L’ Africa ed il problema migrazione in Europa : una rapida analisi passando attraverso gli errori, i buoni propositi ed il terrorismo

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Stiamo osservando in Africa, nell’area del Mediterraneo, nello Yemen una situazione sempre più pesante per questi Popoli, vediamo che tentano di fuggire di approdare in Europa e nel mondo occidentale a causa di sofferenze inumane che hanno come causa talvolta le guerre ma più in generale dall’ignobile sfruttamento delle loro risorse naturali, come le aree boschive, ed il tentativo di svuotare il più rapidamente possibile il sottosuolo.

La realtà appena descritta che perdura da anni e anni è stata probabilmente la causa scatenante già nel 1928 della nascita in Egitto di quel movimento  fondato , a opera di Hasan al-Banna,  denominato Fratelli Musulmani, ed esso si diffuse su larga scala, nonostante i tempi e relativi mezzi di comunicazione in tutto il bacino del Mediterraneo. Dal 1928 ai nostri tempi, piano piano,  l’era colonialista è andata in apparenza a scemare ma  il percorso di sfruttamento dell’africa , che ricordiamo essere nella maggioranza di religione musulmana,  da parte di tutto il mondo occidentale è proseguito e continua.

Il malessere causato dallo sfruttamento, unito alle cieche politiche mondiali e la assurda definizione dei confini di ogni stato avvenuta senza tenere assolutamente conto delle realtà esistenti come Tribù ed Etnie portò piano piano al rafforzarsi di quel movimento che inizialmente si chiamava Fratelli Mussulmani sino ad arrivare ai nostri tempi a Boko Haram. Questa organizzazione terroristica jihadista  noto anche con il nome Gruppo della Gente della Sunna , prese piede nel nord della Nigeria, è responsabile di numerosi dei atti terroristici tra i quali “ le violenze religiose in Nigeria “.  Dopo le due Guerre del Golfo , (ricordiamo che la Prima iniziò il 2 ago 1990 e continuò sino al 28 feb 1991 , mentre la Seconda durò ben otto anni 20 marzo 2003 – 18 dicembre 2011), ed il tragico attentato alle Torri Gemelle sino ad arrivare ai nostri giorni gli attacchi terroristici si intensificarono e lo sfruttamento è proseguito. A grandi linee siamo arrivati agli anni 2000 quando sulla carta ben 186 Nazioni hanno approvato alcune regole che vedremo poco sotto.

Alla luce di quanto sopra quale è stata l’operatività del Mondo occidentale a favore delle Popolazioni atta a bloccare lo sfruttamento di quell’area e quindi al benessere di quei Popoli  ? Tutti sappiamo che in questo ambito l’azione del Ministero degli Affari Esteri si colloca al livello istituzionale più alto.  Inoltre La Dichiarazione del Millennio, approvata nel 2000 da 186 Capi di Stato e di Governo nel corso della Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, stabilisce l’obiettivo centrale del dimezzamento della povertà assoluta entro il 2015. Tale obiettivo si articola in otto finalità, chiamate Millennium Goals , alle quali deve essere improntata l’azione di cooperazione a livello internazionale:

  1. lotta alla povertà e alla fame;
  2. educazione di base universale;
  3. eliminazione delle disparità tra i sessi;
  4. riduzione della mortalità infantile;
  5. miglioramento della salute materna;
  6. lotta contro l’Aids e le altre malattie infettive;
  7. protezione dell’ambiente;
  8. creazione di un partenariato globale per lo sviluppo.

 

Vediamo ora assieme altri significativi aspetti a partire dall’  Accordo di Cotonou sul partenariato con i Paesi in Via di Sviluppo  siglato tra l’Ue e (Africa, Caraibi, Pacifico) nel 2000, tale accordo definisce i principi guida a cui i paesi membri della Ue si devono attenere nella realizzazione delle iniziative di cooperazione:

  1. il rafforzamento dell’appropriazione (“ownership”) dell’aiuto da parte dei Paesi in via di sviluppo;
  2. la promozione della partecipazione degli enti non statali (Ong, società civile);
  3. il coordinamento e la complementarietà delle attività della Commissione e degli Stati membri;
  4. il miglioramento della coerenza delle politiche (di sviluppo, agricola, commerciale, dell’immigrazione);
  5. il miglioramento della qualità degli aiuti (il decentramento, la concentrazione da parte di ciascun donatore dei suoi aiuti in un limitato numero di settori per Paese, la semplificazione delle procedure, l’utilizzazione di indicatori che consentano di meglio valutare i risultati).

Vi sono poi le determinazioni (Monterrey consensus) della “Conferenza internazionale sul Finanziamento dello Sviluppo” tenutasi a Monterrey nel 2002, con particolare riferimento alle fonti di finanziamento che dovranno concorrere al conseguimento degli obiettivi del Millennio e allo sviluppo di un ambiente favorevole per lo sviluppo del settore privato nei Paesi in via di Sviluppo.

Inoltre le decisioni del Consiglio Europeo di Barcellona del 2002 impegnano i paesi membri in un progressivo aumento dell’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), sia a livello comunitario che di paese. A livello paese l’obiettivo fissato è di un rapporto tra Aps e Pil pari allo 0,7%; con l’obiettivo intermedio dello 0,33% nel 2006. A tutto ciò vi sono da aggiungere le comunicazioni della Commissione di Bruxelles in merito alla riforma e privatizzazione delle imprese pubbliche e allo sviluppo del settore privato nei Pvs.

Le dichiarazioni di principio e gli impegni assunti nell’ambito del “World summit on the information society”, tenutosi a Ginevra nel 2003 e a Tunisi nel 2005, con particolare riferimento al tema dell’e-government nei Paesi in via di sviluppo.

Fisso restando che l’azione del Ministero degli Affari Esteri si colloca al livello istituzionale più alto e la conoscenza della nostra Costituzione che nell’art. 10 prescrive che l’ordinamento italiano si conformi alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute, fra cui anche il diritto umanitario in tutte le sue codificazioni, comprese le convenzioni di Ginevra del 1949  Visto che l’art. 11 della Costituzione stabilisce inoltre che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ; acconsente in condizioni di parità con gli altri stati alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Questo è il quadro giuridico degli interventi di azione umanitaria decisi dal Governo italiano. Inoltre l’azione del ministero viene supportata anche dal regolamento istitutivo di Echo (Humanitarian Head Department of the European Commission), e per un quadro più completo dovremmo tenere ben presente anche il “Good Humanitarian Donorship Initiative (GHD)” , il CERF delle Nazioni Unite (UN Central Emergency Response Fund) e le organizzazioni internazionali come l’Ocha (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs),

Abbiamo pertanto visto quali siano state le decisioni ed i ruoli delle varie realtà. Analizzando pertanto ciò che è avvenuto dal 2000 ad oggi ,e che sta avvenendo, viene da chiedersi quali sono stati gli errori che hanno determinato l’attuale situazione africana ? Il comportamento dei vari Stati ?  Una negligenza applicativa ? O l’interesse economico ha fatto la parte del leone ? Il tempo ormai stringe : 190 milioni di giovani busseranno alle porte e vorranno venire in occidente. Bisogna correre ai ripari ,sperando che non sia troppo tardi, applicando con urgenza quanto abbiamo visto sopra . Scuole, Ospedali, Infrastrutture, Agricoltura sono i positivi obiettivi da porsi.

Gli strumenti ci sarebbero ma un punto molto importante “ l’ascolto delle popolazioni colpite “ esiste? Viene attuato ?

Claudio Mantovani

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