Il giardino dei Finzi Contini

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Tra i primi cento libri delle classifiche di vendita dei bookstoresscritti dopo il 1945 troviamo Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (1916-2000) pubblicato per la prima volta nel 1962 da Einaudi e successivamente riedito da Feltrinelli nella collana “Universale Economica” nell’attuale undicesima edizione del 2018.

Il romanzo, che inizia nel 1957, ha come prologo la necropoli etrusca di Cerveteri dove ilprotagonista anonimo ed io narrante si trova durante una gita domenicale insieme ad un gruppo di amici e osservando le tombe gli riportano alla mente quelle del cimitero ebraico di Ferrara e in particolare quella monumentale dei Finzi-Contini che gli fanno venire alla memoria le vicende e il destino tragico di questa famiglia ormai dimenticata.

I Finzi-Contini sono una famiglia ricchissima ed è composta dal padre, il professor Ermanno, la moglie Olga, i due figli Albero e Micòl e la nonna Regina; hanno alla loro dipendenza molti domestici che lavorano nel grande giardino della villa dove il tuttofare è il vecchio e fedele contadino veneto Perotti.

Il protagonista appartiene anche lui alla comunità ebraica ferrarese ma è di una famiglia della media borghesia e ha poche possibilità di frequentare i Finzi-Contini a causa dell’atteggiamento iperprotettivo della madre che lo costringe ad una sorta di isolamento sociale. Le poche occasioni d’incontro sono le festività ebraiche e le riunioni al Tempio.

Nel giugno del 1929 quando l’anonimo protagonista si accorge di essere stato rimandato in matematica, sconfortato inizia a vagabondare per la città e raggiunge il muro della villa doveMicòl tenta di consolarlo e lui prova un sentimento più forte dell’amicizia per la ragazzina, sogna e dispera di darle un bacio che tuttavia sfuma perché Micòl viene richiamata da Perotti.

A questo punto la narrazione fa un salto temporale in avanti di circa dieci anni: siamo nel 1938, l’Italia fascista promulga le leggi razziali che si abbattono come un nubifragio improvviso sulle vite degli ebrei e il protagonista è costretto a lasciare il campo da tennis che frequentava di solito, l’Eleonora d’Este, ma viene subito accolto in quello in cui giocano Albero, Micòl e i loro amici e coetanei anche loro israeliti definito «magna domus». Il gruppo è composto anche da Giampiero Malnate, milanese di origine e fervente comunista con il quale diventa subito amico e con loro trascorre lunghi pomeriggi in compagnia grazie alla signorile ospitalità dei padroni di casa.

Durante questo periodo il protagonista e la giovane Micòl hanno l’occasione di passare molto tempo assieme; fanno lunghe escursioni in giardino, parlano e rafforzano sempre più la loro intesa, ma la timidezza e il timore di un rifiuto della ragazza fanno sfumare l’ennesima occasione che il protagonista ha per dichiarare apertamente il suo amore, quella in cui i due si trovano chiusi in una vecchia carrozza all’interno della rimessa. La ragazza decide repentinamente di trasferirsi a Venezia per completare la tesi di laurea sulla grande poetessa americana dell’Ottocento Emily Dickinson.

Durante la sua assenza il protagonista approfondisce la sua amicizia con Giampiero Malnate e partecipa attivamente alla vita sociale organizzata nel salotto dei Finzi-Contini.

Micòl ritorna a casa in occasione della Pesach, la Pasqua ebraica, e il protagonista subito avvertito da Alberto di «una grande sorpresa», abbandona la cena di famiglia per raggiungere casa Finzi-Contini. Micòl con la consueta familiarità lo accoglie all’ingresso: egli prende coraggio e si precipita ad abbracciarla e, travolto dalla gioia, finalmente la bacia sulle labbra. Mìcòl lo respinge, ma senza colpevolizzarlo. Il protagonista allora capisce di aver incrinato il rapporto con la ragazza che assume con lui un atteggiamento freddo e distaccato ma il ragazzo non si rassegna a considerala solo come amica e tenta anche approcci fisici che Micòl rifiuterà e le farà ammettere che l’episodio della carrozza è stato il motivo per cui è andata a Venezia spaventata dal fatto che il loro rapporto si stava trasformando in qualcosa d’altro, in amore…Se da ragazzina lei aveva una cotta per lui, crescendo capisce che la loro relazione non può essere oltre che quella tra fratello e sorella per via delle loro somiglianze caratteriali «stupidamente onesti entrambi, uguali in tutto e per tutto come due gocce d’acqua». Per il ragazzo è più semplice pensare che Micòl abbia un altro uomo, ma lei nega e lo prega di non andare più a trovarla.

Questo segnerà la fine definitiva del loro rapporto.

Il romanzo si chiude con un tragico epilogo…

Nel 1970 Vittorio De Sica diresse l’omonimo film che vinse l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 1971 ma soprattutto l’Oscar come miglior film straniero nel 1972.

Gli attori principali furono: Dominique Sanda (Micòl), Lino Capolicchio (Giorgio, l’io narrante del romanzo), Fabio Testi (Giampiero Malnate) ed Helmut Berger nel ruolo di Alberto Finzi-Contini.

Inizialmente Bassani cooperò alla stesura della sceneggiatura con De Sica, ma a causa di alcune libertà che il regista volle prendersi dal romanzo originale ottenne di essere tolto dai titoli di coda del film.

Di Franco Brogioli

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