La cultura che (non) ti aspetti

Cavie da maturità

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“Ritiro per studenti: abbandona la tua vita per tre mesi.” Prendo in prestito queste parole, riadattandole e attualizzandole, del romanzo “Haunted” (Cavie, ndr), dello scrittore americano Chuck Palahniuk. È quello che abbiamo vissuto tutti in questo periodo, ma in particolar modo gli studenti e i maturandi: tre mesi di stand-by con il resto del mondo, conditi da una didattica a distanza non sempre efficiente e chiamati ad affrontare, riprendendo le parole del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, “Un momento importantissimo: il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta.”

L’Italia sta pian piano ripartendo è vero, il distanziamento sociale e le precauzioni adottate sembrano incidere positivamente sul calo dei contagi. Ma è proprio qui che intervengono, a “gamba tesa”, le prove d’esame di terza media, di maturità e i conseguenti dubbi, perplessità e dietrofront che si sono susseguiti nelle mura del Ministero in questi mesi. Sono state tante le notizie e diverse le ipotesi sulle modalità delle prove d’esame, cambiate continuamente dall’inizio della quarantena ad oggi, creando non poca confusione tra gli studenti. Solo da qualche giorno sembra essersi trovata la soluzione definitiva.

Con una conferenza stampa via social, infatti, il Ministro, insieme al Vice Direttore della Protezione Civile, Dott. Agostino Miozzo e il Prof. Alberto Villani, ha chiarito una volta per tutte le modalità e le tempistiche per gli esami di terza media e per quelli, ben più discussi, di maturità.

La prova, che inizierà il 17 giugno, sarà unica ed orale, dovrà durare al massimo un’ora per alunno e sarà, al contrario di come si pensava, “in presenza”, ossia effettuata non telematicamente, ma direttamente in sede. Questa comprenderà cinque mini prove: una discussione sulla materia d’indirizzo, un’analisi del testo, le oramai famose “buste”, il tema dell’alternanza scuola-lavoro e una discussione sulla cittadinanza, che, da indicazioni non scritte del Ministro, sarebbe bello vertesse sull’esperienza dei ragazzi durante la quarantena.

Innumerevoli le proteste avanzate dai maturandi al Ministro, reo di non aver rispettato le sue promesse, espresse durante il giorno del suo giuramento al cospetto del Presidente della Repubblica, nel quale assicurava di mettere il bene dei ragazzi al centro di ogni sua decisione. Ma a destare più scalpore tra gli studenti sono state le dichiarazioni del Dott. Miozzo che, senza troppi giri di parole, ha definito la maturità “in presenza” come un “test” per monitorare l’oramai famosa curva di contagi, in vista della riapertura delle scuole di settembre. Al grido di “non siamo cavie” è così esplosa l’ira dei diretti interessati via social, che hanno proclamato uno sciopero dalle video-lezioni per oggi, chiedendo per l’ennesima volta una mediazione con il Ministro che, pur dichiarandosi “molto social”, pare irrintracciabile su qualsiasi mezzo di comunicazione.

Il clima appare sempre più infuocato e la situazione, che sembrava aver apparentemente trovato una soluzione, è invece più contorta e confusionaria di prima. In un periodo così delicato e ad un solo mese dall’inizio della maturità, forse, sarebbe meglio unire veramente le forze, per cercare di trovare una soluzione adatta per ambo le parti e soprattutto, trovare una soluzione che vada a tutelare e a tranquillizzare gli studenti che da troppi mesi si ritrovano in un Limbo Dantesco, da cui ancora non riescono a trovare una via d’uscita.

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