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POLITICA - page 22

Politica Italiana, nazionale e locale

Iran, a rischio 30 miliardi di euro. L’Italia sia protagonista del Mediterraneo

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Il presidente statuninense Trump ha rifiutato l’accordo sul nucleare precedentemente raggiunto da Obama e dall’Europa e ha messo in crisi numerose aziende. Si è immediatamente stretto l’asse Berlino – Parigi – Londra contro gli Stati Uniti D’America e come al solito l’Italia sta a guardare. Però sono a rischio numerosi investimenti “tricolori” avviati in Iran. Non solo petrolio, ma anche meccanica, engineering, componentistica e infrastrutture.

Sono alcuni dei principali settori di investimento e scambio che le imprese italiane hanno con l’Iran. Un rapporto sicuramente non facile, fra sanzioni e tensioni interne al paese, che potrebbe ulteriormente complicarsi con le ricadute della sfida in atto fra Washington e Tehran. Alla quale guardano, col fiato sospeso, le aziende italiane ed europee.

Il settore economicamente piu’ rilevante e’ ovviamente quello del petrolio con l’Eni. Tra gli altri settori di sicuro interesse spiccano le autostrade, l’alta velocità, l’ambiente, le rinnovabili, la meccanica, i materiali edili, l’automotive, il medicale, ma anche elicotteri, navi, servizi finanziari, gioielleria, pelletteria, food. Un occhio particolare è riservato anche alle infrastrutture, comparto di eccellenza italiana e in grande sviluppo in Iran. Fino a oggi l’interscambio tra i due Paesi per i primi 9 mesi 2017 ha abbondantemente superato i 3 miliardi. Numerosi e prestigiosi peraltro i marchi coinvolti tra cui si annoverano Fs, Ansaldo, Danieli, Fata, Maire Tecnimont, Immergas.

Ora che accade? Gli ordini sono in corso e le commesse avviate, addirittura alcuni pagamenti già anticipati. Trump non può giocare sulla pelle delle  Pmi e delle multinazionali europee sono a rischio migliaia di posti di lavoro e una chiusura del doppio binario economico tra Italia e Iran rischia di “congelare” 30 miliardi di euro di business.

Serve nell’immediato un governo forte e un ministro degli Esteri autorevole. Nel medio periodo l’Italia deve necessariamente costruire un tavolo per il Mediterraneo ed essere protagonista tutelando i propri interessi.

 

Fabrizio Santori

Portavoce Difendiamo l’Italia

Lady Europa e il governo che non c è!

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“Senza governo il lavoro torna a crescere”; “La Borsa snobba lo stallo politico Italiano”.

Questi alcuni dei titoli dei giornali delle ultime ore. Dunque l’assenza del governo pare porti bene a Piazza Affari.

In attesa del primo Ministro Italiano gli indicatori economici galoppano e gli occupati sono ai livelli pre-crisi. Il Pil sale dello 0,3%. Il temutissimo spread, preso atto del fermo dei partiti, rimane fermo a quota 121 punti.

La poltrona di Palazzo Chigi è vuota quindi la Borsa è al riparo da brutte sorprese. Anche il fondo monetario internazionale ha dovuto ammettere che in Italia le future prospettive non sono tanto male, e che la ripresa continua.

Questa è l’immagine a breve termine. Mentre a lungo termine sale la consapevolezza che il prolungato stallo politico porterà a delle conseguenze non del tutto rosee.

Presto l’Europa ci presenterà il conto da pagare, conto che in parte è stato messo a punto in questi giorni dall’esecutivo Europeo sempre in piena attività.

La Commissione ha infatti presentato il bilancio dei prossimi 5 anni (2021/2027) mettendo in evidenza come l’Italia verserà maggiori contributi, saranno applicati dei tagli all’agricoltura, mentre aumenteranno i fondi per i migranti. L’UE costerà sempre di più ma darà sempre meno all’Italia, almeno in termini economici.

Purtroppo la lunga tradizione di impegni non rispettati con Bruxelles autorizza ad immaginare il peggio ed il rincaro del prezzo del biglietto per rimanere a bordo della “nave Europa” è sempre più una certezza.

