Governo, fiducia al mille proroghe ma divisi in politica estera  

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Il decreto mille proroghe, ha ottenuto la fiducia della Camera con 329 voti a favore, 220 contrari e quattro astenuti. Due i punti sui quali alla Camera ci si è maggiormente scontrati.

1)L’obbligo Vaccinale, il tema che ha scaldato di più la discussione a Montecitorio, soprattutto con l’apertura dell’anno scolastico. Nel testo, dopo una serie di incertezze, è rispuntata l’autocertificazione per l’ammissione a scuola dei bambini. Rimane dunque l’obbligo di vaccinare i bambini, ma solo come linea di principio, poiché è ovvio che con la possibilità di autocertificarsi sarà più facile, purtroppo, “evadere” da quest’obbligo. Anche perché l’onere del controllo si riversa adesso sulle autorità scolastiche e sanitarie.

2)Quello riguardante le Periferie , perché la norma prevede il taglio di oltre un milione di euro di finanziamenti, taglio va a colpire i progetti di risanamento e di riqualificazione delle periferie già precedentemente avviati. Il premier Conte ha promesso un intervento correttivo a breve, ma i comuni restano comunque sul piede di guerra.

Altre novità sul mille proroghe sono la proroga del bonus bebè ma soltanto per il 2018: l’importo resta di 80 euro al mese ma si avrà diritto all’assegno esclusivamente per il primo anno di vita del figlio.

Nella Legge di Bilancio 2018 vengono inoltre inserite diverse misure in favore delle famiglie e dei contribuenti: tra queste vi sono le nuove detrazioni fiscali per la casa, così come la detrazione degli abbonamenti bus e metro. Ed è confermato anche per il 2018 l’importo del canone Rai resterà fissato in 90 euro all’anno, addebitati direttamente nella bolletta dell’energia elettrica.

Ma se in “casa Italia” l’esecutivo gialloverde sembra unito, in politica estera sono diametralmente opposti. Il banco di prova è stato il voto contro le sanzioni all’ Ungheria. “Orban riunifica la destra e divide i giallo-verdi”. Infatti i pentastellati hanno confermato che il movimento è nettamente contro il premier ungherese, difeso a spada tratta dal segretario federale della Lega Matteo Salvini:”L’Europarlamento non può fare processi ai popoli e ai governi eletti, soprattutto se vogliono controllare un’immigrazione fuori controllo”, le sue parole riportate da Il Giornale.

È dunque questa l’ultima di una lunga serie di spaccature?! O sono solo prove di assestamento?! Certo il dato che viene fuori in queste ultime ore è che Lega e 5 Stelle hanno votato diversamente al parlamento europeo pertanto il segno di una collocazione europea differente è ormai certa. Ma la vera notizia in termini di novità politica non è tanto la diversità tra Lega e Cinque Stelle, bensì il riallineamento tra Forza Italia e Lega. Orban, in altre parole, sta facendo da collante nel rilanciare e riallacciare l’alleanza di centrodestra, anche sulla base di accordi in via di definizione sulla presidenza Rai a Marcello Foa e sull’individuazione di candidati comuni per le regionali in Abruzzo, Basilicata, Sardegna, Calabria. Siamo curiosi di vedere come va a finire!

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