Dal 1° gennaio al 30 giugno 2019 è la Romania a detenere la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. È la prima volta che tale Paese, entrato nel 2007 nell’UE e in attesa di acquisire l’euro come moneta, ha l’opportunità di ricoprire questo importante ruolo all’interno delle istituzioni europee, insieme ai paesi di Finlandia e Croazia, con i quali si compone il trio di presidenza.
La presidenza del Consiglio è esercitata a turno dagli Stati membri dell’Unione Europea per una durata di sei mesi. È dunque il Paese che detiene la presidenza a tenere tutte le riunioni nell’ambito del Consiglio per l’intero semestre, garantendo la continuità con i lavori svolti dalle altre istituzioni europee. A tal fine, si rende necessario l’esercizio della presidenza del Consiglio attraverso il trio di paesi: vi è tale sistema a partire dal 2009, con l’introduzione del Trattato di Lisbona, con lo scopo di fissare degli obiettivi a lungo termine e un programma comune volto a stabilire i temi e le questioni principali che vengono trattati dal Consiglio nel periodo dei 18 mesi. Sulla base di tale programma, ciascuno dei tre paesi prepara un proprio programma semestrale più dettagliato.
Per ciò che riguarda la presidenza rumena, si è scelto di fondare il programma sul principio della coesione, cioè il valore comune europeo, inteso come unità, parità di trattamento e convergenza. Alla luce di ciò, il programma della presidenza è stato incentrato su quattro aspetti base della coesione, i quali prevedono l’Europa della convergenza, un’Europa più sicura, l’Europa come attore forte sulla scena mondiale e l’Europa dei valori comuni. All’interno dell’Unione Europea, la presidenza ha il compito di svolgere i lavori del Consiglio sulla normativa dell’Unione europea, garantendo la continuità dell’agenda dell’Unione Europea, il regolare svolgimento dei processi legislativi e la collaborazione tra gli Stati membri. Di conseguenza, è necessario che la presidenza agisca come un mediatore leale e neutrale.
La presidenza ha due compiti principali: pianificare e presiedere le sessioni del Consiglio e le riunioni dei suoi organi preparatori, considerando anche le varie formazioni del Consiglio, le riunioni degli organi (comitati permanenti quali il Coreper) ed i gruppi e comitati per i temi specifici; rappresentare il Consiglio nelle relazioni con le altre istituzioni dell’UE, Commissione e Parlamento Europeo, al fine di raggiungere accordi attraverso le riunioni di negoziazione e del comitato di conciliazione.
Per la Romania si tratta di un importante ruolo da svolgere, anche perché la presidenza lavora in stretto coordinamento con il presidente del Consiglio europeo e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ne sostiene i lavori e può svolgere determinati compiti per conto dell’alto rappresentante; ad esempio, può rappresentare il Consiglio “Affari esteri” davanti al Parlamento europeo oppure presiederlo nel caso in cui si discuta di questioni di politica commerciale.
Il vertice della Romania si è inaugurato non senza difficoltà e perplessità. Il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, reduce dalla scorsa presidenza del Consiglio terminata a dicembre, ha accolto in modo favorevole la nuova presidenza, ribadendo la fondamentale cooperazione tra Austria e Romania. Tuttavia, il Presidente della Commissione europea Juncker ha confessato i suoi dubbi sulla capacità rumena di presiedere i paesi europei rispettando il ruolo di mediatore neutrale, pur essendo tecnicamente ben preparata, anche a causa delle divisioni interne al paese e delle riforme che potrebbero minare lo stato di diritto e che impediscono una guida coesa dell’UE. I dubbi di Juncker derivano anche dal particolare momento storico che si trova a vivere l’Unione Europea, considerando gli appuntamenti dell’attuale semestre, dalla Brexit di fine marzo alle elezioni europee di maggio, che rischiano di minare il delicato equilibrio dell’UE, oltre alla revisione del sistema d’asilo per i migranti e alla riforma dell’eurozona. Al contrario, il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si è detto fiducioso dei risultati che darà la Romania, affermando di “non vedere l’ora di iniziare la collaborazione”.
La mancanza di fiducia di Juncker ha dato vita a delle reazioni all’interno del paese, dove il partito socialdemocratico della premier Viorica Dăncilă ha dichiarato di essere stati sottoposti ad un trattamento da “Paese di serie B”. Considerando che la Romania è una Repubblica semipresidenziale, sarà il Presidente di centro-destra Iohannis a guidare il Consiglio dell’UE, con il sostegno del primo ministro socialdemocratico Dăncilă, la quale ha dichiarato di essere determinata a “dimostrare che la Romania è un partner affidabile per consolidare il progetto europeo e assicurare la sua coesione”. Si vuole dunque dimostrare la capacità del Paese di restare nella rotta europea e di saper guidare gli altri paesi, senza alcuna interferenza causata dalle divisioni interne di governo.