È la prima conseguenza della Brexit. Piuttosto che indurre le istituzioni europee a un approccio più cauto, la fuga del Regno Unito ha prodotto l’effetto opposto. Gli stati membri sono ventisette, non più ventotto, eppure è stato deciso di far crescere il bilancio dell’Europa. Per il periodo 2021/2027 l’impegno previsto è di 1.279 miliardi: circa 300 miliardi in più rispetto al bilancio in corso, e questo nonostante Londra che ogni anno staccava un assegno di 15 miliardi, si sia chiamata fuori.

Dimostrando di non aver capito nulla della lezione inglese, il presidente della Commissione Juncker, sostiene che non c’è altro modo per salvare l’Unione.

Intanto a Roma, nei palazzi del potere e nelle sedi dei partiti va in onda l’ennesimo sceneggiato de “il governo che non c’è” tra gli attori della XVIII legislatura e il “regista” Presidente Sergio Mattarella.

E nel dettaglio vediamo che solo poche ore fa la direzione del PD ha detto definitivamente NO a possibili governi con Di Maio o Salvini o centrodestra in generale. Nessuna sfiducia a Maurizio Martina confermato segretario reggente, anche se a tempo. L’assemblea del partito, per l’avvio della procedura per scegliere il nuovo leader, potrebbe infatti essere convocata tra due settimane. È questa la linea politica emersa al termine della direzione del PD al Nazareno, dove con un complicato lavoro di mediazione è stata evitata, almeno per il momento, una scissione interna. Emerge così la vittoria della linea dell’ex segretario Matteo Renzi.

La lega invece riflette sul da fare, nonostante gli insulti Matteo Salvini non chiude ufficialmente ai 5Stelle e anzi fa un richiamo allo schema centrodestra-grillini. Peccato però che i toni ormai sono sempre meno diplomatici tra i salviniani e i pentastellati, tanto che il vento di nuove elezioni soffia sempre più forte.

Lo stesso Di Maio ha proposto le urne a giugno (ma non ci sono i tempi tecnici) quindi passati i mesi caldi si arriverebbe all’autunno. Ma per l’agenda politica è un brutto periodo: c’è l’aggiornamento del DEF e la Finanziaria.

Giorgia Meloni non ha dubbi: subito al voto. E per farlo basta un ritocco alla legge elettorale. “Basta con i balletti. Se non ci sono i margini per dare all’Italia un governo che faccia i suoi interessi, allora meglio tornare al voto”. La leader di Fdi spiega come in tre ore si può modificare la legge elettorale in commissione speciale, non serve un governo per fare questo. “I parlamentari si mettano a lavoro è producano una legge elettorale con il premio di maggioranza, così nel caso in cui dovessimo chiedere al popolo italiano di tornare al voto, il giorno dopo avrebbero un governo scelto da loro”.

Anche per Berlusconi lo sblocco dello stallo può avvenire solo attraverso il cambiamento del “Rosatellum” ed il premio alla coalizione. “Basta stallo, basta immobilismo” le Camere devono essere subito operative.

Intanto l’inquilino del Colle rilancia un nuovo giro di consultazioni tra sabato e lunedì prossimo. La sua missione è quella di verificare per l’ennesima volta le condizioni di formare un governo capace di reggersi su una maggioranza politica oppure se bisognerà mettere le forze politiche davanti un atto di responsabilità chiedendo l’appoggio ad un governo del Presidente garantendo la prosecuzione della legislatura almeno fino alla fine dell’anno così da neutralizzare il previsto aumento dell’Iva, e secondo obiettivo: favorire la stesura di una nuova legge elettorale o il ritocco del Rosatellum.

Il nome del futuro premier per il Presidente ha sempre più le sembianze di un giurista con profilo istituzionale. Sabino Cassese, Giorgio Lattanzi, Alessandro Pajno….

Intanto a Francoforte Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, con la sua “mano ferma” ha rinviato l’atteso aumento dei tassi e a promesso che porterà liquidità fino a settembre e anche dopo se necessario. Significa che fino a quando la situazione non si sarà stabilizzata la sorveglianza resterà molto attenta.

Certo fra un anno Draghi scade. Sarà un problema. Ma per il momento abbiamo ancora un po’ di respiro.

Insicurezza e illegalità, i Romani hanno smesso di combattere?

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E’ un periodo che l’insicurezza nella Capitale sembrerebbe non far più notizia. Se ne parlava spesso ai tempi di Veltroni e fu Alemanno a giovarne.

Poi, nel quinquennio del centrodestra, si rinfacciava alla nuova Giunta la presenza di degrado, percezione di insicurezza e campi nomadi in città. Stesso corretto trattamento fu subito da Ignazio Marino, nella breve parentesi post alemanniana.

