, allorché le livery companies londinesi ne organizzarono la ricostruzione sul modello di una città coloniale.

La situazione attuale, dunque, deriva da diverse cause, le quali richiedono un intervento immediato volto al ripristino dell’ordine e della stabilità nella convivenza all’interno della nazione.

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