Lady Europa e il governo che non c è!

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“Senza governo il lavoro torna a crescere”; “La Borsa snobba lo stallo politico Italiano”.

Questi alcuni dei titoli dei giornali delle ultime ore. Dunque l’assenza del governo pare porti bene a Piazza Affari.

In attesa del primo Ministro Italiano gli indicatori economici galoppano e gli occupati sono ai livelli pre-crisi. Il Pil sale dello 0,3%. Il temutissimo spread, preso atto del fermo dei partiti, rimane fermo a quota 121 punti.

La poltrona di Palazzo Chigi è vuota quindi la Borsa è al riparo da brutte sorprese. Anche il fondo monetario internazionale ha dovuto ammettere che in Italia le future prospettive non sono tanto male, e che la ripresa continua.

Questa è l’immagine a breve termine. Mentre a lungo termine sale la consapevolezza che il prolungato stallo politico porterà a delle conseguenze non del tutto rosee.

Presto l’Europa ci presenterà il conto da pagare, conto che in parte è stato messo a punto in questi giorni dall’esecutivo Europeo sempre in piena attività.

La Commissione ha infatti presentato il bilancio dei prossimi 5 anni (2021/2027) mettendo in evidenza come l’Italia verserà maggiori contributi, saranno applicati dei tagli all’agricoltura, mentre aumenteranno i fondi per i migranti. L’UE costerà sempre di più ma darà sempre meno all’Italia, almeno in termini economici.

Purtroppo la lunga tradizione di impegni non rispettati con Bruxelles autorizza ad immaginare il peggio ed il rincaro del prezzo del biglietto per rimanere a bordo della “nave Europa” è sempre più una certezza.

È la prima conseguenza della Brexit. Piuttosto che indurre le istituzioni europee a un approccio più cauto, la fuga del Regno Unito ha prodotto l’effetto opposto. Gli stati membri sono ventisette, non più ventotto, eppure è stato deciso di far crescere il bilancio dell’Europa. Per il periodo 2021/2027 l’impegno previsto è di 1.279 miliardi: circa 300 miliardi in più rispetto al bilancio in corso, e questo nonostante Londra che ogni anno staccava un assegno di 15 miliardi, si sia chiamata fuori.

Dimostrando di non aver capito nulla della lezione inglese, il presidente della Commissione Juncker, sostiene che non c’è altro modo per salvare l’Unione.

Intanto a Roma, nei palazzi del potere e nelle sedi dei partiti va in onda l’ennesimo sceneggiato de “il governo che non c’è” tra gli attori della XVIII legislatura e il “regista” Presidente Sergio Mattarella.

E nel dettaglio vediamo che solo poche ore fa la direzione del PD ha detto definitivamente NO a possibili governi con Di Maio o Salvini o centrodestra in generale. Nessuna sfiducia a Maurizio Martina confermato segretario reggente, anche se a tempo. L’assemblea del partito, per l’avvio della procedura per scegliere il nuovo leader, potrebbe infatti essere convocata tra due settimane. È questa la linea politica emersa al termine della direzione del PD al Nazareno, dove con un complicato lavoro di mediazione è stata evitata, almeno per il momento, una scissione interna. Emerge così la vittoria della linea dell’ex segretario Matteo Renzi.

La lega invece riflette sul da fare, nonostante gli insulti Matteo Salvini non chiude ufficialmente ai 5Stelle e anzi fa un richiamo allo schema centrodestra-grillini. Peccato però che i toni ormai sono sempre meno diplomatici tra i salviniani e i pentastellati, tanto che il vento di nuove elezioni soffia sempre più forte.

Lo stesso Di Maio ha proposto le urne a giugno (ma non ci sono i tempi tecnici) quindi passati i mesi caldi si arriverebbe all’autunno. Ma per l’agenda politica è un brutto periodo: c’è l’aggiornamento del DEF e la Finanziaria.

Giorgia Meloni non ha dubbi: subito al voto. E per farlo basta un ritocco alla legge elettorale. “Basta con i balletti. Se non ci sono i margini per dare all’Italia un governo che faccia i suoi interessi, allora meglio tornare al voto”. La leader di Fdi spiega come in tre ore si può modificare la legge elettorale in commissione speciale, non serve un governo per fare questo. “I parlamentari si mettano a lavoro è producano una legge elettorale con il premio di maggioranza, così nel caso in cui dovessimo chiedere al popolo italiano di tornare al voto, il giorno dopo avrebbero un governo scelto da loro”.

Anche per Berlusconi lo sblocco dello stallo può avvenire solo attraverso il cambiamento del “Rosatellum” ed il premio alla coalizione. “Basta stallo, basta immobilismo” le Camere devono essere subito operative.

Intanto l’inquilino del Colle rilancia un nuovo giro di consultazioni tra sabato e lunedì prossimo. La sua missione è quella di verificare per l’ennesima volta le condizioni di formare un governo capace di reggersi su una maggioranza politica oppure se bisognerà mettere le forze politiche davanti un atto di responsabilità chiedendo l’appoggio ad un governo del Presidente garantendo la prosecuzione della legislatura almeno fino alla fine dell’anno così da neutralizzare il previsto aumento dell’Iva, e secondo obiettivo: favorire la stesura di una nuova legge elettorale o il ritocco del Rosatellum.

Il nome del futuro premier per il Presidente ha sempre più le sembianze di un giurista con profilo istituzionale. Sabino Cassese, Giorgio Lattanzi, Alessandro Pajno….

Intanto a Francoforte Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, con la sua “mano ferma” ha rinviato l’atteso aumento dei tassi e a promesso che porterà liquidità fino a settembre e anche dopo se necessario. Significa che fino a quando la situazione non si sarà stabilizzata la sorveglianza resterà molto attenta.

Certo fra un anno Draghi scade. Sarà un problema. Ma per il momento abbiamo ancora un po’ di respiro.

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