In questi mesi, invece, l’argomento non sembrerebbe far più notizia, forse perché messo in ombra dall’ondata di profughi e di eventi di criminalità che, effettivamente e con risonanza, si sono registrati in tutta Italia, anche nei comuni più tranquilli del Bel Paese. O forse perché media, salotti e procure erano troppo impegnati a dar fuoco alle polveri sulla questione Mafia Capitale, sulle testate degli Spada e sulla grande criminalità che stendeva la sua longa manu su Roma e le sue periferie.

L’analisi potrebbe anche andare più a fondo, fino ad arrivare a pensare che questa città e i suoi cittadini si siano arresi, o semplicemente abituati, a sacche di degrado, periferie nel caos, nomadi ovunque e, finanche, donne trovate arse in un parco all’Eur.

Non voglio pensarlo, ma come se fosse tutto normale per il romano assistere ad episodi di questo genere, di gravità e brutalità inimmaginabile. Inimmaginabile, almeno fino a poco tempo fa…

Se c’è dunque una fortuna di cui sta godendo la sindaca Raggi è la fine dei processi al Sindaco di Roma sulle questioni inerenti la sicurezza, la legalità, il decoro.

Forse perché, su questo argomento, è stata creata una operazione di rinvio di non poco conto, nel momento in cui la maggioranza pentastellata in Campidoglio dichiarava di avere pronto un Piano Nomadi in grado di risolvere l’annoso problema in città. Di questo piano nomadi, però, non c’è traccia e non si riscontrerebbero neanche passi significativi che facciano pensare a una strategia in corso di definizione.

Sta di fatto che se una signora di 49 anni veniva bruciata in un parco pubblico qualche anno fa, si sarebbe richiesta senza mezzi termini la testa del Sindaco e i Romani non avrebbero esitato a manifestare il proprio sdegno, la legittima feroce critica alle politiche della sicurezza in città.

Oggi non è più così…

Oggi, dopo l’abbuffata mediatica di Mafia Capitale e le lunghe discussioni sul vergognoso malcostume della politica romana, la nostra classe dirigente, e con essa la cittadinanza, non si è posta più l’interrogativo di cosa accadesse nel presente tra le strade della Città Eterna. Parlo di microcriminalità, quella che quotidianamente insidia la serenità del cittadino, in particolare di quello appartenente ai ceti più deboli, su tutti donne ed anziani, ma anche del più vasto e strutturato sistema criminale insediatosi da qualche anno a Roma, dove non si vede più l’ombra della mafia nostrana ma di quella che, naturalmente, l’ha sostituita.

Insomma, ragionare, discutere e, si spera poi, il provvedere in merito alle questioni di sicurezza dovrebbe essere un’abitudine che media e cittadini devono tornare a fare proprie, per non mollare la presa su una priorità che resta tale.

La mafia nigeriana, i cadaveri ritrovati nei parchi e nei campi rom, le sparatorie e le rese dei conti soprattutto nei quartieri periferici non sembrano più fare notizia, come se ciò che doveva restare un romanzo criminale si fosse trasformato in una triste quanto evidente realtà da dover accettare.

E, allora, non posso che concludere augurandomi che i Romani si ridestino da questo torpore, senza strumentalizzazioni ma affinchè la sicurezza e la legalità delle nostre strade tornino, quotidianamente, a rappresentare una delle priorità della classe dirigente cittadina.

Di Fabrizio Santori

#Metoo e #noninmionome, a Barcellona sono fatti per noi solo hashtag

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Mi ha molto colpito la contestazione della Spagna contro la sentenza che “alleggerisce” la pena a un branco di stupratori che nel 2016 violentarono una ragazza a Pamplona. È abuso non stupro ha sentenziato il giudice: 9 anni invece che 20. Gli spagnoli sono inorriditi di fronte alla lieve condanna e si sono ribellati : tutti in strada a urlare “vergogna” per aver violentato questa donna due volte.

Spagna bloccata per tre giorni e allora c’è stata la retromarcia. Addirittura le suore di clausura sono scese in piazza. Il mio primo pensiero è stato perché da noi nessuno lo ha mai fatto? Abbiamo avuto anche qui sentenze vergognose, che gridano vendetta (l’ultima quella per la morte di Marco Vannini) eppure a nessuno viene in mente di scendere in piazza a urlare il proprio sdegno.

