Liberati

in ATTUALITA'/SOCIETA' by

Rimarrete delusi se da noi vi aspettate oggi una condanna o una condivisione ideologica del 25 aprile, sia perché siamo nati e rimaniamo estranei a qualsiasi preconcetto politico, sia perché tutti noi crediamo sia un esercizio inutile e privo di senso parlare nel 2020 di fascismo o comunismo: va voltata pagina (secondo noi andava fatto da un pezzo), e vedere persone accapigliarsi oggi, 24 aprile 2020, su ideologie del passato ci fa solo sorridere e riflettere.
Quello che non ci fa ridere è quello che però sta accadendo oggi a livello istituzionale: l’altro ieri, tramite una nota di Palazzo Chigi, sono state permesse le celebrazioni del 25 aprile (certo, solo ad alcuni membri delle istituzioni, solo all’ANPI, ma sono state concesse), a causa delle precedenti ed eccessive polemiche da parte della stessa Associazione.

Tutto ciò accade in piena fase 1, quando da oltre un mese e mezzo sono vietati assembramenti di qualsiasi natura, vengono multate le persone che vanno in farmacia, vengono negati i funerali e i saluti ai defunti da parte dei parenti, vengono interrotte funzioni religiose, ed una innocua passeggiata in solitudine può essere interrotta da un drone di un qualsiasi canale televisivo nazionale. Siamo, “momentaneamente”, privati di qualsiasi libertà fondamentale.

Avremmo dunque tante domande. Ne faremo solo due. Una la rivolgiamo ad ognuno di voi, invitandovi a riflettere sul valore che può assumere una festa che celebra la libertà in un momento in cui lo Stato, oltre ovviamente ad averci chiuso in casa, non invia aiuti economici ai privati, e alle piccole imprese sono stati prestati, nel migliore dei casi, 600 euro (mentre altre nazioni hanno già emesso finanziamenti a fondo perduto): ha ancora senso parlare di libertà oggi, in un tale momento?

L’altra la rivolgiamo, simbolicamente, al Premier, ed è la stessa domanda che Cicerone, nella prima delle Catilinarie, rivolge a Catilina, che nel frattempo sta orchestrando un colpo di Stato contro Roma: “Quo usque”, fino a che punto, ci domandiamo anche noi, abuserai della nostra pazienza?

Chiediamo, perché la misura è colma.

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