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“Racconti”: le foto di Paolo Longo all’Istituto italiano di Cultura

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Lhasa. Tibet 2005. La festa di Saga Dawa nel tempio di Jokhang
Lhasa. Tibet 2005. La festa di Saga Dawa nel tempio di Jokhang

Fino al 28 febbraio è aperta al pubblico, all’Istituto italiano di cultura di Lisbona, la mostra fotografica “Racconti” di Paolo Longo: un giornalista, un volto noto dei TG della RAI, che ha lavorato per dodici anni a New York, due anni a Gerusalemme e undici anni in Cina dal 2004 al 2015, prima di approdare a Lisbona, dove ora vive. In questa mostra Paolo Longo propone racconti che partono da Tokyo, passano attraverso Cina, Corea del Nord, Cambogia, India, Afghanistan, Yemen, Territori Palestinesi per approdare proprio a Lisbona, che non sarà – come ha detto lui stesso durante l’inaugurazione – la sua ultima tappa del suo peregrinare curioso tra i Continenti.

Ma è soprattutto l’Asia il fulcro della ricerca fotografica e umana del giornalista, anche se – come sottolinea Luisa Violo, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona (nella foto insieme a Paolo Longo) – è “un percorso fotografico che non si misura per latitudine e longitudine, ma piuttosto per la ricerca del fotografo di racconti, di storie di vita quotidiana”.

Paolo Longo ha cominciato a fotografare a 17 anni con una Pentax con un 35 mm e da allora io suoi oggetti Longo li guarda direttamente negli occhi quando li fotografa. Paolo Longo è un ladro. Ruba forme e colori, sguardi ed espressioni, figure e profili, falsi movimenti e ingannevoli fissità”, ha scritto Lanfranco Vaccari nella presentazione. “Fruga tra i detriti lasciati dal fatale tsunami del turismo, rovista alla ricerca di frammenti scampati alla gigantesca pialla della modernizzazione. Si appropria di quello in cui inciampa, lo mescola, lo accosta, lo interpreta… Appunta volti – antichi, postmoderni e androidi. Vaglia cerimonie e cerimonieri. Rivista riti e miti, alcuni tritati dall’implacabile ferocia della storia e altri riprodotti con surreale ironia dalla cronaca”.

In questi anni – confessa Paolo Longo – ho percorso i diversi filoni della fotografia e alla fine ho capito che sempre e comunque ho sempre voluto essere un cronista, raccontare storie attraverso immagini perché la fotografia è una scrittura che non ha bisogno di traduzione”.

Chang Yucheng, 2012. Contadini si truccano per l'Opera.
Chang Yucheng, 2012. Contadini si truccano per l’Opera.

Ma è anche vero – come ha sottolineato Luisa Violo – che “la fotografia è uno strumento che parla, ma non dice mai tutto. In ogni fotografia, ha scritto un grande fotografo del passato, ci sono mille cose che il fotografo non ha visto. Tocca allo spettatore trovarle”.

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Kabul. 1996. Distribuzione del cibo alle vedove.
Kabul. 1996. Distribuzione del cibo alle vedove.

La mostra è aperta all’Istituto italiano di Cultura, in rua do Salitre 146 dal martedì al giovedi con orario 10-12.30 e 16-18. Il venerdì è aperta solo la mattina.  Chiusa: lunedì, sabato, domenica e festivi.

Paolo Longo, oggi produce e realizza documentari ed è tornato alla fotografia dalla quale aveva cominciato quando aveva 17 anni.

Tokyo.2009. Matrimonio tradizionale nel tempio Meiji nel parco Yoyogi.
Lottatori di Sumo
Lottatori di Sumo

Nel 2003 ha pubblicato un libro intitolato “La vita quotidiana al tempo della guerra” sulla sua esperienza in Medio Oriente durante gli anni della seconda Intifada.
Nel 2014 ha realizzato una mostra nel Castello Svevo di Bari intitolata “La tentazione dell’Asia” che raccoglieva fotografie scattate in trent’anni di lavoro e di vita nel continente asiatico. Tra il 2016 e il 2017 ha presentato una mostra sulla Cina del boom economico intitolata “Il sentiero cinese”, al Castel dell’Ovo di Napoli, alla Galleria dell’Accademia d’arte di Macerata, alla Fondazione del Monte di Bologna e al Mudec (Museo delle Culture) di Milano.
A Lisbona ha esposto per due anni di seguito nella manifestazione di arte, musica, teatro, fotografia e cultura ‘Todos‘.

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