Mi è capitato molto spesso di provare a organizzare cortei di protesta, ma dopo l’iniziale entusiasmo “a voce” tranne rarissime occasioni alle manifestazioni venivano in pochi, spesso neanche i diretti interessati. Perché? Perché, semplicemente, noi siamo il popolo di Twitter, di Facebook, dove la rabbia e lo sdegno li gridiamo sul telefonino, seduti comodi comodi sul divano.

A meno che, non vendano Totti o Donnarumma e allora tutti in strada a organizzare la rivoluzione…povera Italia! Gli spagnoli ci hanno dato un grande schiaffo morale: i vari #metoo e #noninmionome per loro sono fatti, per noi solo hashtag. C’è molto da riflettere se vogliamo cambiare le cose

Fabrizio Santori

Responsabile del Movimento Difendiamo l’Italia

Roma, emergenza rifiuti, i cittadini attendono una soluzione

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La capitale ormai rasenta la situazione napoletana del 2013, cassonetti maleodoranti strabordanti quando non sono rovistati da terzi.

La situazione è la stessa i tutti i municipi e peggiorerà nel periodo estivo con il calore che renderà insopportabile l’odore dei rifiuti.

Non solo i cassonetti sono in questa situazione ma tutto il sistema compresi i cestini quando non si tratta di vere e proprie discariche nelle vie più nascoste dei tratti non urbanizzati o adiacenti al raccordo, questo a dire il vero anche per la grande inciviltà di chi non vuole rispettare le leggi del vivere comune romani e non.

Mentre il servizio è a dir poco peggiorato la tariffa per i cittadini invece è molto alta, una TARI che teme pochi confronti.

Tanti proclami della giunta che come i suoi predecessori alla chiusura di Malagrotta e alla causa verso Manlio Cerroni non hanno saputo dare una risposta efficace che potesse risolvere il problema.

Incredibile ancora di più che l’assessore all’ambiente del comune di Roma non dia nessuna comunicazione in merito come testimonia il consigliere Figliomeni in una nota per la stampa.

“dopo i bei proclami che ogni tanto siamo costretti a sentire per bocca dell’Assessore all’Ambiente di Roma Capitale, che tutto è sotto controllo e che non ci sono emergenze per la città, la notizia che l’azienda municipalizzata Ama investa soldi per rifarsi il sito lascia senza parole. – ha dichiarato Figliomeni – Proprio per questo abbiamo effettuato un accesso agli atti per conoscere i costi di questa nuova genialità grillina. Invece di impegnarsi a ripulire le strade di una città che più che Capitale europea sembra una città del terzo mondo, sentivamo proprio la necessità e l’urgenza di avere un nuovo sito? ”

Roma accoglie ogni anno milioni di turisti che però ormai diano davanti a se lo spettacolo di una città decadente con servizi sempre minori, prati non curati se non incolta boscaglia, strade impercorribili e l’indecenza di montagne di rifiuti litigati tra ratti e gabbiani.

I “Democratici” nel salotto dei “Pentastellati”

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Il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio prova a placare l’ira degli attivisti che mai hanno digerito l’apertura ad un governo con il Partito Democratico: “Valeva per la Lega, vale anche per il PD, non sarà un’alleanza ma un contratto di governo.

È il 27 aprile del 2018 e dopo 52 giorni dalle elezioni dal 4 aprile vediamo come il movimento nato per mandare a farsi benedire la riforma del lavoro, quella delle pensioni e la riforma dei vaccini adesso è pronto a sbianchettare ancora un’altro po’ il suo programma elettorale pur di far nascere un governo di tipo europeista, antisovranista e antiprotezionista insieme al PD.

Lo staff comunicazione pentastellato, con a capo Rocco Casalino, è già alle prese con l’attività di pulitura di tutte le pagine da messaggi, post e foto contro Renzi. Dovranno far sparire dai loro social gli attacchi contro i Dem. Attacchi su cui Di Maio e il suo cerchio magico in tutti questi anni hanno fondato la battaglia politica: vedi il caso di Renzi – Consip, o la Maria Elena Boschi per Banca Etruria.

Quindi parola d’ordine è “abbassare i toni.

Ad abboccare alla lenza pentastellata vediamo Martina e company che ricordano che le distanze restano importanti ma ribadiscono la volontà di “provare a trovare un accordo di governo con i grillini”.

