Cosa resta della rivoluzione: la nuova commedia francese ci mostra come cambiare il mondo anche se il ’68 é ormai passato

in BOX OFFICE by

Dal 27 agosto con Wanted Cinema arriva nelle sale Cosa resta della rivoluzione (Tout ce qu’il me reste de la révolution), una commedia per riflettere sull’eredità del mito del Sessantotto nell’epoca della crisi e sul desiderio di produrre un cambiamento all’interno della società contemporanea. Il film segna il debutto alla regia dell’attrice francese Judith Davis (interprete in Viva la libertà, di Roberto d’Andò) ed è stato realizzato dai produttori de Il giovane Karl Marx, la Agat Films & Cie di Robert Guediguian.

La protagonista, Angèle, è interpretata dalla stessa regista Davis; giovane urbanista parigina che fin da quando era piccola combatte con l’idea che perseguita la sua generazione: essere “nata troppo tardi”. Non accetta infatti che la realtà dell’impegno politico, dell’attivismo e delle forti ideologie sia stata già vissuta e si sia estinta con il superamento del mitico ’68. Tornata a vivere dal padre, rimasto fedele agli ideali maoisti, Angèle decide di creare un collettivo civico con la forte volontà di cambiare il mondo. Ma la scoperta di verità familiari e la conoscenza di Saϊd, giovane preside di una scuola, la porterà a riconsiderare le sue priorità e a riscoprire il valore dei propri sentimenti e della propria intimità.

Come dichiarato da Judith Davis, il film è ispirato da un suo spettacolo teatrale ma non ne è l’adattamento: vuole essere un’occasione per riflettere sull’ingombrante eredità lasciata dal ’68 e su come l’impegno politico non debba necessariamente precludere la costruzione di affetti personali, rigettando dunque quell’idea che la famiglia sia solo un valore borghese. A questo proposito, la sorella di Judith, Noutka, incarna l’immagine della donna che si è adeguata alle convenzioni sociali, che lavora senza troppe aspettative e si prende cura del marito e del figlio. L’esatto opposto di Angèle.

La commedia, dai toni ora più leggeri ora più aggressivi, contestando i continui rimandi al maggio francese quando si parla di manifestazioni, ci mostra l’importanza di avere dei valori di riferimento: si può sempre trovare il modo di cambiare la società anche se il ’68 è passato da un pezzo.

 

 

Erika Lo Schiavo

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*