CO.S.P, Mastrulli, ecco la proposta per il riordino del sistema penitenziario

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La situazione nei penitenziari italiani è ormai gravissima sia per la mancanza di personale in organico che per la mala organizzazione dello stesso, senza contare il problema della gestione delle strutture e del loro collocamento sul territorio nazionale.

Un ambito del sistema giustizia che negli ultimi anni è stato trascurato e per il quale i governi hanno saputo dare solo risposte di carattere politico al sovraffollamento delle strutture con indulti e applicazione di detenzione alternativa, con l’unico risultato di aver ulteriormente incrinato il concetto di certezza della pena nell’ambito del sistema giustizia Italiano.

Nei penitenziari chi soffre non sono solo i detenuti ma anche gli stessi operatori della polizia penitenziaria che sono costretti  a turni massacranti  e inferiorità numerica rispetto a quanto previsto dalle norme in gran parte delle strutture.

Situazione che crea il terreno fertile per incidenti e evasioni che si verificano puntualmente in molti istituti, come è successo recentemente in Abruzzo nel penitenziario di  Sulmona

Ne abbiamo parlato con il segretario generale del CO.S.P. Domenico Mastrulli in visita in Abruzzo proprio per denunciare questo ennesimo incidente

Domenico Mastrulli: Ho fatto un tour sindacale nella regione Abruzzo, una serie di riunione al carcere di vasto, oggi al carcere di Sulmona dove oggi 4 agenti sono stati vittima di aggressione,  una  di questi ha ricevuto l’olio bollente in faccia. Sono andato a trovarlo in ospedale, a portagli la nostra solidarietà ed oggi ho fatto assemblea con una cinquantina di agenti al carcere.

EA: Segretario Generale vorrei chiederle qual’è la fotografia del sistema penitenziario italiano in questo momento?

DM: Se dovessi fare come segretario generale nazionale del COSP (coordinamento sindacale penitenziario) una fotografia dell’attuale sistema penitenziario in Italia direi che è fallimentare. Nasce da una politica “buonista” fatta dalla sinistra negli ultimi 10 anni e che ha portato il sistema giudiziario e quello penitenziario alla deriva. 59 mila detenuti contro 54 mila posti ospitati, abbiamo una polizia da 46 mila che è scesa a 34 mila unità. I miei colleghi invece di fare 6 ore da contratto collettivo nazionale, vengono obbligati a fare 8 ore continuative, se non 10, 12 o 15 ore. Il servizio delle traduzioni è oramai ai minimi termini. Lavorano sotto scorta, voglio dire che a un detenuto ci dovrebbero stare 3 agenti ma invece abbiamo 3 detenuti e un agente. le evasioni che stanno accadendo, i tentativi di evasione, i suicidi all’interno delle carceri, le aggressioni ai poliziotti che solo nell’ultimo semestre sono oltre 400 aggressioni e nel 2017 sono state 1300 aggressioni, danno il termometro negativo di una amministrazione penitenziaria oramai alla deriva.

EA: Cosa chiederebbe al nuovo  Primo ministro ?

DM: Se dovessi richiedere all’attuale capo del governo, al presidente Giuseppe Conte, un azione sul dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, gli direi di mandare a casa tutta la dirigenza dell’attuale dipartimento. Iniziando dall’ufficio del personale a finire al terzo piano del dipartimento.

Non ho questa forza per poterlo fare, ma vorrei accendere  una spia rossa sul  sistema fallimentare delle carceri italiane. Solo nelle ultime settimane ci sono stati il sequestro degli agenti di polizia penitenziaria di ariano irpino, di non meno di una settimana fa,  ultima di  20 aggressioni recenti alle quali si  aggiunge  quella di ieri, qui dove mi trovo io, nel carcere di Sulmona dove un agente ha ricevuto l’olio bollente addosso. Io sono andato a rendergli visita, ho visto le sue precarie condizioni di salute di questo ragazzo, e altri 5 agenti malmenati sempre 3 a Sulmona e 2 a ture di bari.

EA: segretario, quello che succede nelle carceri qual è la media tra addetti penitenziari e detenuti?

DM: guardi la media, il rapporto tra detenuti e agenti, oramai è al di sotto di ogni livello di sicurezza. Se io dovessi ricordare l’ultima circolare del 2012/2013 ma ancor prima del 2002/2003, imponevano i livelli minimi e massimi nelle carceri e cosa dicevano? Se in un carcere ci fosse la presenza di 100 detenuti gli agenti dovevano essere 300 divisi nei vari gruppi. Noi oggi questo non lo possiamo più rilevare.

Un agente occupa 3, 4, 5 posti di servizio. Un agente della polizia penitenziaria, disarmato, all’interno dei reparti, controlla con questa vigilanza dinamica le celle aperte dagli 80 ai 300 detenuti. Proprio oggi guardi ho fatto una proposta ,siamo in crisi, servono almeno  8 mila agenti di polizia penitenziaria e 2 mila nel comparto ministero per questo propongo, in questo momento di criticità, di mobilitare l’esercito come i “vespri siciliani”. Ovvero prendere gli uomini dell’esercito, far vigilare tutti gli istituti con il perimetro esterno e come servizio di sentinelle armate.

 Nel contempo, serve un accordo politico della nostra amministrazione penitenziaria, utilizzata non meno di 5 anni fa nella nostra polizia di stato, il recupero di tutti i poliziotti dai compiti di ufficio e sono 5 mila unità. Il governo si deve impegnare ad assumere attraverso le graduatorie, ce ne sono ancora  3 o 4 graduatorie ancora sospese da 5 anni, unità che dovevano entrare dalle quali  potremmo attingere almeno quelle 4 o 5 mila unità per salvare il sistema.