Stiamo assistendo ad un vero e proprio incubo, dove la cosa più reale è la sospensione della democrazia, sospensione già inaugurata con il complotto ormai riconosciuto da tutti del 2011 con la “spintanea” caduta del governo Berlusconi. A tal proposito ricordiamo, e ci dispiace per Di Maio e per la Casaleggio associati, ma Berlusconi è stato l’ultimo leader eletto dagli italiani.

Il popolo italiano si ritroverebbe dunque al governo un partito che è il primo nel paese, ma non ha i numeri per governare. Una coalizione che di fatto ha vinto le elezioni, completamente fatta fuori, e un partito che le elezioni le ha perse ma che, udite udite, manterrebbe un piede nei palazzi del potere.

Insomma così votare a che serve! Se i perdenti potrebbero governare comunque senza passare per le vere e democratiche consultazioni..quelle del Popolo!! Chi vota così non incide sulla realtà che continua ad essere plasmata dagli stessi, che agiscono in barba ai verdetti delle urne.

Caro Pd forse è il momento di ascoltare anche chi non ti vota eppure ti rispetta,il consiglio è quello di non cadere nella “casella Fico”.

Dai retta ai tuoi elettori, tieni la tua dignità! in questa fase forse anche il nulla è meglio di questa roba qui.

Un grande partito, erede di una grande tradizione, deve ricominciare dalla sua stessa crisi, da se stesso e non essere il tassello di un gioco che va prima verso destra e poi verso sinistra con in mano solamente programmi mutevoli e continuamente sbinchettati. È chiaro ormai a tutti e fa abbastanza rabbrividire il fatto che i grillini sono davvero pronti a tutto pur di impadronirsi di alcune poltrone comode di palazzo Chigi in Consiglio dei ministri.

Certamente per Martina e compagni, che starebbero esaminando e studiando le “pentaofferte”, è meglio stare seduti accanto a Fico piuttosto che stare in piedi a fare anticamera o la sola opposizione.

Renzi ha ripetuto fino alla noia che coi grillini desidera non avere nulla a che fare, ci auguriamo prevalga la sua fermezza e volontà. Non ci resta che aspettare la direzione del PD fissata per il 3 maggio e sperare che non venga celebrata la fine della Democrazia Italiana.

Salvini nel frattempo dovrà chiudere definitivamente con i Cinque Stelle. Prima delle elezioni gli hanno dato del ladro, razzista e cialtrone, il giorno dopo al voto hanno provato a scippare la vittoria alla coalizione del centro destra facendo credere di aver vinto loro; poi lo hanno preso per un giovane militante alle prime armi politiche pensando che avrebbe mollato su due piedi Berlusconi e Meloni per poi ricattarlo e tradirlo con il suo peggior nemico, il Partito democratico.

Ancora una volta non si sta rispettando il voto degli italiani e ancora cosa più grave è che dopo quattro governi di non eletti, forse avremo il governo di chi ha perso le elezioni!!

La Casellati nel Gioco dell’Oca della politica post-elettorale

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1987 Nilde Iotti; 2008 Franco Marini; 2013 Pierluigi Bersani; 2018 è la volta di Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Un mandato esplorativo mirato e con tempi stretti, la mossa di Mattarella davanti allo stallo dei partiti.

Il capo dello Stato ha affidato a Casellati il compito di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare fra i partiti della coalizione del centrodestra e il M5S, e di un’indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico del presidente del Consiglio per costituire il governo.

 Al Colle raccontano che la missione che Mattarella ha affidato alla seconda carica dello stato, ed a chiunque s’avvicini al Quirinale, si basa su tre principi inderogabili: A) lealtà alleanza atlantica, senza essere subalterni agli Stati Uniti; B) combattere le diseguaglianze economiche, lotta alla povertà; C) fedele rispetto dei parametri di bilancio europei.

Solo chi sarà in grado di rispettare i tre pilastri dell’inquilino del colle potrà ambire ad approdare a Palazzo Chigi.

Chi sarà quindi il prossimo presidente del Consiglio? È una domanda che gli italiani si pongono da oltre un mese. Dopo le elezioni del 4 marzo 2018 che hanno restituito l’immagine di un paese diviso in tre in cui nessuna forza politica ha una maggioranza parlamentare autonoma.

