Il magazine della tua Città

Author

Fabrizio Borni - page 2

Fabrizio Borni has 16 articles published.

Le grandi Maschere del Cinema Italiano.

in CULTURA by

Corriamo quotidianamente, il più delle volte perdendo tempo. Spesso ci impegnamo in cose inutili e ci danniamo magari per le stesse. Dimentichiamo sovente la nostra storia, i nostri ricordi, perchè viviamo di speranze rincorrendo un futuro perennemente incerto. Accade ovunque, in qualunque settore, anche nel Cinema.

In questo periodo c’è un moltiplicarsi di Festival e Premi Cinematogafici dove, anche li, la creatività (che è figlia del tempo lento) viene rimpiazzata dalla competitività e quindi il rincorrere film prima degli altri, per essere i primi a consegnare eventuali premi e fare passerelle di e tra VIP più o meno riconosciuti.

Il 5 ottobre del 1922 nasceva a Palermo una delle maschere più pure, autentiche ed originali del cinema italiano. Una maschera certo, ma quella di un grande attore poiché tale si dimostrò in film eccellenti di quella categoria che difficilmente riusciamo oggi a riprodurre.

Un attore che sapeva fare teatro e televisione, che era tenero, dolce, simpatico, canaglia e divertente.

Parliamo di Francesco Ingrassia, in arte “Ciccio”.

Nei Festival che si sono appena svolti e in quelli che si svolgeranno non c’è rassegna o riconoscimento a lui dedicato. A lui come a tanti altri, basti pensare che per il 50° della morte di Totò è stato fatto davvero ben poco, non parliamo poi per Alberto Sordi, lasciato quasi nel dimenticatoio.

Youtube e Youtuber hanno soffocato tutto o quasi come uno Tsunami più commerciale che intellettuale.

E così dobbiamo accontentarci di rivedere questi “mostri sacri” del nostro cinema come Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Gastone Moschin, ma anche Franco Franchi, Paolo Panelli, Aldo Fabrizi, Mario Brega, Adolfo Celi e tutti quelli che ora non posso elencare per ragioni di testo, dimenticati o quasi, mandati in onda nelle TV, spesso locali, in quegli orari indefinibili in cui si sta svegli per insonnia o a casa perchè disoccupati.

Ciccio Ingrassia è stato un grande attore che insieme a Franco Franchi ha dato vita ad una delle coppie più longeve e popolari del cinema italiano. La sua storia, come le tante dei grandi di un tempo, è fatta di una infanzia di miseria; miseria in cui la strada faceva da palcoscenico e da teatro non solo per esibirsi ma anche per crescere artisticamente. Fu Domenico Modugno a scoprire la coppia che esordì nel cinema con una piccola parte nel film di Mario Mattoli “Appuntamento ad Ischia”.

Da li l’inizio di una carriera che affermò Ciccio e Franco per circa 40 anni in cui fecero ben 150 films.

Molti della mia generazione li ricordano per il Gatto e la Volpe nel “Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi e Gina Lollobrigida.

Ciccio Ingrassia vinse anche un Nastro d’Argento per un ruolo nel film di Petri “Todo Modo” e lavorò anche con grandi registi come Pasolini, De Sica e Fellini nel surreale e straordinario “Amarcord”, ma anche con i Fratelli Taviani in “Kaos” . Diresse il suo compagno di scena, Franco Franchi, nel lungometraggio “Paolo il Freddo” e fece la regia anche dell ‘ “Esorciccio” scoprendo un talento straordinario che oggi conosciamo come Lino Banfi. A metà degli anni ’80 Ingrassia aveva intrapreso una carriera teatrale importante e di successo, e nel 1992 soffrì non poco per la scomparsa del suo compagno di scene Franco Franchi, con il quale ci furono anche momenti di vivace incomprensione. Morì tra l’affetto dei suoi cari nell’aprile del 2003 ed oggi, anche con un pò di commozione, rammentando di averlo conosciuto in un incontro di lavoro con mio padre, mi è grande il piacere di ricordarlo in questo umile mio scritto.

(foto gentilmente concessa da Tetramax Movie Services – tutti i diritti riservati)

I Guru dell’Infomarketing: geni o cialtroni ?

in CULTURA by

Mentre la stragrande maggioranza delle persone cerca, nel web, sia personalmente che professionalmente, la propria sicurezza nel consenso degli altri, c’è una nuova categoria di professionisti che sono “fottutamente” strasicuri di se. Hanno talmente tanta autorevolezza e considerazione di se stessi che possono permettersi di ostentare le loro verità. E si perché le verità spesso fanno male e creano, a volte, invidia o dispiaceri e quindi si preferisce spesso vivere di menzogne.
Se leggiamo i commenti sotto i loro video che circolano su facebook o instagramm, c’è una moltitudine di gente che li insulta, li condanna e li giudica senza però provare le loro deficienze o eventuali truffe accertate, ma limitandosi a prenderli in giro per il modo di parlare, il taglio di capelli o per il tipo di maglietta che indossano.

