Vi racconto un libro: “La fine del mondo storto”.Uno schiaffo alle nostre certezze

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Mi domandavo cosa avrei potuto scrivere questo fine settimana. Troppe le cose che ho visto che mi hanno turbato lasciandomi quel sentimento di amaro che diventa rabbia.

Si può morire così facilmente nel vivo del terzo millennio dove si organizzano meeting e convegni su robotica, oleogrammi 3D, hi-tech e realtà virtuale? Dove le macchine parcheggiano da sole e il forno di casa tua è programmato per preparati autonomamente la cena? Si può morire di maltempo, di alberi che cadono nel centro delle metropoli, di depressione… di lavoro?

Prendendomi un poco di tranquillità domestica nella semplicità del mio giardino cosparso ormai di foglie secche, fumando il mezzo solito toscano in compagnia dei miei cani mi torna in mente un viaggio che feci col mio caro amico Pierluigi, collezionista di libri antichi, alla XXVI edizione del Salone del libro di Torino.

Arrivammo al Salone e rimanemmo colpiti dal fatto che nonostante piovesse come un acquazzone tropicale, la gente stava in fila ordinata in attesa di acquistare il biglietto d’ingresso.

Corremmo come pazzi alla sala gialla per assistere alla conferenza di Mauro Corona, ma facemmo tardi. Non potevo e non volevo rinunciare ad incontrare lo scrittore anche se il convegno era ormai finito. Fortunatamente l’autore era li fuori a firmare autografi e ad intrattenere fans e curiosi; lo vidi e mi feci breccia tra la gente raggiungendolo. Non ero li per il suo ultimo libro, ne tanto meno per la frenesia di un autografo o di un selfie, ma perché dopo aver letto “La fine del mondo storto” dovevo assolutamente incontrarlo. “E’ un libro che deve essere dato alle scuole” gli dissi senza nemmeno presentarmi “un libro che devono leggere ragazzi e ragazzini. Bisogna avere il coraggio di lasciare un po’ a riposo il Manzoni ed istruirli con nuove pagine”. Questo è quello che riuscì a dire in gran fretta e tra una folla che mi diceva: “Maleducato!!” perché l’avevo privata dell’attimo di notorietà vicino al personaggio del momento. Lo scrittore del momento.

L’uomo della montagna mi guardò fisso negli occhi, sorrise, mi ringraziò, mi strinse la mano con vigore come fanno i veri amici prima di lasciarsi per un viaggio.

Dopo tanta adrenalina, ressa e confusione e soprattutto dopo aver speso i nostri buoni cento euro in libri vari, io e Pierluigi tornammo in albergo. La pioggia era finita ma l’umidità nell’aria aveva fatto calare una leggera nebbiolina che rendeva quasi inglese quella parte a me sconosciuta della magica e tenebrosa Torino.

L’albergo era uno splendido due stelle gestito da ragazzi che dopo aver fatto esperienza a Berlino, misero su una società e rilevarono un vecchio stabile che con sacrifici e qualche debito trasformarono in un posto curioso e straordinario per ospiti non troppo esigenti. “Però questi giovani” pensai “mica tutti bamboccioni come dice qualcuno”. Nella sua estrema semplicità l’accoglienza era eccellente. Un ambiente colorato arredato con oggetti strani presi in vari mercatini del nord Europa; libri, un grosso divano antico di pelle, un comodo tavolo per fare quattro chiacchiere anche con chi non si conosce bevendo un calice di vino rosso. Un piccolo hotel dove, ringraziando Dio e il proprietario, non c’era televisione ne in camera, ne nella hall. Gli ospiti erano per lo più tutti giovani. Io e Pier i più vecchi. Facemmo subito amicizia e parlammo del libro “La fine del mondo storto”. In questo libro c’è giustizia, sofferenza, c’è il grande senso di responsabilità con cui l’uomo, creatore di tutto e distruttore al tempo stesso, deve fare i conti.

“Mettiamo che un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti petrolio, carbone, energia elettrica. Non occorre usare fantasia per immaginarselo, prima o dopo capiterà e non ci vorrà nemmeno troppo tempo. Ma mentre quel giorno prepara il suo terreno facciamo finta che sia già qui…la gente all’improvviso non sa più che fare per accaparrarsi il necessario…il necessario sta dentro la natura. Ma per averlo occorre cavarlo fuori, prenderlo con le mani e la gente le mani non le sa più usare.” (tratto da La fine del mondo storto). No, non è una fantastica farsa americana sulla fine del mondo in generale. Non è una lotta contro calamità naturali, extraterrestri o asteroidi in rotta di collisione. Questo libro è un manuale didattico e spirituale, educativo e avventuroso per farci comprendere che non solo non siamo immortali o invincibili, ma che questa o qualunque crisi può aiutarci e farci aprire gli occhi e saper vedere…non solo guardare.

Dico allora che bisogna farlo leggere nelle scuole. Che i genitori lo comprassero ai propri figli e che ne leggessero qualche pagina ai più piccoli prima che si addormentino. Oggi più che mai c’è bisogno di uno sforzo maggiore ad educare. Comunicare subito ai ragazzi che questo mondo così non va. Cominciare a riconoscere fragilità e valore e comprendere che non serve scrivere un capolavoro letterario, fare una scultura che altri non sono in grado di fare, avere successo nelle arti e nei mestieri, avere un sacco di soldi, essere belli…ma bisogna sapersi comportare nel rispetto di se stessi, degli altri e di questo mondo che stiamo martoriando.

Bisogna ricominciare dai piccoli gesti gentili, prendersi cura di chi ha bisogno che potrebbe essere più vicino di quanto uno possa immaginare. Un amico di banco, un vicino di appartamento, un cugino…un fratello. Regalare un sorriso al giorno senza secondi fini e senza scopo di lucro.

Che meraviglia sarebbe.

E’ sera. Il buio ora arriva troppo presto e l’umidità sale dal prato, bagna le foglie ed entra nelle ossa. Il sigaro ha fatto il suo dovere. Saluto con una carezza Simba e Macchia e torno in casa.

La televisione è accesa. I Tg passano la notizia del giorno: “Un imprenditore pensionato di 91 anni uccide un giovane geometra incaricato dal tribunale di pignorargli la casa…”

E tutto rientra nella normalità.

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