Insieme al Segretario Genrale Mastrulli abbiamo raggiunto anche il  segretario regionale per l’Abruzzo il commissario Antonio Latini al quale abbiamo chiesto di illustrarci cosa è successo a Sulmona

Antonio Latini : Per quanto riguarda quello che è successo ieri nel nostro penitenziario, purtroppo si è registrato un’ennesima grave aggressione a personale di polizia penitenziaria. Fenomeni che succedono tutti i giorni negli istituti penitenziari della repubblica. Quello che è successo a noi ieri, io non me lo ricordo in tutti gli anni della mia carriera, che non sono comunque pochi. Un gesto gravissimo posto in modo subdolo perché senza alcun motivo, doveva mandare un segnale e quindi è stato colpito un agente e un padre di famiglia al volto con dell’olio bollente. Il collega ha rischiato la vita, ha sofferto le pene di dio, è ricoverato in ospedale in condizioni ancora non buone. Fortunatamente in tutto questo c’è comunque un lato positivo che l’olio non ha preso le parti vitali, quindi la vista e altri organi del corpo umano.

EA: vorrei chiederle il  suo parere sulle proposte del segretario generale

Antonio Latini: guarda innanzitutto confermo totalmente e sono dello stesso parere con il segretario generale, ritengo sia  necessario rafforzare immediatamente il personale di polizia penitenziaria a livello nazionale non solo qui a Sulmona. Quindi la proposta  di coinvolgere l’esercito è una proposta che al momento darebbe da subito una risposta dello stato che da parte mia è anche condivisa.

EA: quanti sono i detenuti del carcere di Sulmona?

Antonio Latini: siamo su circa i 360 detenuti però fra poco arriveremo senza nessuna esagerazione 600 detenuti perché è in via di conclusione l’ampliamento dell’ultimo padiglione.

EA: Ogni turno quanti  operatori della polizia penitenziaria sono operativi per sorvegliare questi 300 detenuti?

Antonio Latini: Da contratto già da anni dovremmo fare il quttro turni giornalieri da 6 ore  ma siamo ancora a tre turni da  8 ore che spesso diventano 9 o 10 ore. Per ogni sezione che ospita circa 50 detenuti  c’è un solo agente. In un piano ci sono due sezioni e solitamente in due sezioni,  un piano,  dovrebbe essere presidiato da 3 unità ma ce ne sono solo 2. Uno in una sezione e uno in un’altra sezione. Se sommiamo che un piano conta circa 100 detenuti, questo è quanto.

 

Al segretario generale chiediamo in conclusione della nostra intervista, qual è la proposta del COSP per un riordino del sistema penitenziario

DM:se dovessi rivolgermi al nuovo ministro della giustizia Alfonso Buonafede, un uomo molto attivo e molto operativo, attento alle dinamiche penitenziarie e al sistema di giustizia, potrei chiedergli di iniziare individuando territori e collocazioni geografiche e territoriale delle nuove carceri che abbiano il contenimento delle cittadelle penitenziari. Carceri con i sotterranei collegati ai tribunali al fine di evitare le traduzioni. Carceri collegati con i palazzi di giustizia al fine di contenere i tentativi di evasione che invece avvengono per strada e per mezzo aereo.

Questo dovrebbe fare il ministro. Oggi abbiamo 260 strutture in Italia tra gli adulti e i minori, molte di queste strutture ricordano la scelleratezza delle carceri d’oro. Noi viviamo quella pena, quella sofferenza, dove miliardi dei nostri italiani sono finiti ad arraffoni e buffoni. E allora il nuovo ministro dovrebbe fare piazza pulita, ed eliminare tutte quelle carceri dove c’è spreco di risorse detentive. Esempio mi viene in mente solo in Puglia, perché sono della puglia, carceri di nucera, di san severo, di alta mura e di turri di bari, andrebbero chiusi immediatamente. È solo un dispendio di soldi e di personale.

Chiudendo queste 4 carceri ma costruendo uno a livello della regione, uno a sud e l’altro a nord di ogni regione, si darebbe la possibilità di far lavora l’edilizia, si avrebbe la possibilità di concertare le forze della sicurezza e della giustizia in un’unica cittadella. E sapete quanti uomini potrebbero finalmente arrivare nelle loro terre e stare con le loro famiglie. Parlo dei miei colleghi prima ancora dei detenuti.

In sintesi quello che il sindacato chiede è una riorganizzazione delle risorse esistenti per permettere una operatività che rientri nello standard di regolamento. L’aumento dell’organico permanente con nuove assunzioni  sbloccando le graduatorie degli ultimi concorsi permettendo cosi di aumentare il personale di circa 8mila unità alle quali aggiungere con la riorganizzazione della parte ministeriale, ulteriori 2mila unità che diventerebbero nuovamente operative.

Intervento temporaneo dell’esercito per la sicurezza esterna e perimetrale delle strutture penitenziarie per ovviare alla carenza di organico attuale.

Riorganizzazione delle strutture carcerarie realizzando nuove strutture  dove necessario e riorganizzando quelle esistenti che in alcune regioni come la Puglia sembrano essere inefficienti.

Insomma c’è parecchio materiale per poter portare all’attenzione del Ministro Bonafede il problema ormai gravissimo del sistema carcerario nazionale.

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