Il Documento di Economia e Finanza..Promesse da mantenere

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La maggioranza di lega e M5s mette nero su bianco i desiderata per quanto riguarda il Documento dieconomia e finanza. Il governo si impegna ad assumere tutte le iniziative per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia inerenti l’aumento dell’aliquota dell’Iva e delle accise su benzina e gasolio e a individuare misure da adottare nel 2018 nel rispetto dei saldi di bilancio.

A questo si somma la domanda di flessibilità all’Europa con l’obiettivo di chiedere lo slittamento del pareggio di bilancio di un anno, dal 2020 al 2021, rimodulando il deficit nel “rispetto dei vincoli europei”.

Le Camere danno il via al DEF, con la benedizione del Ministro dell’economia Giovanni Tria, l’inquilino di via XX Settembresi sofferma sullalotta alla povertà, il sostegno ai redditi più bassi e il superamento della legge Fornero sulle pensioni.

Ha mantenuto invece punto fermo, il titolare del Tesoro sul ” rapporto debito/pil. Considerato il percorso discendente, un’evoluzione che è bene non mettere a repentaglio perchè il consolidamento di bilancio è una delle condizioni necessarie per mantenere e rafforzare la fiducia dei mercati, fiducia imprescindibile per la tutela delle finanze pubbliche, i risparmi degli italiani e la crescita”, anche in considerazione del fatto che la “ripresa continua ma a ritmi più contenuti”, Tria ha specificato che “nell’interesse del paese è intenzione del governo agire in modo da prevenire ogni aggravio per la finanza pubblica”.

Le stime di crescita per il 2019, ha indicato il ministro, saranno quindi probabilmente da rivedere. Nella strategia di politica economica del governo, ha puntualizzato,  “il reddito di cittadinanza, volto a contrastare le sacche di povertà presenti in Italia si faranno tramite interventi non assistenziali bensì tramite l’integrazione nel mercato del lavoro. .

Il governo giallo-verde è costretto dunque a fare i conti con la realtà dopo le promesse della campagna elettorale.  La flat tax partitirebbe per le famiglie solo nel 2020. Negli ultimi giorni il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia si è limitato a dire che si tratta di un “impegno di legislatura”. Si tratta di posizioni ragionevoli che, sulla scia delle dichiarazioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria, tengono conto che il progetto delle due aliquote Irpef del 15 e del 20 per cento, ovvero la flat tax, oltre ad essere iniquo, costa l’inarrivabile somma di 50 miliardi.

Adesso la Lega, e i gialloverdi, devono trovare una via d’uscita dalle promesse sorprendenti scritte nel contratto. Naturalmente non si vogliono chiedere sconfessioni di una linea di politica economica, che seppure sbagliata, è legittimo sostenere e proporre. Tuttavia sarebbe opportuno non alzare la polvere spacciando per flat tax quella che non è. Infatti pare che il governo si stia già preparando a varare, entro l’estate, un decreto che “anticiperebbe” la flat tax per le imprese e le micro imprese, una sorta di mini flat tax.

Qualcuno scrive in questi giorni che “il cambiamento è difficile come promessa da mantenere” ed i nostri nuovi rappresentanti politici hanno puntato tutto sul “cambiamento” ma come volevasi dimostrare la realtà è un po’diversa dagli slogan elettorali tant’è che siamo davanti ad un semaforo in questo caso verde/giallo. Un po’ frenato sembrerebbe ma siamo curiosi e vogliamo vedere come va a finire. Certo è che le promesse si mantengo!! Altrimenti…

 

 

 

 

 

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