Per uscire dallo stallo serve un “passo indietro” di Berlusconi e Di Maio per poi farne uno avanti tutti insieme. Bisogna avere responsabilità , bisogna far nascere un governo forte che possa durare 5 anni e che non abbia un continuo bisogno di agonizzanti voti di fiducia. Il paese, l’Italia non può stare più con il fiato sospeso. L’accordo centrodestra-M5S è l’unico possibile. Non sembrano infatti esserci segnali di cedimento, all’interno della coalizione,visto che da Forza Italia a Fratelli d’Italia si sottolinea ancora l’unica via possibile, cioè il “centrodestra unito” base di partenza per far nascere il nuovo esecutivo. La stessa Giorgia Meloni parla del centrodestra come un partito sempre più solido riconfermando e incoronando il leader del carroccio Matteo Salvini come futuro primo Ministro. Lo stesso Salvini ha spiegato di essere pronto a un segnale di responsabilità ovvero ragionare sul nome di un terzo Premier così da poter dare un governo al Paese. Pronti quindi a partecipare a un governo così come è stato indicato dagli italiani con il centrodestra e M5S. Qualsiasi tentativo di governo passa e dovrebbe passare dalla alleanza di centrodestra che la vede in queste ore sempre più solida, coalizione che collabora da tempo con sinergia e comunione di intenti, pur incarnando anime e sensibilità diverse. Non vuole essere considerata un artifizio elettorale, non un atteggiamento di ripicca, ma semplicemente vorrebbe adempiere al mandato che gli Italiani hanno dato ed espresso con il voto del 4 Aprile. L’Italia non ha più tempo da perdere!! Non vuole più assistere ai veti ad personam! Veti che però rischiano di portare sempre più velocemente il Paese verso scenari alternativi, verso un governo del Presidente. E se Silvio Berlusconi facesse un passo indietro? Lui che è stato un grande visionario della politica garante de programma elettorale e degli impegni presi con gli elettori potrebbe voler rigettare queste operazioni di palazzo che non guardano certamente al futuro e rivestire un nuovo ruolo, quello di “padre nobile” del centrodestra.

È una partita rischiosa, spericolata, difficile, non scontata, che probabilmente non si dovrebbe neppure giocare. Ma alla fine del suo mandato esplorativo la Casellati, perimetro di un governo di centrodestra-M5S,riferirà quando salirà al colle, che i 5 stelle non intendono fare un passo in avanti senza il passo indietro di Forza Italia e allo stesso modo forza Italia ricorderà al suo presidente che senza un passo indietro dei 5 stelle su Berlusconi il governo con Di Maio il centrodestra lo potrà fare solo nel caso in cui Salvini dovesse decidere di rompere l’alleanza con il Cavaliere.

Il dado è tornato così nelle mani dell’inquilino della ex residenza estiva dei Papi. Dalla stessa residenza giunge voce che per un governo del presidente già si scalderebbe a bordo campo un “giovane” consigliere di Stato. Quale dunque la prossima mossa?!

Roma e Lazio, ancora alle urne in 47 comuni e 2 municipi della capitale

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Tanti sono gli appuntamenti elettorali nel Lazio che saranno chiamati alle urne il 10 giugno per
rinnovare le amministrazioni locali. Tra i più importanti Viterbo e Pomezia, quest’ultimo vede il Sindaco uscente Fucci sia dal movimento 5 Stelle che dal comune ricandidarsi con una lista civica per evitare il limite dei due mandati del movimento.

A Roma due i municipi che tornano alle urne dopo la crisi delle giunte M5S che li guidavano  il III (Montesacro, Talenti e Bufalotta) e l’VIII (Garbatella, Ostiense, Ardeatina).

Si voterà anche ad Anagni (Frosinone), Formia (Latina), Anzio, Fiumicino e Velletri (Roma). Andranno al voto undici comuni con più di 15.000 abitanti e per i quali viene applicato il sistema elettorale maggioritario a doppio turno, in 36 sotto i 15.000 e in un capoluogo di provincia, appunto Viterbo.

Roma, Amnesty International incontra il capo della polizia

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Una delegazione di Amnesty International guidata dal suo direttore generale Gianni Rufini ha incontrato, nel pomeriggio dell’8 marzo, il capo della Polizia, prefetto Franco Gabrielli. Nel colloquio, richiesto dall’organizzazione per i diritti umani, Rufini ha sottolineato che Amnesty International è contraria a ogni forma di violenza, inclusa quella nei confronti di agenti di polizia che non di rado si trovano a prendere decisioni e ad agire in condizioni difficili e tese, nonché a reagire ad azioni violente.

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