Il 14 dicembre Poroshenko ha affermato che per la prima volta non ci sono stati scontri nel Paese. Nel frattempo, Putin cerca di stabilire nuove partnership economiche con India e Cina. La Nato è sempre più irritata dall’atteggiamento della Russia in contrasto con gli accordi di Minsk
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“Oggi è la prima giornata, dopo sette mesi, in cui non abbiamo avuto scontri e uccisioni in Ucraina. Possiamo dire che è il primo vero giorno di cessate il fuoco”. Queste le parole del Presidente dell’Ucraina Poroshenko pronunciate il 14 dicembre. Parole che fanno presagire ad un allentamento delle tensioni tra Kiev e Mosca. Parole, appunto. Ma i fatti di dicembre che le precedono sembrano dire tutt’altro.
Se il 9 dicembre, Kiev ha cominciato a ricevere le prime forniture di gas, in rispetto degli accordi del 30 ottobre scorso tra Ucraina, Russia e Unione Europea, due giorni più tardi ha fatto discutere l’incontro tra Putin e il presidente indiano Modi. Il vertice, a cui non a caso ha partecipato il leader della Crimea Aksionov, ha visto l’accordo di cooperazione per la costruzione di dieci reattori nucleari di ultima generazione. Una mossa, quella del Capo del Cremlino, che ha il sapore dello smarcamento rispetto alle sempre più esose sanzioni economiche decise da Bruxelles e Washington, soprattutto se guardiamo al precedente accordo, raggiunto con la Cina, per la fornitura trentennale di gas.
Le dichiarazioni di Poroshenko e l’atteggiamento di Putin, però, ci dicono che lo scontro in seno all’est ucraino si gioca sempre di più nel teatro del diritto internazionale. In questo senso, il comunicato rilasciato dalla Commissione sull’Ucraina della Nato il 2 dicembre non usa mezzi giri di parole e accusa Mosca di non avere cessato “il rifornimento di armi ai separatisti filorussi e di avere proseguito le attività militari in violazione degli accordi raggiunti a Minsk lo scorso settembre”.
Proseguendo, la nota fa riferimento ai punti essenziali per il raggiungimento della pace decisi a Minsk: “Il ritiro delle truppe dal territorio ucraino; provvedere all’effettivo monitoraggio dei confini e della sovranità ucraina; favorire una soluzione politica e diplomatica dei negoziati”. Non solo. Il segretario generale Nato Stoltenberg ha annunciato di avere riattivato quattro fondi per aiutare Kiev ad aggiornare a propria logistica, la cybersicurezza, il comando e controllo e i servizi medici.
Un aiuto, quello della Nato, che, se visto dalla prospettiva russa, assomiglia ad un abbraccio mortale, ad un tentativo di Washington di isolare ancora di più Mosca: “Tutti i passi della Nato – afferma Morozov, a capo della Commissione Esteri del parlamento russo -, che già quest’anno vuole coinvolgere l’Ucraina nella serie interminabile di esercitazioni delle truppe nel momento in cui nel paese è in corso una guerra civile, dimostrano soltanto una cosa: la Nato continua la sua politica aggressiva nei confronti dell’Est. Per alimentare la sua strategia di espansione, fa delle dichiarazioni provocatorie accusando la Russia di intenzioni aggressive”, conclude il deputato.
Giacomo Pratali
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