E pare proprio che a questi professionisti 4.0 gliene freghi ben poco, anzi più vengono criticati e derisi e più continuano la loro missione senza star li a perder tempo a rispondere a chi li insulta o a giustificarsi.
Girano i loro video in posti meravigliosi, spiagge dei caraibi, appartamenti a Dubai, Senior Suite a Bangkok, ma anche al volante di Lamborghini, Rolls, Ferrari o comodamente in viaggio su aerei privati.
Può essere comprensibile che questo desta subito gelosia e invidia più che curiosità, ma una domanda bisognerebbe porsela e cioè: se fossero truffatori possibile che ancora l’Interpol non se ne sia accorta? Possibile che nessuno li abbia mai denunciati? Possibile che continuano a trasmettere pubblicamente il loro tenore di vita e parlano senza pudore dei loro fatturati senza che la finanza li colga in difetto, mentre noi piccoli mortali abbiamo paura di una cartella Equitalia da poche centinaia di Euro?
Io un’idea me la sono fatta, ma non stando comodamente sul divano di casa a “#zappingare” (termine da me lanciato per vedere se avrò successo con un #) sul proprio I-Phone saltando da un video all’altro di questi “guru”, ma perchè ho frequentato alcuni loro corsi, ho pagato qualche seminario e ho dedicato al fenomeno almeno un paio di anni.


Oggi posso dire che, questi ragazzi (sono infatti tutti giovanissimi o quasi) hanno capito molto bene tre cose:
a) le potenzialità di internet ed in modo strategico dei social;
b) cosa è il marketing, mentre tu che se studi alla migliore università italiana e ti laurei con una tesi su questo, anche se poi ne esci con lode, avrai il cervello talmente condizionato dalle nozioni da dimenticare, solo dopo un mese, perchè ti sei laureato;
c) di cosa hanno bisogno oggi il 95% delle persone di qualunque età e di qualunque fascia sociale.
E con queste tre cose sono riusciti nel giro mediamente di tre o quattro anni a fare risultati e fatturati da capogiro.
Per molti di noi è molto difficile comprendere questo tipo di professione, vuoi per tradizione, vuoi per educazione, vuoi anche per l’età. Questi invece hanno capito bene come far funzionare con profitto sia i nuovi strumenti internet (come i social appunto) sia le nuove tendenze.
Sanno perfettamente come funziona il mercato e come fare non i soldi, ma una barca di quattrini. Sanno comunicare e tecnicamente sono infallbili. Riescono a volte a creare nuovi fenomeni e a volte nuovi “fenomeni da baraccone” che credono di emularli con un semplice video girato in vacanza e poi sponsorizzato su facebook.

Il loro lavoro è costante, la loro comunicazione diretta e a volte sfacciata. Sono abili venditori, ma questo non è un reato, anche se in Italia il venditore è stato sempre considerato un mestiere di serie C…ma i soldi si fanno vendendo (ed io lo dico da una vita), vendendo prodotti, la propria arte, la propria musica, le proprie invenzioni, le proprie creazioni, i propri vini, le proprie ricette e oggi più che mai se stessi.
Infatti, alla base, c’è il segreto di creare un brand attorno a se stessi e poi vendere ciò che si propone e di cui il mercato ha bisogno e oggi il mercato ha bisogno di due cose sostanzialmente: denaro e una vita più vivibile. Ecco allora che già nei loro video non si vedono uffici con scrivanie in radica, supponenti librerie e diplomi attaccati alle pareti, ma il lusso e la semplicità insieme. Si può indossare un T-Shirt da 5 dollari e vivere in un appartamento di una torre di Dubai e da li lanciare video che spiegano come si guadagnano 100.000 dollari al mese.

Ma è davvero possibile guadagnare così tanto?
Certo che se abbiamo in mente di prostituirci al politico di turno o attendere il prossimo concorso per il tanto agognato posto fisso da 1000 euro al mese, o mettere insieme i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza, beh ci è diffcile comprendere il lavoro di questi signori.
Poi, secondo me, prima di criticare e condannarli, questi nuovi imprenditori, bisognerebbe guardare lo stipendio regalato da noi contribuenti al portavoce del nostro Presidente del Consiglio oppure quello dei calciatori che per tre ore di partite alla settimana e con riusltati da zero possono permettersi Yacht e Ferrari.
E allora perché dare addosso a questi “yuppies del terzo millennio” e non andare invece a studiarne e capire gli elementi del loro straordinario successo?
Io l’ho fatto e mi sono accorto che quello che fanno non è per niente facile, ma assolutamente credibile. E per questo invito i tanti ragazzi dai 10 anni in su che sono “drogati” o “depressi” da social e di internet, che perdono tempo davanti a giochi, curiosità o a farsi i cavoli altrui, a dedicare più intelligentemente il tempo per comprendere quale potenzialità hanno oggi i social network e quanti lavori con essi si possono creare.
Mi rivolgo allora ai giovani e meno giovani come i miei coetanei, al di la del diventare ricchi, ricchissimi o praticamente in mutande (citando il titolo di un famoso film del 1982 di Sergio Martino), il consiglio che do è: dedicate tempo, tanto tempo a navigare, studiare, provare, sperimentare, leggere, copiare, vedere, ascoltare, partecipare, condividere su internet tutto ciò che potrebbe interessarvi dal punto di vista del profitto, dedicando solo due o tre minuti alle cialtronerie da gossip e vi assicuro che ne scoprirete delle belle… con il tempo e con un pò di fortuna si intende.Area degli allegati

 

Gotti Vs Cucchi, quando il cinema racconta storie vere

in CULTURA by

Il titolo di questo articolo non è per descrivere quale, secondo me, sia il migliore tra questi due film, ma c’è un’associazione, tutta personale, che ho fatto dopo aver visto entrambi.
Faccio solo una premessa critica partendo dal film di Kevin Connolly. Un film deludente; una copia sbrigativa del docufilm sulla vita e ascesa del Boss “Elegantone” di New York che si può anche vedere su Youtube e che Sky ha trasmesso più volte. Non mi è piaciuto niente se non l’interpretazione di Jhon Travolta che appareevidentemente, come un clone del Padrino originale.

Keep Reading

Chiusa con successo la rassegna “Cinema e Libri” all’Isola Tiberina.

in CULTURA by

Si è conlusa la kermesse “Cinema e Libri” nella splendida location dell’isola del Cinema con la Direzione Artistica di Giovanni Fabiano che ormai da qualche anno anima, tra cultura, storia, natura e movida, l’isola Tiberina.

Erika Kamese, attrice, modella e oggi autrice, ha presentato il suo primo libro “Anetoli di vita”.

Le qualità letterarie della giovane artista siciliana sono state una sorpresa non solo per gli addetti ai lavori. A suppportare il suo lavoro le referenze di personaggi come Gino Landi e Lino Banfi e un amico “fan” Claudio Lippi che ha voluto presenziare l’evento raccontando del libro e di aneddoti legati alla sua amicizia con l’autrice.

“Aneliti di vita” è un libro che stupisce, di facile lettura e di una intesnistà commovente. C’è tutto perchè c’è tutta Erika Kamese, la sua dolcezza, la sua ironia, la sua fermezza, la sua sensualità mediterranea che riporta la donna ad essere femmina prima che essere umano.

In questo libro, più da vivere che da leggere, si percepiscono anche sentimenti/risentimenti per una vita, quella di oggi, in cui facilmente si cede alla tentazione della vendetta.

Ma Erika preferisce l’amore anche se, in una sua dichiarazione, ha detto di sentirsi come quel John Coffey del “Miglio verde” film di Frank Darabont tratto da uno dei più celebri libri di Stephen King.

Erica diventa Coffey perchè la sua anima non regge più il dolore moderno per le attualità nere che ogni giorno ci flagellano la mente e lo spirito. Stupri, violenze, femminicidi, il ponte che crolla…una serie di avvenimenti che solo ai più insensibili non portano turbamenti.

Erika si commuove, piange, li ascolta, li vive e li sente e non ne può più e lo grida forte sugli applausi di un pubblico, quello dell’Isola, che è più che mai attento al contrasto tra la rabbia e la dolcezza di questa attrice che sarà presto protagonista di un film girato sulla Costiera Amalfitana.

Erika Kamese è un’atrice pura, vera che non ha ancora espresso la sua reale e umile mediterraneità. Una attrice/scrittrice che può far parlare di se e regalare all’Italia e al suo cinema un nuovo volto che facilmente potrebbe essere notato anche al di la dei nostri confini.

Il libro va letto lasciandosi “dondolare” dal silenzio che ci circonda, magari in una panchina di una parco in autunno mentre le foglie cadenti divenatno note di vento; oppure sulla spiaggia ma quando si è soli.

La cultura può salvare il mondo ed in modo particolare questa Italia che di cultura e storia è figlia e allo stesso tempo madre per tutti gli altri. Un’Italia che però si è lasciata andare al vizio del privilegio di chi con la cultura ci è nato e quindi non la comprende più.

Bisogna riorganizzarci, riprenderci i momenti di dialogo. Leggere, scrivere, condividere. Eventi come questi dell’isola del Cinema sono necessari come i vaccini per tutelarci appunto dai diversi virus dell’ignoranza.

Si perché l’ignoranza non ha soltanto il proprio virus, ma ne ha diversi: l’arroganza, la maleducazione, la supponenza, l’avidità, la sporcizia, l’avarizia e l’individualismo.

Riappropriarsi della cultura significa far risorgere l’Italia e gli italiani e leggere è un buon esercizio.

Fabrizio Borni

Fabrizio Borni
0 £0.00
Go to Top
× How can I help you?